Marvel’s Jessica Jones1×04 99 Friends – 1×05 The Sandwich Saved Me

Ammettiamolo, il fratello targato Netflix di Jessica Jones, Daredevil, ci ha abituati fin troppo bene: è riuscito a portare sul piccolo schermo una storia che era stata devastata dal precedente lungometraggio (sì Ben Affleck, parlo di te) e ha reso credibile un avvocato cieco che di notte si veste con un’attillata tutina nera – o […]

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Ammettiamolo, il fratello targato Netflix di Jessica Jones, Daredevil, ci ha abituati fin troppo bene: è riuscito a portare sul piccolo schermo una storia che era stata devastata dal precedente lungometraggio (sì Ben Affleck, parlo di te) e ha reso credibile un avvocato cieco che di notte si veste con un’attillata tutina nera – o rossa – per combattere il crimine. Davvero, credibile.

Con Matt Murdock, abbiamo scoperto un Hell’s Kitchen vivo e pulsante, brulicante di luci gialle e sfarfallanti neon; abbiamo considerato quel quartiere di New York come un personaggio a sé stante, in una messa in scena corale a tinte pulp.
Daredevil e Marvel’s Jessica Jones, che segue in toto questo modus operandi, sono riusciti dove molti prima di loro hanno fallito: parlare di supereroi senza, tuttavia, farlo davvero.

E questa coppia di puntate, la quarta e la quinta, lo confermano.

1x04 99 Friends - 1x05 The Sandwich Saved Me Marvel's Jessica Jones Recensione

The big green guy or the flag waver

Dopo un crescente climax di angoscia culminato nello scorso episodio, in cui Jessica rivede per la prima volta dopo tanti mesi il suo aguzzino Kilgrave, la serie si prende un attimo di respiro e ci regala un filler, una pausa dal vortice di paranoia in cui anche noi spettatori siamo stati risucchiati assieme alla protagonista.

La cliente – una donna ricca e annoiata che chiede alla P.I. di portarle le prove del tradimento del marito – è l’alibi per poter parlare della tesi succitata. Salta fuori che la donna cercava solo un modo per poter attirare Jessica lontana da occhi indiscreti e, complice un riluttante marito, toglierla di mezzo. Manipolata da Kilgrave? Ebbene, no.

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Jessica Jones è una donna tutta d’un pezzo: non è da tutti vivere con l’angoscia che qualcuno, là fuori – chissà dove – pensi costantemente a te, ogni giorno, e sia così ossessionato da sfruttare il suo “dono” per tenerti sotto controllo. Jessica ci ha abituati a tutt’altro, in queste poche puntate, e il vederla dare fuori di matto, letteralmente, per una cliente non è da lei. E non è da lei fare a pezzi tutto ciò che la circonda, dopo aver scoperto che lo scopo della donna era unicamente quello di ucciderla in quanto diversa, speciale, colpevole come gli altri gifted di aver “salvato la città” ma lasciato morire sua madre tra le macerie.

Affrontare un tema razziale – in senso lato – come quello della paura verso le persone con poteri straordinari (che Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. sta trattando ormai da un po’, con gli Inumani) è argomento delicato, e averlo solo accennato in una puntata che si può considerare filler, forse, è stato azzardato. Non in questo caso.

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I riferimenti al Marvel Cinematic Universe sono velati ma magistrali, pennellate di colore sapientemente rifinite per completare quell’affresco complesso che Casa Marvel sta mettendo in piedi, con grandi risultati; ogni serie tv o film sull’argomento è perfettamente intrecciato ai suoi fratelli, ottenendo così di donare una credibilità sincera all’ambientazione. Perché, per l’appunto, non è facile parlare di supereroi e poteri, se non c’è una base più che solida sotto che evita di farli passare tutti per fenomeni da baraccone.

Ed ecco cosa fa Marvel’s Jessica Jones: non parla di supereroi: parla di una donna tormentata, il cui passato viene solo accennato per il momento. In questo modo si evita dunque quell’effetto spiegone che è solito far affondare ogni serie tv super nei suoi stessi difetti, come in un loop, che finisce per fagocitare se stessa e ciò che di buono ha da offrire al pubblico, servendo tutto e subito su un piatto d’argento, nella pessima imitazione di un all you can eat. L’ultimo prodotto Netflix, invece, serve ogni puntata lentamente, facendola assaporare allo spettatore e seminando indizi come sassolini, per permettere a chiunque di ipotizzare cosa succederà dopo.

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Sul versante Kilgrave – e sull’indagine condotta da Jessica per capire chi la sta spiando e fotografando per suo conto – si parte infatti così, con dei piccoli segnali.

Nella carrellata di freaks – più o meno fuori di testa – che si presentano da Jeri Hogarth per raccontare la loro esperienza di mind control, qualcuno che dica la verità c’è, eccome, come piccole pepite ritrovate setacciando il fondo di un torrente, insidioso e torbido. Sì perché di Kilgrave – ancora – non si intravede lo scopo, qualora ne abbia davvero uno. È un uomo affascinante, a cui piacciono i bei vestiti, i sorrisi e il violoncello, ma cosa c’è in Jessica che lo rende tanto ossessionato da lei? Forse i suoi poteri?

Viene fuori che la spia è Malcolm, l’apparentemente innocuo e tossico vicino di casa: non c’è nulla di più efficace che mimetizzarsi in piena vista, del resto, e chi mai fa caso a un drogato? Nessuno.

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Un piccolo momento ship: i sensi di colpa che divorano il Sergente Simpson sono la molla che innesca una nuova e preziosa collaborazione. Lo spaccato dell’infanzia di Trish – uno dei personaggi con il passato più triste, a giudicare dai pochi riferimenti che ci sono stati dati – è un piccolo gioiellino di quotidianità e semplicità raccontato al di là di una porta chiusa, metafora di una fiducia – giustamente – negata dopo gli ultimi avvenimenti che li hanno fatti incontrare. E l’aver scelto di aprirgli la porta, infine, è un passo verso la “guarigione” di entrambi.

4.5

 

Pre-Kilgrave e Post-Kilgrave

Azione, azione, azione.

Marvel’s Jessica Jones abbandona per un istante le sue atmosfere intimiste – quella fotografia viola e nera, nel perfetto noir al femminile – per regalarci un episodio che esce di prepotenza dallo stallo in cui Jessica per prima si sentiva costretta, dopo aver scoperto come e quando Malcolm consegna le fotografie a Kilgrave.

Il piano per catturare il suo stalker è facile, persino troppo per pensare che andrà tutto per il verso giusto. Per l’appunto, Kilgrave non è il classico cattivo da fumetto che si lascia cogliere impreparato dalla furbizia del protagonista: è un uomo astuto, che sembra essere sempre un passo avanti rispetto alla sua preda.

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Ciò che interessa, in questa puntata, è l’ulteriore dimostrazione che Jessica Jones non è un’eroina anche se, certo, ci ha provato.

I flashback intessuti in questi cinquanta minuti ci mostrano come, diciotto mesi prima, Jessica era una giovane donna più o meno normale: aveva parecchi problemi con l’alcol e la gestione della rabbia, ma aveva un’amica sincera – Trish – e sorrideva. Aveva l’intenzione di fare la cosa giusta, tra un lavoro perso e l’altro. E una sera, in un vicolo buio, dopo aver salvato un ancora sconosciuto Malcolm da un pestaggio, Kilgrave la vede e ne rimane folgorato.

Cosa sia successo poi – anche se non ci viene ancora mostrato – non è difficile capirlo.

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Il piano per rinchiudere Kilgrave fallisce, e così anche l’idea di Jessica di indossare una bianca tutina e provare a diventare un supereroina. Il fallimento e l’impotenza che hanno perseguitato la nostra protagonista sin da quando il suo stalker l’ha “rapita” sono centrali, in questa serie. Ed è davvero triste pensare a cosa sarebbe potuta diventare.

5

 

Non si può non dare il massimo a entrambe le puntate; abbasso di mezzo voto la quarta, solo e soltanto perché a conti fatti non succede nulla di straordinario.

Anche per i personaggi secondari inizia un lento processo di crescita: Trish si scontra con la dura realtà che, malgrado si impegni per aiutare Jessica nel suo piano, non può essere un’eroina; Simpson invece si dimostra un valido aiuto nel Team Jessica, oltre che bombarsi l’amica approfondire il suo rapporto con Trish.
Sono curiosa di vedere come si evolverà questo terzetto, visto che Jessica ha sempre lavorato da sola; vedi mai possano davvero fare qualcosa di concreto contro Kilgrave – il cui inquietante dialogo telefonico finale con Jessica è davvero magistrale, un plauso a Tennant.

Voi che ne pensate?
Jessica Jones è la regina di questa serie tv. Diamole dei sudditi attivi, su cui regnare.

Note per Nerd

  • La Alias Investigation, l’insegna sulla porta che Trish le ha fatto rifare, è il vero nome dell’agenzia investigativa che Jessica Jones apre, dopo l’esperienza con Purple Man/Kilgrave, per tentare di cambiare vita e riprendersi dal disturbo post-traumatico da stress. Che poi lei lo affronti a sorsate di whiskey, è un altro conto.
  • La tutina bianca che vediamo quando Patricia cerca di convincerla a diventare una supereroina è il suo costume originale, così come il nome propostole – Jewel – ma etichettato come quello di una spogliarellista particolarmente slutty. Cosa le avrà fatto cambiare idea, nel fumetto?
  • Questa è una chicca che con i fumetti non c’entra granché, ma non si vive senza saperlo; l’attore che interpreta Malcolm, Eka Darville, tra i suoi numerosi ruoli per il piccolo schermo può annoverare quello di Red Ranger, in Power Rangers R.P.M. Fate vobis.

Twitterfreaks

Amen:

https://twitter.com/teeo_s/status/668129185307754496

I will go down with this ship:

https://twitter.com/perfectderavin/status/668155363007574016

Il binge watching miete le prime vittime:

Discutibili maestri di vita:

Sante parole:

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