Living with YourselfLiving with Yourself: Paul Rudd si sdoppia ma non siamo (stranamente) in una serie Marvel!

Season Recap Miles Elliot è un marito frustato della sua monotona vita finché non si ritrova costretto a condividerla con un clone! Da quel momento la sua prospettiva cambierà sensibilmente.

7.7

Quando Netflix il 22 Ottobre 2015 sbarca in Italia, il modo di fruire le serie tv, per noi abitanti del bel paese, cambia radicalmente: nasce il binge watching (ovviamente in riferimento all’Italia, altrove la piattaforma adottava questo metodo già da tempo). Il poter vedere un’intera stagione anche tutta d’un fiato modifica necessariamente anche la morfologia dei prodotti creati. Living with Yourself, la nuova serie di Netflix, è l’esempio perfetto di serie pensata, realizzata e distribuita per il binge watching.

Living with Yourself nasce dalla mente di Timothy Greenberg, ed è diretta a quattro mani dai coniugi Jonathan Dayton e Valerie Faris (registi del pluripremiato Little Miss Sunshine e del meno fortunato Ruby Sparks). La serie racconta la storia di Miles Elliot, interpretato da Paul Rudd (Ant-Man), ex storyteller prodigio (ah, le nuove professioni di oggi!) che, insoddisfatto della sua monotona quotidianità e con un matrimonio alle corde, decide di seguire il consiglio di un suo collega e provare un’esperienza in un costosissimo centro massaggi. Uscito dalla bizzarra spa si ritrova sostituito da un clone di sé stesso e dovrà imparare a conviverci.

L’incipit non è assolutamente nulla di innovativo, il potenziale del doppio, utilizzando cloni o replicanti (per i puristi del genere), si può considerare ormai trito e ritrito all’interno del genere fantascientifico: dalle sfumature più politiche e cyberpunk di The Matrix, passando ai drammi più esistenziali come in Moon per arrivare alle saghe cinematografiche più famose come Star Wars. Living with Yourself però utilizza la vicenda solo come un pretesto per raccontare più in profondità il rapporto che ha l’essere umano con l’abitudine, con la nuova quotidianità mutata dal progresso tecnologico. Anche la solitudine è cambiata con l’irruenta entrata degli smartphone nella vita di tutti i giorni. Attenzione però, Living with yourself non cerca di mettere in guardia dall’eccessivo utilizzo della tecnologia e tanto meno si erge a prodotto di critica sociale, semplicemente descrive un atteggiamento e ciò che ne deriva. Ogni giorno capita di trovarci in compagnia di qualcuno, eppure di cercare allo stesso tempo interazione con uno schermo piuttosto che il dialogo con chi si ha di fronte.

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Le inclinazioni di Living with Yourself sono molto più in linea con prodotti che sfruttano la fantascienza principalmente come sfondo per parlare poi di altri aspetti della vita; i rimandi principali sono naturalmente alla quasi totalità della filmografia di Charlie Kaufman (Essere John Malkovich, Anomalisia) ma anche dal lato televisivo il tipo di humor è molto riconducibile a The Good Place, un’altra incredibile serie del geniale Michael Schur, già autore di The Office e Brooklyn Nine-Nine.

Non si può però parlare di Living with Yourself senza concedere un minimo di spazio all’unico, o quasi, protagonista dell’intera vicenda: Paul Rudd. Quello che ormai per il grande pubblico è abituato a vestire i panni di Ant-Man all’interno dell’universo cinematografico Marvel, in realtà è un attore comico coi fiocchi: membro di quel collettivo conosciuto ormai come “Apatow Mafia”, Paul Rudd recita nella stragrande maggioranza delle migliori commedie degli ultimi anni (I Love you, man!, This is 40) e soprattutto veste i panni di Andy in quel gioiello di Wet Hot American Summer (recuperate tutto il materiale all’istante perché si tratta di un must watch per chiunque).

Qui dovendo sorreggere praticamente da solo l’intera serie fa un lavoro clamoroso: i due Miles che interpreta sembrano effettivamente due persone diverse e non grazie al modo di vestire, ma l’atteggiamento, la voce, le movenze sono davvero incredibili nonostante vengano dallo stesso attore. Il “quasi” vicino a “unico protagonista” non va dimenticato perché anche Aisling Bea, che qui interpreta Kate, la moglie di Miles, è favolosa: il suo accento irlandese e il tipico umorismo anglosassone che la contraddistinguono rendono ogni sua scena davvero splendida.

Living with Yourself utilizza la soluzione del doppio solo come un pretesto per raccontare più in profondità il rapporto che ha l’essere umano con l’abitudine

Però per quale motivo Living with Yourself è il perfetto prodotto da binge watching? La risposta è la struttura: ogni episodio è visto dalla prospettiva di uno dei tre (forse due) personaggi della storia; anche se sappiamo cosa succederà vedere le cose da un altro punto di vista è magnetico. Nonostante la serie sia molto leggera ed ironica ogni episodio si conclude con un elemento di novità (difficile definirli dei veri e propri cliffhanger) e il ritmo è talmente serrato che invece di una comedy sembra quasi di assistere ad un thriller. 8 episodi da 25 minuti ciascuno sembrano volare in un quarto d’ora. Noi l’abbiamo divorata in giornata, voi cosa aspettate?

P.S. Dopo il salto (l’immagine seguente) troverete una brevissima parte spoiler, quindi se siete dei temerari e volete proseguire vale il detto: uomo avvisato, mezzo salvato.

Allora eccoci nella sezione spoiler che in realtà non sarebbe neanche necessaria tanto la trama è semplice e scontata, però due cose sul finale vanno dette. La prima è che le ultime scene forse sono la parte peggiore di tutto l’insieme: che alla fine nessuno dei due avrebbe ucciso l’altro era tanto telefonato da rimanerci quasi male se fosse successo il contrario. La seconda è che una conclusione del genere, quella del bimbo clone, è davvero paracula, perché adesso Netflix può benissimo allungare il brodo e rovinare un prodotto che funzionava benissimo così nel suo formato “one shot“: un peccato.

Ah, si è finalmente svelato il segreto di Tom Brady!

  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
7.7/10

Summary

Living with Yourself è l’ennesimo prodotto riuscito di Netflix, che quando vuole dimostra di essere ancora in grado di stupire anche con poco.

Porcamiseria

7.7

Living with Yourself è l'ennesimo prodotto riuscito di Netflix, che quando vuole dimostra di essere ancora in grado di stupire anche con poco.

Storia 7 Tecnica 8 Emozione 8
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