HuntersHunters Season 1: bastardi senza lode

Season Recap Su certi argomenti o entri in punta di piedi o sfondi come una palla da demolizione: Hunters nell'indecisione sbaglia sia l'uno che l'altro.

5.3

Hunters è il titolo di punta di Amazon Prime Video per questa stagione televisiva; una produzione che ha impegnato nomi di livello non solo tra gli attori protagonisti (Al Pacino su tutti, ovviamente, ma anche Logan LermanDylan BakerJosh Radnor e molti altri) ma anche tra i produttori (su cui spicca il regista di Get Out, Jordan Peele). Un titolo fortemente atteso anche in considerazione del costante livello di qualità che la piattaforma di streaming sta garantendo ormai da diverse produzioni.

Ciononostante Hunters, pur non mancando di piacevoli momenti e fortunate intuizioni, non riesce a tenere né un’alta soglia di attenzione per la durata di tutti e dieci gli episodi, né un apprezzabile standard qualitativo omogeneo, finendo spesso per scimmiottare i propri modelli di riferimento e tradendo l’ingenua scrittura di David Weil, qui al suo esordio come sceneggiatore.

L’intreccio principale, ambientato negli anni ’70, segue le vicende di Jordan Heidelbaum, giovane newyorchese ebreo che assiste al misterioso omicidio della nonna. Deluso dalla polizia, il ragazzo si mette sulle tracce del killer e scopre l’esistenza di una rete di gerarchi nazisti infiltrati negli Stati Uniti, a cui sua nonna, sopravvissuta agli orrori dei campi di concentramento, dava la caccia insieme a un eterogeneo gruppo di discriminati chiamato Hunters, guidati dal facoltoso e influente Meyer Offerman.

Nell’arco della stagione si dipanano intrighi, doppi e tripli giochi e quasi tutti i topoi della narrazione spionistica, fino gli immancabili colpi di scena finali che lasciano non una porta, ma un’intera prateria a un’eventuale seconda stagione. È anche questo uno dei difetti della serie, che fallisce (volutamente) nel chiudere i vari intrecci narrativi lasciati aperti, senza smorzare con temporanei assestamenti ma preferendo piuttosto puntare a una quantità di interrogativi esagerata perché si possa effettivamente parlare di “finale”.

Amazon fa un primo, fisiologico, passo falso nella streaming war

A subirne le conseguenze è l’instabile caratterizzazione dei personaggi, soprattutto di quelli secondari, le cui venature caratteriali sono state abbozzate in maniera grossolana durante alcuni episodi e poi maldestramente abbandonate o totalmente sconfessate (il cambiamento repentino di Roxy sul finale ne è un esempio). Altri invece non decollano mai, come il Lonny Flash di Josh Radnor, partito come comic relief ma finito per essere fastidioso e disgustoso intermezzo senza una collocazione precisa, a cui si cerca di creare una nicchia di personalità negli ultimi episodi ma con l’aggravante del troppo tardi.

Non è un difetto che fortunatamente colpisce tutti gli Hunters, giacché Murray ne esce profondamente tridimensionale e toccante nelle sue scene (troppo calcata ed esasperata, invece, la connotazione di Mindy, che si fa apprezzare particolarmente nell’elaborazione del lutto, ma che per il resto non si smarca da uno stereotipo narrativo). Non va meglio coi cattivi, forzatamente bidimensionali, imprigionati nel ruolo dei “nazisti perché nazisti” e troppo manichei perché si possa tratteggiare alcuna linea di mezzo tra buoni e cattivi.

Buoni che in questa rappresentazione non hanno spazio se non attraverso Millie Morris, integerrimo agente dell’FBI destinata a mettersi letteralmente in mezzo ai due fronti in guerra. La trama diventa infatti un viaggio dell’antieroe, un tentativo di salvale l’anima di Jonah dalla corruzione di due mali egualmente potenti e subdoli che distorcono il significato di giustizia: uno in maniera plateale, spacciandolo per prerogativa di una razza superiore, l’altro camuffandolo da risarcimento per essere stata vittima.

Hunters finisce spesso per scimmiottare i propri modelli di riferimento e tradisce l’ingenua scrittura di David Weil

Un nobile intento, quello di Weil, che pecca però non solo negli aspetti già elencati, ma anche nella messa in scena stessa, al confine tra la fedeltà storica (l’Operazione Paperclip è davvero avvenuta e ha concesso ad ex scienziati nazisti di iniziare una nuova vita negli USA col beneplacito del Governo) e l’eccesso ispirato a The Boys e allo stile tarantiniano (evidente soprattutto nelle scene fuori contesto che inframezzano certi episodi). Purtroppo Weil non è Tarantino e non riesce ad equilibrare le cose, forzando sia nell’uno che nell’altro verso, inimicandosi così anche i sopravvissuti di Auschwitz che non vedono la necessità di inventare torture nei campi quando la realtà delle violenze è già disturbante di per sé.

Il rischio è di porgere il fianco a un eccesso che dall’esasperazione passa all’inverosimiglianza e dunque alla negazione; un gioco pericoloso, quindi. Nel tritacarne di Hunters, peraltro, non si salva nessuna delle grandi potenze in gioco: non lo fanno gli ebrei, ridotti più spesso a macchiette e tratteggiati come autoreferenti accecati dal ripagare i torti subiti; non lo fanno (e ci mancherebbe) i nazisti storici, piagnucolanti e spregevoli mostri che la Storia non riesce a fagocitare; non si salvano neanche gli USA dipinti alle volte come profittatori (nel migliore dei casi), altre come imbecilli intenti solo a far festa o pronti a darsi alla criminalità al primo blackout.

Al netto di questo, tutta la composizione risulta sbilanciata, con episodi estremamente discorsivi (pieni di riferimenti ebraici non sempre comprensibili per chi non è pratico) e altri totalmente votati all’azione. Amazon fa dunque un primo, fisiologico, passo falso nella streaming war ma, a fronte delle risorse messe in campo, un inciampo non da poco e da cui farebbe meglio a imparare per il futuro.

  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 5/10
    Tecnica - 5/10
  • 5/10
    Emozione - 5/10
5.3/10

Summary

Indecisa sul tono da prendere, Hunters passa tutti i suoi dieci episodi tra un eccesso di fedeltà storica (trattato al limite della noia) e un’esasperazione tarantiniana che però non ha la verve dell’originale e finisce per tradire una scrittura debole e raffazzonata. Si salvano le interpretazioni, ma non abbastanza da risollevare molti personaggi piatti.

Porcamiseria

5.3

Indecisa sul tono da prendere, Hunters passa tutti i suoi dieci episodi tra un eccesso di fedeltà storica (trattato al limite della noia) e un'esasperazione tarantiniana che però non ha la verve dell'originale e finisce per tradire una scrittura debole e raffazzonata. Si salvano le interpretazioni, ma non abbastanza da risollevare molti personaggi piatti.

Storia 6 Tecnica 5 Emozione 5
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