LeilaLeila Season 1: la purezza del cuore materno

Season Recap Leila racconta la storia di una donna in cerca della libertà, spinta dalla sola volontà di ritrovare sua figlia in un mondo chiaramente scinto tra tecnologia e mentalità retrograda, il tutto raccontato con il sapore forte delle terre indiane.

8.1

Crediamo, speriamo tutti in un mondo migliore. Riponiamo fiducia nel futuro, augurandoci che possa portarci il meglio. Forse spesso siamo dimentichi del fatto che l’avvenire sia frutto non solo di coincidenze e fatalità, ma più facilmente delle nostre azioni e di quanto abbiamo fatto per arrivare fino a lì. “Lì” dove, esattamente? In un luogo sulla Terra dove è difficile che cultura e tradizione vengano contaminati da quanto ruota tutto intorno. Siamo a quasi trent’anni da ora, nel 2047, anno in cui si combatte ancora per la purezza della razza, anno in cui una donna cambierà definitivamente la sua vita. Così comincia la storia di Leila, narrata nella nuova serie originale Netflix, dove le antiche tradizioni delle regioni asiatiche subiscono commistioni di non poco conto con la tecnologia più avanzata. Segno che anche in questa parte del mondo le cose sono cambiate? No, non del tutto.

Leila è un racconto che si impone quasi tradendoci, scombussolando la nostra quotidianità con una narrazione affatto distopica

La storia comincia con il presentarci il riveritissimo Dr. Joshi, noto per il suo motto a dir poco paradossale: “la pace attraverso la segregazione”, la quale avviene per via di mura altissime costruite nelle città, così divise in settori. Ognuno di questi ospita una comunità, libera di praticare la propria fede, in un mondo dove case di gente benestante si reggono in piedi a malapena, ma le videochiamate tramite proiezione dello schermo del telefono sono ormai parte della quotidianità. Questa apparente miglioria delle condizioni di vita non riesce però a celare lo strazio della violenza e dei soprusi dovuti (ancora) alla lotta per un bene prezioso: l’acqua. Acqua che non lava via dalla propria testa le immagini crude di cui gli occhi delle donne segregate sono testimoni; acqua che scende dagli occhi sotto forma di lacrime, senza poter davvero ripulire la propria vista. Acqua per cui si lotta, una condizione che si pone pretestuosa per innescare un circolo vizioso molto più profondo e disturbante, una lotta tra puri e impuri che richiama le caste della società indiana, e più ampiamente una concezione dell’etica e della vita umana che è difficile sradicare da questa terra.

Così un giorno una donna viene sottratta da casa sua dalle mani di uomini che la separano dalla piccola Leila e uccidono il marito assestandogli un colpo di mazza in fronte. Ma questo Shalini non lo sa, così come non può sapere quale sorte è toccata alla figliola, nemmeno a distanza di due anni dal rapimento. È in un centro di riabilitazione per donne, dove vengono radunate tutte coloro ritenute impure per motivi religiosi e per essere così ricondotte a uno stato di purezza, comprovato solo superando una prova stabilita da Guru Ma, la guida spirituale di questa sorta di congrega, denominata Aryavarta. Inutile dire che il trattamento riservato alle donne da una schiera di militari e guardie, per la maggior parte uomini, non sarà dei migliori, in questo luogo che ricorda crudelmente nei termini e nella simbologia i campi di sterminio nazisti. I richiami sono dettati dalle vesti semplici e tutte uguali consegnate alle donne al loro arrivo, dalla privazione dei propri effetti (e affetti) personali, fino allo svolgimento di compiti privi di senso e pieni di umiliazione per queste vittime di un sistema gerarchico, e mentale, che le induce a rinunciare a qualsiasi cosa, perfino alla sola ricerca della libertà.

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Disponibile (almeno per ora) solo in lingua indi originale o con doppiaggio in lingua inglese, Leila è ancora più godibile se seguita ascoltando i dialoghi in versione originale, per cogliere ogni sfumatura della tragica bellezza di questa storia al femminile che sa raccontare in maniera dura e pura quanto sappia essere forte un essere umano pur di ritrovare la strada di casa. Una strada non certo priva di pericoli, ostacoli e speranze infrante una volta varcata la soglia di quello che si sperava potesse essere l’ultimo rifugio sicuro sulla terra. Leila è una storia che racconta quanto rimangano inappagati gli sforzi fatti per salvare gli altri prima di se stessi, quanto sia difficile sopravvivere in un luogo ritenuto salvifico e lontano dagli occhi del mondo, obbligando chi vi entra a essere segnati da un marchio impresso sulla pelle che rende la realtà un inferno. Qualora si fosse in grado di farvi ritorno.

In una serie divisa in sei episodi, l’impronta data alla recitazione nulla ha a che vedere con il tipico marchio di fabbrica à la Bollywood, tradendo chiaramente e senza remore l’emotività e lo stile occidentali. La vera difficoltà in noi spettatori è saper reggere la tensione della narrazione, dettata da primi piani e scene di silenzio molto più comunicativi dei dialoghi, sporadici ma segnanti, che ricordano la prima metà del film Lion – La strada verso casa. Una recitazione così emozionante da metterci di fronte a un colpo di scena inatteso a ogni piè sospinto, rendendo l’emozione e il climax ascendente a cui assistiamo difficili da gestire, così da trasformare talvolta la visione a tratti pesante come un macigno, ma lasciandoci sempre bisognosi di saperne di più alla fine di ogni episodio.

A livello emotivo, Leila è un racconto che si impone quasi tradendoci, scombussolando la nostra quotidianità con una narrazione affatto distopica, a dimostrazione del fatto che, anche a distanza di anni, gli istinti umani di sopravvivenza e di supremazia, irrefrenabile e insensata, non smettono di dominare l’uomo. Teatro di orribili episodi e di alleanze tanto improbabili, quanto commoventi, Leila dimostra che solo il cuore di una madre cela dentro di sé il motore propulsore e scatenante di una forza praticamente invincibile, che le consente di superare qualsiasi ostacolo e di non perdere la vera purezza e onestà anche in un mondo che sta soccombendo sotto i fumi di corpi bruciati, non simbolo di progresso, ma di ignoranza restìa ad abbandonare l’animo umano.

 

  • 7.6/10
    Storia - 7.6/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 9.2/10
    Emozione - 9.2/10
8.1/10

Summary

Netflix propone una serie davvero originale per contenuti e rielaborazione di una storia vissuta al femminile sotto il cielo indiano che ambisce alla purezza.

Porcamiseria

8.1

Netflix propone una serie davvero originale per contenuti e rielaborazione di una storia vissuta al femminile sotto il cielo indiano che ambisce alla purezza.

Storia 7.6 Tecnica 7.5 Emozione 9.2
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