Siamo quasi giunti alla fine di questa nostra serie di “doppiette” dedicate a Marvel’s Jessica Jones e, dopo aver terminato il mio faticoso binge-watching, posso dirlo con certezza: è una serie strana. L’hype con cui è stata accolta era davvero ai massimi livelli – roba a cui il nuovo capitolo di Star Wars guarda con superiorità, certo, ma che altre serie si sognano – e le aspettative erano tante. Proprio tante. È riuscita a soddisfare tutti quanti?
Per una valutazione finale lascio la parola al mio collega che recensirà la doppietta finale, io tratterò la 10 e la 11 e mi permetto di esordire con una sola ma efficace parola: wow.
Hit me with your best shot
La puntata precedente si è conclusa in maniera decisamente rocambolesca, con un Kilgrave in fuga e più incazzato che mai, il cadavere della madre di Kevin sul pavimento della cella – pugnalatasi tante volte quanti sono gli anni in cui l’ha lasciato da solo – e una Jeri Hogarth che più complice di così non si può.
Oltre ad aver tagliato il filo del meccanismo di contenimento studiato da Jessica – un comodo elettroshock – lo squalo del foro ha preso una brutta piega, in questi ultimi episodi: ecco cosa succede quando i problemi personali sgomitano a forza e scombinano tutta la tua vita, compresa quella lavorativa. Ed ecco un altro motivo per cui non si dovrebbe scopare con intrecciare relazioni con una collega d’ufficio. Il divorzio con un’alquanto reticente Wendy ha messo davvero alla prova la professionalità di Hogarth, e Kilgrave, come un perfetto predatore, ha fiutato la debolezza della sua preda. Le ha offerto ciò che chiunque, o quasi, avrebbe perlomeno fantasticato di ottenere: ordinare a Wendy di firmare le carte, e liberarla una volta per tutte. L’incoraggiamento di Pamela, che ha puntualizzato all’avvocato come lei sia una che vince, sempre e comunque, ha dato la spintarella finale. Mi chiedo, chissà che avrebbe fatto al suo posto Annalise Keating.
L’unica conseguenza ovvia a questo accordo mancato è, una volta riuscito a evadere dalla cella studiata per lui, che Jeri lo porti – sotto ordine – dall’unico medico di fiducia che le viene in mente possa curarlo. Wendy obbedisce, e la scena per medicare Kilgrave si trasforma in una bizzarra seduta psicologica, in cui l’ex moglie di Hogarth confessa tutte le sue pene d’amore, rendendo l’Uomo Porpora un consulente matrimoniale. Chiaro è che i suoi pareri terapeutici non possono che essere estremi; prima di fuggire, visto che Jessica li tallona, consegna un coltello a Wendy e le consiglia di uccidere Jeri nello stesso, crudele modo in cui l’ha “uccisa” lei: tagliandola mille volte, in uno stravagante occhio per occhio.
Pamela interviene giusto in tempo per trovare una scena molto riuscita: Wendy, fuori di sé, intenta a contare ogni taglio inflitto a Hogarth, che scappa per tutta la casa senza riuscire a salvarsi; la segretaria finisce per uccidere la stessa dottoressa, tentando di salvare la sua amante, concludendo nel sangue e nell’odio un triangolo già cominciato male. Jeri Hogarth si è mostrata anche a Pam – che ha capito cosa aveva intenzione di chiedere a Kilgrave – per quella che è: un personaggio assolutamente negativo, interessata al potere e a ben poche altre cose. Va aggiunta poi la scoperta che Hogarth ha “rubato” il feto abortito di Hope per studiare i poteri di Kilgrave, conferma definitiva della sua totale assenza di scrupoli o morale.
Dall’altra parte, Jessica ha una bella gatta da pelare: Kilgrave è a piede libero e fuori di sé più del solito, soprattutto ora che la Jones è perfettamente cosciente della propria immunità al suo potere. Ha sviluppato gli anticorpi, probabilmente, dopo essere stata esposta così a lungo alla contaminazione.
Kevin si fa trovare nell’appartamento della Alias Investigation, con una “proposta indecente” che mette a dura prova anche la morale di Jessica: la libertà e la vita di Hope – che sarà rilasciata giusto il mattino seguente – per quella di suo padre, miracolosamente scampato alla furia della cella e impegnato a sintetizzare una cura che contrasti l’Uomo Porpora.
Come se non bastasse, la sorella del povero e defunto Ruben, Robyn, ha scoperto in una delle sessioni del Kilgrave Support Group che il gemello non se n’è andato ma è stato “ucciso” da Kilgrave stesso; questo presupposto – più che umano, in realtà – diventa la scusa per sobillare i sopravvissuti agli abusi dell’uomo e convincerli che la colpa è tutta di Jessica Jones.
La decima puntata di Marvel’s Jessica Jones non ha la stessa potenza – emotiva e visiva – dell’episodio precedente se non negli ultimi dieci minuti o quasi, in cui ci regala un finale a dir poco forte: in una macabra autoesecuzione, Robyn, Malcolm e gli altri del gruppo di supporto sono in piedi – con una corda al collo – sul bancone di quel famoso ristorante tanto caro a Kevin, pronti a saltar giù e impiccarsi se solo Jessica si avvicina o decide di non consegnare il padre.
La situazione precipita, letteralmente: Hope – in una scena che proprio non mi spiego, a dirla tutta – decide di pugnalarsi alla carotide con un bicchiere rotto per liberare la nostra eroina dagli scrupoli di uccidere Kilgrave per fornire prove dell’innocenza della ragazza; nel mentre, il padre finisce nelle mani di Kevin e il gruppo di autoesecuzione rischia seriamente di spezzarsi l’osso del collo, se non che Jessica interviene per salvare almeno loro, rinunciando a inseguire Kilgrave.
Un episodio a cui non posso non dare il massimo, ma tolto il finale c’è stata un’altra scena di grande impatto; piccola, apparentemente insignificante. Uno scorcio del passato che Jessica ha trascorso con Kilgrave, un abito giallo e un sorriso; Kevin afferma che – in quell’unico momento di libertà dal suo condizionamento – il bacio svelto che gli ha donato aveva tutta la naturalezza dell’amante consenziente. Lei controbatte, puntualizzando come fosse intenzionata a gettarsi giù dall’attico e fuggire, ma qualcosa l’avesse fermata. Che la loro relazione sia altamente abusiva, tossica e malsana è innegabile, e la cicatrice sull’orecchio di Jessica torna a riprova di quanto Kilgrave sia vittima dei suoi stessi deliri.
Pillola Rossa o Pillola Blu?
No, non siamo piombati di botto nell’universo di Matrix, ma non per questo Will Simpson non ci lascia decisamente spiazzati. Che volesse uccidere Kilgrave da quando l’ha manipolato e usato come sicario per uccidere Trish, nessuno l’aveva messo in dubbio. Ma in questi ultimi episodi, Simpson ha preso una china decisamente pericolosa.
In “1000 Cuts” è cominciato il suo personale breakdown: dopo aver ucciso il povero detective che non aveva fatto nulla, la sua caccia per cercare Kilgrave – condita dall’assunzione indiscriminata di pilloline rosse – non si è ancora fermata.
Tutti i personaggi di Marvel’s Jessica Jones saltabeccano senza criterio al di qua e al di là della linea considerata sanità mentale, senza mai scegliere davvero da che parte stare. Ce lo mostrano Trish e la sua adolescenza, quando la terribile madre la costringeva a cacciarsi due dita in gola per tenere intatto il suo fisico da starlette; ce lo mostra una giovane Jessica Jones, presa in affido proprio dalla famiglia dell’amica solo perché porta pubblicità al programma di Patsy. Ammirevole il momento in cui Jessica scopre la sua incredibile forza, che non avviene pubblicamente con un atto di eroismo ma chiusa in bagno, ad ascoltare una litigata tra quella che diventerà la sua migliore amica e la donna che dovrebbe vincere un premio come Miglior Madre dell’Anno.
Da rompere un lavandino a proteggere Trish – che comunque ha sempre rifiutato il suo aiuto e, già da piccola, desiderava proteggersi da sola – il passo è breve.
E infine, ce lo mostra proprio Simpson, che in “1000 Cuts” uccide il povero detective che gli nega le informazioni per trovare Kilgrave e, da qua, non ferma la sua furia omicida, una scia di follia e pilloline rosse che si trascina fino a “I’ve Got the Blues”, quando per rimarcare a Jessica che vuole essere lui a uccidere l’Uomo Porpora rischia di uccidere sia lei che Trish.
Le due amiche iniziano un pellegrinaggio attraverso i vari obitori, alla ricerca del cadavere del padre di Kilgrave, che tuttavia non sembra voler comparire; una ricerca sfiancante, che lascia Jessica talmente sfinita da causarle allucinazioni: l’ossessione di vedere Kilgrave dappertutto – che tuttavia in questa puntata non si vede neanche una volta – la porta persino ad essere investita in pieno da un camion, facendole guadagnare un paio di costole rotte.
È a causa della sua non eccellente forma fisica che lo scontro con Simpson – che pensa bene di piombare a casa di Jessica per batterla come un tappeto – non va esattamente per il meglio. Trish fugge da casa propria – in cui lo stesso Sergente l’aveva rinchiusa per “proteggerla” – e interviene da brava wanna be eroina. Trish compie così l’estremo atto d’amore per l’amica: ignorando le ammonizioni di Simpson di non prendere le pillole rosse senza quelle blu per le conseguenze non proprio salutari, Patricia Walker se ne cala una e si lancia in difesa dell’amica in difficoltà, riuscendo parzialmente nel suo scopo; è comunque la Jones a metterlo definitivamente al tappeto, ma la sequenza di combattimento è a dir poco coinvolgente: oltre a sfasciare l’appartamento come fosse fatto di cartapesta, il tutto dura circa dieci minuti buoni. Notevole, se considerate che a fronteggiare un Simpson pompato di adrenalina e altre sostanze non proprio legali sono due donne. Fuck yeah, feminism.
Trish finisce in ospedale, perché ovviamente la pillolina rossa non fa molto bene e le blocca il respiro. Ma non è finita qua. L’undicesimo episodio di Marvel’s Jessica Jones si è preso una pausa dalla frenesia delle scorse puntate, ma non per questo non ci ha regalato un finale – letteralmente – esplosivo.
Chi di voi non ha pensato “mannò, tanto Luke Cage non può morire, ha la sua serie già programmata da Netflix” MENTE. Ho ignorato del tutto la sua pelle coriacea, ‘ché con un tale scoppio non si sa mai.
Quattro porcamiseria e mezzo, giusto perché raggiungere i livelli del nono e del decimo è difficile.
Arrivati quasi alla fine di questa cavalcata di tredici ore o quasi, mi chiedo ancora dove voglia andare a parare Jessica Jones; è davvero difficile portare sullo schermo un’eroina così anticonvenzionale, e va detto che la sua storia non è nota a molti. Va anche detto che, contrariamente a Marvel’s Daredevil, è una serie che punta a inserirsi di prepotenza nel MCU per trovare la sua stabilità; la storyline di Simpson e delle sue pillole è solo accennata, e forse rischia di essere un po’ sacrificata nell’economia della serie.
Vi sta piacendo davvero, fino in fondo?
A voi la parola.
Cose da Nerd:
- Simpson, nei fumetti, ha un altro nome: Frank Charles Simpson, un soldato che viene sottoposto ad alcuni esprimenti scientifici (il Progetto Arma Plus) volti a creare un secondo Capitan America, un supersoldato potenziato da usare come arma segreta nella Guerra del Vietnam. Il tentativo – composto di tre pillole (bianca, rossa e blu) – fallisce totalmente, visto che dà vita a un semplice potenziato con gravi squilibri mentali che si fa chiamare Nuke.
Ma come ti vesti edizione MCU:
Guardo Killgrave ed i suoi completi non so se mi ricordano di più Enzo Miccio o Nolan Ross o anche Mika #JessicaJones
— clo 🌹 (@LaCapaRouja) December 6, 2015
Vox populi:
https://twitter.com/perfectderavin/status/669204228720697345
Penso che la userò come scusa per capodanno:
Nuovo motto della vita #JessicaJones pic.twitter.com/IhwBjeSgyX
— elis and the niners (@spookeletons) December 5, 2015
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