LegionLegion Season 3: la fine e/è l’inizio

Season Finale Un finale che curva prepotentemente per chiudere in cerchio tutte le linee narrative aperte, coi protagonisti costretti ad affrontare un percorso di crescita che li vedrà nettamente diversi alla fine.

8.0

Ooooh Babe Ooooh Babe Ooooh Babe
Of course Mama’s gonna help build the wall

È Mother dei Pink Floyd a segnare la svolta decisiva che permette a David di sopraffare la versione giovane di Amahl Farouk (analogicamente rappresentato come una camicia di forza): e non poteva essere altrimenti per uno show come Legion dove il gruppo di Gilmour Waters è sempre stato un piacevole sottofondo non solo musicale ma tematico. Noah Hawley del resto ha sempre evidenziato la rilevanza di queste influenze, mai negandole, anzi esplicitandole persino dando il nome di uno dei componenti della band (e non uno a caso) al personaggio di Syd Barrett.

Ciò è abbastanza esemplificativo della commistione mediale che il produttore/creatore della serie ha messo in scena nell’arco di queste tre stagioni; Legion è un prodotto come pochi altri nel panorama televisivo, sia attuale che precedente, perché, al di là di diverse lungaggini di trama e momenti non eccezionalmente agili, ha proposto uno sperimentalismo che dal punto di vista formale è pura estasi. Si guardi a tal proposito il quarto episodio di questa stagione, con l’introduzione dei time-eater e tutta trama del loop temporale (col geniale intento di coinvolgere lo spettatore negli sbalzi del tempo, mandando in onda un frammento di The Shield, serie che andava in onda proprio sullo stesso canale alla stessa ora diversi anni fa).

Hawley è un visionario (lo aveva già dimostrato altrove), ma è il visionario che serve per mettere in scena la drammatica storia di un mutante onnipotente affetto da un disturbo di personalità multipla

Così David Haller finisce per perdere parte delle caratteristiche del fumetto per assumerne di nuove, creando una versione alternativa e trasformandosi, in questa stagione, in una sorta di Charles Manson, perfettamente integrato nella retro-atmosfera anni ’70 con cui Hawley ha rappresentato il presente. Ed è proprio da quegli anni che Hawley recupera il dolore di carneficine insensate e di guerre immotivate, narrando un percorso di crescita che porta i protagonisti ad abbandonare ogni proposito di vendetta per accettare un mondo nuovo, nato da accordi di non belligeranza.

Non è una scelta semplicistica e la stagione costruisce pezzo dopo pezzo questo cambio di prospettiva. O meglio, de-costruisce nei protagonisti le istanze di vendetta, rendendo questi otto episodi un percorso di crescita interiore per ciascuno di essi, mettendoli letteralmente di fronte al proprio passato. Amahl appare fin dalla première diverso, più introspettivo e propenso al dialogo: lo Shadow King ha ceduto il passo a un essere che ha condiviso la vita con un ragazzino provato dal senso dell’abbandono e pronto a distruggere il mondo pur di vedere il proprio bisogno di amore soddisfatto.

David, dal canto suo, forte dell’inversione dei ruoli col suo antagonista nel finale della scorsa stagione, abbraccia completamente Legion spingendosi ad atti di perfidia fini a sé stessi per riuscire a tornare indietro e rimettere a posto le cose. Un desiderio profondamente umano per un essere onnipotente ma che non ha controllo sul tempo. Cresciuto nella convinzione di non essere stato amato, trasformatosi in un mostro paradossalmente nel momento in cui comincia ad avvertire di meritarsi quel sentimento, David infine mette a tacere i propositi di vendetta dopo aver provato l’abbraccio paterno e sentito l’amore della madre. Così l’accordo è siglato e il tempo resettato: c’è redenzione per i mostri, dopo aver esperito la sofferenza della crescita.

Crescita che porta anche Syd a cambiare idea sui propri propositi, anche lei dopo essere stata messa a confronto con due versioni di sé, una addirittura trovatasi a ri-vivere nel mondo astrale (in una delle puntate più deboli, per quanto significative, della stagione). La rabbia di Syd nasce dalla fiducia spezzata e dall’orrore dello stupro per mano della persona amata: la donna è una sopravvissuta che è pronta a farsi giustizia da sola (come mostrato nelle diverse linee temporali del primo episodio). Eppure Syd cambia, non prima di aver visto Legion e aver capito che non tutti vogliono essere salvati. Un nuovo inizio è una soluzione che può andarle bene, a patto che annulli tutto ciò che è stato. Certo, da questo punto di vista sembra piuttosto pretenzioso il suo “abbiamo salvato il mondo”, considerando da una parte il marginale apporto alla difesa del piccolo David e dall’altra la sua ostilità fino all’ultimo verso il piano di Legion.

Crescono, di riflesso, anche i personaggi secondari più rilevanti: Kerry invecchia letteralmente, trovando finalmente la sincronia con Cary; Switch perde tutti i denti da latte e da turista del tempo assurge ad entità sovra-temporale; Lenny si smarca nel peggiore dei modi dall’ombra di David, reclamando la propria autodeterminazione dopo una serie di puntate in cui Legion l’aveva soggiogata. Tutto torna, quindi? Non proprio. Per quanto coerente con tutte le premesse e, come di consueto, piacevole diletto per gli occhi e le orecchie, Legion continua a portarsi dietro il peso di sottotrame gestiste in maniera superficiale, dimenticando spesso personaggi secondari a cui dover comunque rendere giustizia. È il caso di Clark, a cui viene dedicato poco più di un segmento insieme al marito, ma è anche il caso di Amy, la sorella di David, il cui personaggio non trova spazio nell’economia di un racconto che parla di amore familiare.

Legion non è una serie per tutti e non vuole esserlo: non a tutti andranno a genio i tempi lenti che lo show si prende per raccontare una storia dalle mille tonalità, né tra gli spettatori tradizionali, né tra la stessa nicchia di fan che la serie si è costruita. Allo stesso modo, i vezzi estetici e certi esperimenti possono risultare stranianti e fini a sé stessi, ma la poetica di Hawley è in realtà ben chiara e coerente all’interno di questa narrazione durata ventisette episodi. Chi si addentra per questa storia parta con le premesse di Alice quando decide di seguire il Bianconiglio e non rimarrà deluso delle meraviglie che troverà.

Nota

  • Avendo messo in atto una retro-continuity, riavviando di fatto le linee temporali, l’intera serie può tranquillamente inserirsi all’interno della mitologia degli X-mencosa peraltro suggerita dall’affermazione di Charles che ammette di aver sempre voluto fare l’insegnante.
  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 8.5/10
    Tecnica - 8.5/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
8/10

Summary

Col proprio stile e coi propri tempi, Legion curva le sue linee narrative in maniera funzionale a un nuovo inizio. La crescita dei personaggi avviene con un serrato confronto con sé stessi mentre Noah Hawley tratteggia tutto intorno un mondo che mira a straniare i sensi.

Porcamiseria

8

Col proprio stile e coi propri tempi, Legion curva le sue linee narrative in maniera funzionale a un nuovo inizio. La crescita dei personaggi avviene con un serrato confronto con sé stessi mentre Noah Hawley tratteggia tutto intorno un mondo che mira a straniare i sensi.

Storia 7.5 Tecnica 8.5 Emozione 8
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