La casa di cartaLa Casa di Carta Parte 3: quando non si ha il coraggio di andare avanti

Season Recap La terza parte de La casa de Papel si configura come la brutta copia delle precedenti parti, di cui ripropone in modo pedissequo scenari, situazioni relazionali e tecniche narrative, rinunciando a far andare avanti la storia e innescando un circolo vizioso, in cui gli eventi sembrano ripetersi.

6.0

Otto ladri, un Professore e la Banca Nazionale di Spagna: questo lo scenario della terza parte de La casa di carta che, in un’operazione mal riuscita, ripropone nella medesima veste, ma non con altrettanta originalità, lo schema interattivo delle precedenti stagioni. In missione salvifica e vendicativa in nome di Rio e di Berlino, il Professore decide di rispolverare e realizzare un piano ideato dal fratello e da un suo intimo amico, Palermo. Non essendo una rapina progettata in modo peculiare da Sergio e preparata in modo approssimativo, il piano evidenzia, sin da subito, punti fallaci e insidiosi.

La casa de papel parte 3 recensione

Al di là delle complicazioni pratiche, ciò che mette in bilico il progetto iniziale è sempre l’incognita emotiva, che fa vacillare ogni personaggio, con un pericoloso effetto domino, vanificando ogni pronostico. Tokyo e Rio riconfermano il carattere patetico ed infantile della loro storyline; Denver e Monica neutralizzano il quid del loro amore, a causa di una dose non necessaria di qualunquismo femminista, che ne offende la causa piuttosto che promuoverla, risultando entrambi out of character; Sergio e Lisbona, privi dell’antagonismo iniziale, appaiono con una caratterizzazione confusionaria e non del tutto delineata. Riscrivere i loro personaggi doveva essere il focus di questa terza parte, che li incanala sì in una dimensione relazionale diversa, ma con una tipizzazione ancora in fieri.

Se il loro amore era stata la chiave risolutiva della prima rapina, adesso diviene la causa della disfatta, con il Professore che cade vittima dei suoi stessi schemi illusori. Infatti, credendo che Raquel sia stata giustiziata, accecato dal solo istinto, in balia delle emozioni, Sergio non si mostra come il genio razionale delle precedenti parti che tanto ci aveva affascinato e, di fatto, ordina a Palermo di contrattaccare. Sacrificato il raziocinio sull’altare dell’amore, Sergio, non più il Professore, rinuncia ad ogni ideale e all’immagine della banda come Resistenza al “sistema”, abbracciando quella violenza di cui Berlino era tanto promotore.

Il cliffhanger finale è proprio questo: non tanto la presunta morte di Nairobi, quanto il cambiamento ideologico dell’intero piano. Ogni tassello del progetto del Professore era volto a rendere i Dalì eroi di una Resistenza popolare, taciuta troppo a lungo. L’attacco all’unità militare, all’ingresso della Banca, mira a vanificare tutto questo capillare disegno, dipingendo i personaggi come efferati criminali agli occhi dell’opinione pubblica.

La casa de papel parte 3 recensione

In merito a ciò, occorre, in quanto italiani, aprire una piccola parentesi. La canzone “Bella ciao”, se nelle prime parti ricorre come intermezzo musicale episodico, in questa stagione diviene il manifesto ideologico della banda, tant’è che il testo ricorre anche nella parte grafica dell’opening theme. Non risulta politicamente e ideologicamente corretto usare un simbolo storico di Resistenza, per una sceneggiatura i cui personaggi non agiscono né in un Paese antidemocratico, né a favore dei più deboli, che vengono solo manovrati per un supporto al proprio arricchimento. “Una mattina mi son svegliato” è il promemoria di una storia di sangue e libertà, non di rapine spagnole. Chiusa parentesi.

Palermo si presenta come un alter-ego di Berlino, riproponendo il sadismo e la folle imprevedibilità di quest’ultimo, senza averne il carisma.

Per quanto riguarda invece i nuovi personaggi, Palermo si presenta come un alter-ego di Berlino, riproponendo il sadismo e la folle imprevedibilità di quest’ultimo, senza averne il carisma. Il profilo di Palermo si configura come una mera caricatura di Andrés, in un’operazione amarcord, a cui partecipano i numerosi flashback che lo vedono protagonista.

L’unico nuovo personaggio degno di nota è Sierra: totalmente antitetica a Raquel, perspicace più di Sergio, in quanto impermeabile a ogni tempesta emotiva, Sierra presenta una tipizzazione particolare, la cui base è, sicuramente, lo strano connubio maternità e crudeltà, che la rende il perfetto villain della stagione. Originale ed efferato, infatti, il modo in cui una madre in fieri arrivi ad usare la maternità mancata di Nairobi come arma a proprio favore. La terza parte si conclude con Sierra in netto vantaggio su Sergio, con la banda in balia degli eventi, in quanto quell’incognita emotiva, di cui si parlava nell’incipit, ha fatto emergere tutti i drammi e le questioni irrisolte dei personaggi, facendoli precipitare in un abisso psicologico, in cui né la logica né il buon senso possono palesarsi.

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  • 5/10
    Storia - 5/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
6/10

Summary

Il ritmo cadenzato e la suspense degli ultimi due episodi non possono risollevare le sorti di un’intera stagione, che non ha avuto il coraggio di proporre una sceneggiatura diversa, ripiegando su quelli che furono gli elementi del successo iniziale.

Porcamiseria

6

Il ritmo cadenzato e la suspense degli ultimi due episodi non possono risollevare le sorti di un’intera stagione, che non ha avuto il coraggio di proporre una sceneggiatura diversa, ripiegando su quelli che furono gli elementi del successo iniziale.

Storia 5 Tecnica 6 Emozione 7
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