La verità sul caso Harry QuebertLa Verità sul Caso Harry Quebert: si poteva fare meglio

Season Recap Dopo Grey's Anatomy Patrick Dempsey ritorna sul piccolo schermo nei panni di Harry Quebert, un ambiguo scrittore coinvolto nell'assassinio della giovane Nola, suo grande amore del passato. Ad aiutarlo nelle indagini il giovane Marcus, che oltre a scovare l'assassino scoprirà verità ben più dolorose sull'intero "Caso Harry Quebert".

6.5

Era il 2012 quando milioni e milioni di lettori vennero presi dalla febbre dell’Harry Quebert Affair, tradotto in Italia come La Verità sul Caso Harry Quebert, e così quando venne annunciata l’idea di una serie tv tratta dal romanzo non si poteva che fare i salti di gioia. Con una produzione firmata Patrick Dempsey (Grey’s Anatomy) e Jean-Jacques Annud (Due Fratelli, Sette Anni in Tibet), rispettivamente coprotagonista e regista della miniserie, e con un romanzo acclamato in tutto il mondo, le aspettative erano alquanto elevate. Peccato che siano state ad una ad una velocemente tradite.

La trasposizione televisiva non riesce a rendere giustizia al romanzo.

Tolto il camice del Dottor Stranamore, Patrick Dempsey indossa quelli di un famoso scrittore e si cimenta per la prima volta in un ruolo ambiguo, profondo in modo enigmatico e talvolta equivoco, certamente diverso da quello in cui siamo stati abituati a vederlo. Se la bravura dell’attore riesce in ogni caso ad emergere in più di un’occasione, svincolando ben presto Dempsey dal ricordo del compianto Derek Shepherd, è tutto il contorno che, purtroppo, stona non rendendo giustizia al romanzo da cui è tratto.

Una delle prime (grandi) imprecisioni che salta all’occhio è la poca cura dei dettagli tecnici, che durante la visione contribuiscono notevolmente al distacco dello spettatore dalla finzione narrativa. Innanzitutto l’ambientazione approssimativa in una cittadina del Maine è per l’appunto poco chiara, eccessivamente indefinita, ma più di ogni altra cosa i continui flashback, che vanno ormai così di moda, andrebbero stilisticamente rivisti. Se la scelta di non cambiare gli attori durante i trentennali salti temporali è accettabile, sebbene discutibile, è innegabile il fiasco dei truccatori, che per gran parte dei personaggi non è riuscito a rendere in modo realistico il trascorrere degli anni sui loro volti.

La disattenzione ai dettagli rovina una trama di per sè intrigante.

In particolare poi, se ci si sofferma sui flashback più recenti dell’annata 1998, ecco che diventa evidente l’assoluta neccessità di mettere una data per far capire allo spettatore in quale epoca storica ci si trovi, dato che i protagonisti risultano di fatto uguali a come appaiono dieci anni dopo, al tempo presente della narrazione.

Passando ora a ciò che, invece, ha funzionato è necessario annoverare per primo il modo in cui è stato raccontato l’amore tra il protagonista e la quindicenne Nola. Forte di un’impeccabile performance di Dempsey e di una scrittura schiva e delicata insieme, la proverbiale lentezza di Annud ha trovato campo libero per raccontare nella maniera che più gli è congeniale l’amore ambiguo tra Harry e Nola. Volutamente oscuro, ma mai sinistro, da un lato viene resa la sua purezza attraverso i sorrisi felici della giovane, ed ai giorni nostri da Marcus stesso, unico e solo a credere all’innocenza del loro amore, mentre dall’altro l’attaccamento ossessivo viene rappresentato emblematicamente dal tentativo di suicidio di Nola, ed anni dopo dall’intera società che grida allo scandalo.

È questa una società malata, però, impersonata dagli abitanti di un paese profondamente scosso dall’assassinio della ragazza ed ancora fermo all’epoca dei fatti. Come Harry, legato al suo perduto e di fatto mai vissuto amore, non è poi riuscito a proseguire nella propria vita, così anche l’intera cittadina è intrappolata in quell’estate del 1975, simbolicamente culmine del malessere che già la affliggeva in precedenza. Tutti infatti hanno qualcosa da nascondere, nessuno escluso; Rimane però da chiedersi: chi, tra loro, si è macchiato del sangue della giovane Nola?

Proprio la risposta a quest’interrogativo, unito alla verità sulle Origini del Male, il libro pilastro della letteratura che ha reso celebre Quebert, formano il nucleo attorno a cui ruotano gli ultimi due episodi della miniserie, gli unici davvero degni di nota dell’intera produzione. Il susseguirsi di plot twist, l’aumento del ritmo narrativo ed il senso di appagamento che deriva quando tutti i pezzi del grande puzzle si incastrano perfettamente riscattano La Verità sul Caso Harry Quebert proprio sul finale, quando l’insoddisfazione sembrava aver preso il sopravvento. Per dirla come Harry stesso, è “come quando si gioca a carte, ci si conserva l’asso per l’ultima mano”.

  • 8.5/10
    Storia - 8.5/10
  • 5/10
    Tecnica - 5/10
  • 6/10
    Emozione - 6/10
6.5/10

Summary

Partendo da una trama così avvincente si sarebbe potuto senza dubbio realizzare una produzione di più alto livello, ma purtroppo la trasposizione sul piccolo schermo non è riuscita. Solo sul finale la serie riesce a riscattarsi.

Porcamiseria

6.5

Partendo da una trama così avvincente si sarebbe potuto senza dubbio realizzare una produzione di più alto livello, ma purtroppo la trasposizione sul piccolo schermo non è riuscita. Solo sul finale la serie riesce a riscattarsi.

Storia 8.5 Tecnica 5 Emozione 6
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