Heroes Reborn1×10 11:53 to Odessa

Questa volta gli sceneggiatori ce l’hanno fatta sotto al naso. Sono positivamente sorpreso da una proiezione degli eventi così in avanti rispetto al presente, dato che credevo che Heroes Reborn non avrebbe neanche lontanamente affrontato l’ipotesi post-apocalittica, proseguendo nell’incessante corsa al salvataggio del mondo. Gateway E invece no. Vediamo i piani di Erica, migliaia di […]

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Questa volta gli sceneggiatori ce l’hanno fatta sotto al naso. Sono positivamente sorpreso da una proiezione degli eventi così in avanti rispetto al presente, dato che credevo che Heroes Reborn non avrebbe neanche lontanamente affrontato l’ipotesi post-apocalittica, proseguendo nell’incessante corsa al salvataggio del mondo.

Gateway

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E invece no. Vediamo i piani di Erica, migliaia di anni nel futuro, nella città artificiale di Gateway. Le sue sopracciglia sono più arcuate del solito, mentre cerca di persuadere Tommy della bontà dei suoi piani: si vuole ricostruire il mondo, non salvarlo, con inevitabili selezioni di stampo eugenetico a cui la donna pare non badare minimamente. Quentin e Phoebe sono con loro, e ne approfittano per discutere delle loro differenti vedute; il messaggio sottinteso è che uno buono come Quentin non potrà mai essere diverso da quello che è, nonostante le farfalle calpestate nel passato, mentre Tommy fa finta di cascarci con tutte le scarpe (ma certo tesoro che ci stanno 7 miliardi di persone in 5 km quadrati, secondo la questura magari ce ne sta solo uno, ma non importa), salvo tornare nel presente assieme a Katana Girl, lasciando Erica millenni nel futuro e senza apparenti possibilità di ritorno.

Katana Girl! La credevamo morta dopo aver liberato Hiro Nakamura, ma la nostra cintura nera di sudoku è stata teletrasportata quasi alle porte di Gateway – gioco di parole involontario. Apprendiamo con relativo stupore che Hachiro Otomo non è morto (effettivamente lo avevamo solo visto portato via da Harris, sceneggiatori furbetti), ma soprattutto che la reale Miko Otomo è legata alla macchina di controllo degli evos. La tesi più logica è che la sua presenza a Gateway sia stata il pretesto utilizzato da Erica per portarlo a creare Evernow e a seguirla nel futuro remoto. La missione di Katana Girl non è finita, deve ancora trovare The Master of Time and Space, e l’incontro con Tommy potrebbe essere come non essere la risposta. Capiamo perché andando altrove…

On The Road

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Malina e Noah sono in viaggio, dopo il caos alla gelateria, seguiti da Luke. L’istinto protettivo di nonno Bennett e la sua sfiducia nei confronti dell’universo lo portano a rifiutare con veemenza ogni offerta di aiuto da parte di Luke – aiuto de che? Ad accendere un fuoco in campeggio? – e a continuare il viaggio in auto. Nonno e nipote si lasciano andare ai sentimenti e al ricordo di Claire, carta jolly quando c’è da fare i nostalgici di Heroes.

Noah: You remind me of her.

Troviamo una pericolosissima tempesta davanti a noi, una di quelle uscite dai film super trash del Ciclo Alta Tensione di Canale 5, quindi quale occasione migliore per Malina di usare i suoi poteri davanti a una folla di automobilisti innervositi. Mentre un tizio spunta da dietro un’auto con un fucile in braccio (WTF!), Luke salva la situazione, prendendo Malina con sé; di Noah si trovano solo gli occhiali, salvato all’ultimo secondo da un soggetto misterioso di cui vediamo solo il braccio. Che sia un altro evo in grado di teletrasportarsi e viaggiare nel tempo? Hiro Nakamura nuovamente coi poteri? Tommy? Altre domande per a cui non troppo presto avremo risposta.

Altrove, Ren Shimosawa non si dà pace per la scomparsa di Katana Girl. Un personaggio mascherato fa improvvisamente la sua comparsa, guidandolo verso un autobus diretto a Odessa. Si tratta di un construct virtuale di Hachiro, chiaramente, ma in queste sequenze la nostra sospensione dell’incredulità fa il triplo salto carpiato. Io vedo solo un deus ex machina ingiustificato e piazzato con sfacciataggine, solo per dare una scossa alla trama del gamer giapponese e senza pretesa di avere una coerenza di fondo con l’attuale ingovernabile situazione.

Sunstone Manor

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Alla villa di famiglia dei Kravid si entra nel mood agente segreto in incognito, con tanto di shapeshifter che si muove sui tacchi con inaspettata grazia. Taylor e il gruppo Hero Truther vogliono liberare Micah Sanders dal giogo della Renautas, senza tuttavia avere idea di dover affrontare Matt Parkman e il suo controllo mentale. Tutto si collega a Farah – pure lei rediviva, tecnicamente non l’abbiamo mai vista morire – e a Carlos, nel tentativo di Matt di estrarle informazioni per localizzare Malina. Il flashback sul passato dei due militari è inutile – e già visto – ma almeno l’informazione custodita da Farah rimane riservata, a causa della chiamata improvvisa di “Erica” e Taylor, dando occasione a Carlos per liberarsi e per liberare Farah in un secondo momento. C’è della ridondanza nella narrazione, e un bacio che non è nemmeno lontanamente romantico – non era nelle intenzioni degli autori, ma l’ho trovato fuori luogo, aspettare che si riprenda magari?

La chiamata di Matt al cospetto di “Erica” manda all’aria tutto il piano, anche perché se sei Erica Kravid e i tuoi pensieri hanno una profonda voce baritonale c’è qualcosa che non va. Il provvidenziale arrivo di Harris esprime appieno il concetto di “botta di culo”, ma fa anche dubitare Matt delle reali intenzioni della Renautas nei suoi confronti. L’occasione è propizia anche per farci vedere come sta Micah, oltre che per sperare in un cambio di rotta di Matt Parkman, il cui ruolo di cattivo sembra fuori canone, sebbene risulti ben riuscito. Plagiato e costretto a fare da Siri/Google/Finder, Micah rassicura Matt sulla sua presenza nella lista dei salvati verso Gateway, ma qualcosa mi dice che anche lui, come Quentin, non ha rinunciato alla sua indole da personaggio buono.

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Il cliffhanger di questo episodio di Heroes Reborn purtroppo spezza l’atmosfera, soprattutto alla luce del mese e mezzo di attesa che si prospetta prima del nuovo episodio, senza contare le nuove domande sul destino di molti personaggi. Per essere a tre episodi dalla fine c’è ancora molta carne da mettere al fuoco, ma riscontriamo un bel progresso stabile per la serie, nella sua globalità. Rimangono insopportabili le mosse ingiustificate degli sceneggiatori per portare avanti alcune storyline, ma non siamo comunque ripiombati al livello a malapena sufficiente dei primi episodi; tre porcamiseria e mezzo in tal senso sembrano assolutamente adeguati, confidando in successivi aggiustamenti.

3.5

 

Due curiosità post-recensione:

  • Guardate la mano di Harris nella prima sequenza dell’episodio. Il dettaglio delle cicatrici sulle dita mi stava per far dare mezzo voto in più all’episodio.

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  • L’attore che interpreta Micah Sanders è lo stesso della vecchia serie di Heroes, Noah Grey Cabey.

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