Può una Serie TV chiamarsi come il protagonista dello show e allo stesso tempo declassare il suddetto protagonista a comprimario per tutta la sua seconda stagione? La risposta è sì, se parliamo di Marco Polo. Mentre la Season 1 ha naturalmente introdotto tutti i protagonisti ruotando sempre intorno al nostro Marco Polo (interpretato dal nostro bravissimo connazionale Lorenzo Richelmy, già visto ne I Borgia e al cinema con Carlo Verdone), la Season 2 si concentra sulle vicende di tutti gli altri personaggi: Marco ha la sua story line, ovviamente, ma serve più come tramite a ciò che gli accade intorno, spesso coinvolgendolo suo malgrado.
Questo accade perché chi scrive serie per Netflix fondamentalmente ha una gran libertà di azione e creatività: la serie, che tra l’altro con 90 milioni di dollari è la seconda più costosa al mondo dopo Game Of Thrones, grazie al corposo budget riesce ad eccellere in tutti i campi possibili, dalla fotografia ai costumi, dalla sceneggiatura ai dialoghi. L’unica pecca alla base è forse proprio quella di essere una serie storica, molto accurata nel narrare le vicende realmente accadute: si sa che il pubblico rischia di annoiarsi facilmente se solo percepisce qualcosa di vagamente scolastico.
La seconda stagione di Marco Polo dunque si concentra sulla già ingombrante figura di Kublai Khan (Benedict Wong), fresco di conquista della Cina, con la preoccupazione di riuscire a mantenere il nuovo status di Imperatore e di Khan del popolo mongolo. Il nuovo nemico ha le vesti del cugino Kaidu (Rick Yune), che insidia la legittimità del trono di Kublai, reclamando un consiglio dei capi tribù nella speranza di essere eletto nuovo Khan. La pretesa al trono ha radici che affondano nel prestigio delle due famiglie, con un’insidiosa vecchia madre di Kaidu, Shakana, contrapposta dalla regale figura dell’imperatrice Chabi (la meravigliosa Joan Chen).
Chabi è uno dei personaggi più riusciti dell’intera serie: di supporto al marito sia per i consigli politici, sia nei momenti di umano sconforto, l’imperatrice è anche l’artefice del matrimonio combinato tra il figlio prediletto Zhenjin (Remy Hii) e la bellissima Blue Princess Kokachin (Zhu Zhu). Chabi è al corrente della vera identità di Kokachin, ma la priorità è dare un erede al trono di Kublai: Zhenjin è purtroppo sterile, ma questo non impedirà a Chabi di organizzare freddamente uno stratagemma per ovviare all’inconveniente. La pressione psicologica a cui è sottoposta la giovane principessa è troppo forte, soprattutto quando la vera Kokachin le appare dal nulla.
Marco Polo è presente come collante tra le varie vicende dei personaggi: lo vediamo insieme a Mei Lin (Olivia Cheng) in missione per catturare l’Imperatore bambino, in giro a caccia di lupi con Kublai, all’inseguimento del padre Niccolò (Pierfrancesco Favino), in battaglia con i figli del Khan, e naturalmente allenarsi con Cento Occhi (Tom Wu). Marco è quindi sempre nel posto giusto al momento giusto, ma le vicende lo tengono ai margini della narrazione, spesso anche solo come spettatore: in fondo è proprio questa la reale natura dell’autore de Il Milione, e la capacità di osservare tutto ciò che lo circonda è la ragione principale che lo lega al servizio della corte di Kublai.
C’è anche spazio per delle importanti storie d’amore, che inseriscono un po’ di romanticismo nel violento mondo delle lotte di potere mongole. Oltre a Marco che ancora langue per Kokachin ormai tra le braccia di Zhenjin, Byamba (Uli Latukefu) e Khutulun (Claudia Kim), figli rispettivamente dei rivali Kublai e Kaidu, riescono a rimanere uniti nel momento in cui i propri padri sono sul punto di far scoppiare una guerra. Di una poesia quasi straziante la scoperta della relazione di Cento Occhi e Lotus (Michelle Yeoh, vista in La Tigre e il Dragone), che mescola la storia d’amore alle arti marziali, e ripropone il dilemma di scegliere tra il servire il proprio signore o ascoltare le voci del cuore, il tutto dipinto nelle magiche atmosfere zen ricreate dalle magnifiche scenografie.
La rivelazione della stagione è il doppio gioco di Ahmad (Mahesh Jadu) altro figlio adottivo di Kublai. Già si era intuito nella prima stagione che Ahmed covava un enorme risentimento verso il padre: alleandosi con Mei Lin, usandone la figlia come merce di scambio, si muoverà nell’ombra per annientare il padre, destabilizzandone il potere e aiutando la pretesa al trono di Kaidu. Altro interessante parentesi sentimentale è proprio quella tra Ahmad e Mei Lin, che giocano pericolosamente le loro carte, soprattutto alle proprie spalle.
I rapporti familiari, i segreti e gli intrighi affascinano più delle violenti battaglie e delle meravigliose trovate scenografiche, alcune delle quali lasciano letteralmente a bocca aperta. Oltre alle macchinazioni doppiogiochiste di Ahmad e alle insidie di Kadui, un altro nemico si staglia ad occidente per il nostro Kublai: le armate del Papa si avvicinano, grazie al supporto dei primi mongoli di religione cristiana, oltre ai rivoluzionari cinesi non proprio felici di essere stati conquistati dai mongoli. La situazione politica è quindi molto delicata, e le parole sussurrate segretamente diventano più pericolose delle spade e dei cavalli, per una seconda stagione che incalza molto di più della prima: veniamo trascinati nel cuore dei conflitti di una delle più grandi dinastie del mondo passato, sempre però passando dagli occhi del giovane Marco Polo.
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