Marvel’s The PunisherThe Punisher Season 2: Old Man Frank

Season Recap A colpi di pistola Frank Castle porta avanti la sua hobbesiana visione della vita: homo homini lupus non è mai stato così vero come nella seconda stagione di The Punisher.

7.5

Nella recensione della première di questa seconda stagione di The Punisher ci domandavamo quanto potesse durare per la pace per un uomo come Frank Castle, il cui motto è sempre stato si vis pacem, para bellum. I tredici episodi che compongono questo (probabilmente ultimo) arco narrativo gestito da Netflix e Marvel, col pretesto del protagonista, raccontano piuttosto un mondo in cui la violenza è costantemente in primo piano ed è espressione della reale natura umana, che nella società canalizza questa aggressività demandandola a individui come il Punitore.

Scopo di Castle è quindi non solo mettere fine a una sequela di ingiustizie ergendosi a giudice, giuria e boia, ma anche e soprattutto smascherare la velata ipocrisia di chi non ha il coraggio di ascoltare i propri istinti più profondi. Così MadaniCurtis ricorrono a Frank per risolvere la questione Billy Russo, consapevoli che nessun’altra soluzione al di là di quella fatale possa essere definitiva. La violenza di cui è latore Frank, allora, non è più solo personale, ma anche, come dimostra lo scontro con Pilgrim, un’assunzione di responsabilità nei confronti del mondo, cercando di bilanciare con la durezza i piatti della bilancia pericolosamente pendenti verso l’ingiustizia.

Ovviamente il Punitore non ha consapevolezza di questa missione: Frank è un personaggio semplice, puro istinto, quasi un animale se ci si ferma ai momenti di intensa interpretazione di John Bernthal, dalla caratterizzazione binaria e manichea. A tratti è Marley e a tratti è Cujo, non c’è via di mezzo. Per questo più che il personaggio, ormai caratterizzato con facilità nella prima stagione, contano in questi episodi le relazioni che intreccia, evidenziando la buona scrittura dei comprimari, i quali riempiono i vuoti psicologici che il protagonista per forza di cose lascia.

L’ossessione di Madani finisce quasi per condurla ad abbracciare i metodi di Castle, ma il volo della dott.ssa Dumont e il successivo confronto con Billy la mettono dinanzi all’inevitabile verità: solo Frank ha le spalle adatte per portare addosso un peso del genere. Un altro al posto del Punitore si sarebbe fermato ad ascoltare le ultime parole dell’amico/nemesi, ma non Castle, che chiude con un proiettile un capitolo già terminato, una missione già vecchia. L’amore famigliare, però, quello sì fa breccia oltre il corpetto antiproiettile del duro protagonista, tanto da garantire la redenzione di Pilgrim, a patto che torni a occuparsi dei figli e lo aiuti a punire col sangue i veri responsabili di quanto è successo ad Amy.

Tredici episodi che scorrono via abbastanza velocemente, con un buon equilibrio tra l’azione (sempre ben gestita, anche se con qualche inverosimiglianza di troppo) e l’approfondimento psicologico. In alcuni tratti è forse un po’ marcata la somiglianza con Loganl’acclamato film su Wolverine che riprende la trama del fumetto Old Man Logan, con inevitabili convergenze che puzzano un po’ di déjà vu. La netta separazione tra i due archi narrativi, inoltre, non sempre paga e in alcuni episodi evidenzia la mancanza di idee rispetto alla storia di Billy, spesso trascinata e annacquata, fondata più sulla bravura di Ben Barnes, che non su altri meriti.

Il finale dolceamaro, dovesse essere confermato come definitivo, non lascia in ogni caso insoddisfatti, presentando il personaggio per quello che è: un antieroe che porta all’estremo le nostre considerazioni sui vigilanti e che abbraccia il lato più hobbesiano della vita.

  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
7.5/10

Summary

Un ottimo equilibrio tra azione e approfondimento psicologico che tradisce ogni tanto l’ispirazione col film Logan. Il focus più che sul protagonista è sulle sue relazioni e sui comprimari, ma la figura dell’antieroe, al netto di una psicologia poco più che binaria, ne esce comunque ben definita. La divisione netta tra le storyline non sempre paga, penalizzando la parte su Mosaico.

Porcamiseria

7.5

Un ottimo equilibrio tra azione e approfondimento psicologico che tradisce ogni tanto l'ispirazione col film Logan. Il focus più che sul protagonista è sulle sue relazioni e sui comprimari, ma la figura dell'antieroe, al netto di una psicologia poco più che binaria, ne esce comunque ben definita. La divisione netta tra le storyline non sempre paga, penalizzando la parte su Mosaico.

Storia 7.5 Tecnica 7.5 Emozione 7.5
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