Killing Eve3×01 Slowly Slowly Catchy Monkey

Season Premiere Dopo una fine, un nuovo inizio è sempre difficoltoso, anche per una serie del calibro di Killing Eve.

6.2

Phoebe Waller-Bridge, lo sappiamo, non è un’autrice qualunque: lo ha dimostrato non solo per essere entrata nel Pantheon televisivo grazie al Porcamiseria Award ricevuto ad inizio anno per quel capolavoro di Fleabag (si scherza ovviamente, l’Emmy ricevuto è leggermente più significativo, ma giusto un po’), ma anche grazie all’altra sua creazione, presa in carico proprio grazie al successo della miniserie sopracitata, cioè Killing Eve. La serie che vede protagonista Sandra Oh e un’altra fresca vincitrice di Emmy, Jodie Comer, si è distinta in questi anni non solo sullo schermo, riqualificando la spy-story in tv, ma anche e soprattutto dietro le quinte, dove Phoebe Waller-Bridge e la BBC America hanno deciso di scommettere tanto, se non tutto, su cambi di scrittura stagionali, lasciando infatti le sorti di Eve e Villanelle ogni volta in mani diverse, ma sempre rigorosamente femminili.

Gli avvicendamenti dietro le quinte si vedono fin da subito, con una fotografia stravolta rispetto alle precedenti stagioni.

Se infatti la prima superba stagione di Killing Eve era stata appunto affidata alla giovane autrice londinese, per i secondi otto episodi si era scelto di sposare appieno il rischio, spostando la Waller-Bridge alla produzione esecutiva (poco più che un nome nei titoli di coda) anche per non sovrapporre troppi impegni lavorativi (leggasi riscrittura dell’ultimo James Bond), servendosi dei talenti di Emerald Fennell (Call the Midwife) e vincendo a nostro parere la scommessa; anche quest’anno, dopo il turbolento e discusso finale della seconda stagione, si è quindi deciso di cambiare nuovamente, affidandosi alla meno navigata Suzanne Heathcote, conosciuta principalmente per Fear The Walking Dead, spin-off della famosa zombie series.

Il cambio in cabina di scrittura però non è stata l’unica novità in casa Killing Eve: infatti a BBC America da questa stagione si affianca in co-produzione anche la AMC, casa proprio del mondo zombie da cui arriva la Heathcote. L’impronta della casa di produzione, tra le altre, di Breaking Bad e del suo spin-off Better Call Saul, si mostra subito già dai primissimi minuti, “stravolgendo” la fotografia vista nelle precedenti due annate: adesso il taglio della luce è molto più stretto, le inquadrature di questo primo episodio sono prevalentemente dal basso verso l’alto e quasi mai raggiungono le spalle dei protagonisti, rimandando molto, almeno in questa premiere, alla spy story televisiva per eccellenza del nuovo millennio, The Americans, seppur con le dovute differenze.

Photo Credit: Laura Radford/BBCA

Non solo a livello visivo, ma anche di scrittura e messa in scena, il nuovo corso di Killing Eve sembra molto differente da quello a cui eravamo abituati: prima infatti il ritmo della storia aumentava in maniera quasi naturale, un dolce crescendo che culminava con i personaggi di Eve e Villanelle in pompa magna, aspettando solo di ricevere l’applauso; adesso le cose sembrano un po’ diverse, la musica non è più una naturale componente dell’intreccio, ma sembra quasi forzata, incastrata in certe situazioni, come a voler ricordare qualcosa che è stato ma che non sarà più.

Vedere Eve e Villanelle che si rincorrono, si allontanano, si prendono, è come posare gli occhi su di un lunghissimo passo a due, seducente e magnetico, che sembra fermare il tempo.

Badate: Killing Eve resta ancora, anche dopo questo ritorno, la serie capace di rivoluzionare, insieme a Patriot e Barry, il concetto televisivo di spy drama, ribaltando e sovvertendo le regole del gioco come solo le grandi produzioni sanno fare; va però messo in conto che con lo splendido e contestato finale della scorsa stagione la stessa BBC America si è accorta di aver fatto probabilmente il passo più lungo della gamba. Ricollegandoci ai fatti del totale You’re mine, non possiamo che ripensare, a distanza di un anno, a come tutte le fila dei quindici episodi precedenti fossero state tirate e portate al perfetto culmine, pronte per essere tagliate definitivamente: nella splendida cornice di Villa Adriana, Eve e Villanelle erano arrivate alla resa dei conti e proprio sul più bello, quando il personaggio di Sandra Oh sembrava essere pronto a lanciarsi nel vuoto abbracciando quella vita che ha sempre combattuto – ma forse segretamente sempre desiderato – all’ultimo istante si ricorda di soffrire di vertigini e allora rimanda tutto, o più probabilmente innesca l’unico altro finale possibile, la fine.

Photo Credit: Nick Wall/BBCA

Ripartire, dunque, con una serie che sembrava essere arrivata alla sua naturale conclusione non è mai facile, soprattutto dopo aver avuto i social intasati per mesi a causa dei tanti, soliti, fan in rivolta. Per questo risulta comprensibile tentare altre strade, anche se dolorose: è evidente come la produzione abbia provato a cambiare leggermente le carte in tavola, specialmente nei primi minuti che sembrano più un film pensato da Almodovar e girato da Guy Ritchie che la solita Killing Eve.

Il problema però nasce quando si finisce per snaturare una serie che ha come motore letterale il rapporto tra due protagoniste, e poco altro: vedere Eve e Villanelle che si rincorrono, si allontanano, si prendono, è come posare gli occhi su di un lunghissimo passo a due, seducente e magnetico che sembra fermare il tempo con la speranza che possa durare in eterno. Il finale di You’re mine è stato però parecchio chiaro in merito: la stagione degli accoppiamenti è giunta al termine e le due protagoniste hanno fatto le loro scelte. Sembra quindi quasi un accanimento terapeutico questo nuovo inizio per le nostre eroine, molto più obbligato che ispirato, tornando a fronteggiare i nuovi – o vecchi – nemici, pur di far acquisire significato a un qualcosa che sembra essere svanito.

Alla fine, però, noi spettatori non aspettiamo altro che ritornare a vederle danzare insieme, del contorno poi ci dimenticheremo facilmente. Perché in fondo lo sanno benissimo anche loro: Eve e Villanelle, insieme, funzionano maledettamente bene.

  • 5/10
    Storia - 5/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 6/10
    Emozione - 6/10
6.2/10

Summary

Dopo il finale della scorsa stagione, questa nuova première risulta forzata, obbligata più che ispirata, perdendo quelle caratteristiche che ce l’avevano fatta amare profondamente nelle annate precedenti. La nuova showrunner ora ha un’intera stagione per dimostrarci che sbagliamo.

Porcamiseria

6.2

Dopo il finale della scorsa stagione, questa nuova première risulta forzata, obbligata più che ispirata, perdendo quelle caratteristiche che ce l'avevano fatta amare profondamente nelle annate precedenti. La nuova showrunner ora ha un'intera stagione per dimostrarci che sbagliamo.

Storia 5 Tecnica 7.5 Emozione 6
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