Masters of Sex3×08 Surrogates

In questo episodio di Masters of Sex c’è poco spazio per le ambiguità concettuali. Il titolo è autoesplicativo, si parla di surrogati, e non sono nel senso convenzionalmente attribuito alle relative pratiche mediche. Come tema parallelo mi è sembrato che tutti, a diversi livelli, avessero a che fare con la menzogna, da Virginia che finge […]

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In questo episodio di Masters of Sex c’è poco spazio per le ambiguità concettuali. Il titolo è autoesplicativo, si parla di surrogati, e non sono nel senso convenzionalmente attribuito alle relative pratiche mediche. Come tema parallelo mi è sembrato che tutti, a diversi livelli, avessero a che fare con la menzogna, da Virginia che finge di essere ammalata, ai pazienti che fingono di essere una coppia sposata, a Dan Logan, di cui scopriamo una prima, innocente bugia. Ma andiamo con ordine.

VIRGINIA + DAN

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Virginia fa quello che mai si sarebbe sognata di fare in vita sua: concedersi un attimo di pausa per volare a Las Vegas con Dan. Mi è sin da subito piaciuta la scusa offerta a Bill, poiché si nota quanto lei lo conosca sostenendo che “le idee devono partire da lui”. Vista tuttavia la situazione totalmente fuori dai rigidi schemi della dottoressa Johnson, ogni occasione è buona per lavorare, anche in una sala slot di un casinò.

L’universo delle mogli mantenute e annoiate non fa per lei, lo si nota dall’espressione carica di disagio nel dialogo alle slot machines, capisce lei stessa che è fatta più per supportare attivamente l’uomo con cui sta che per fungere da mera accompagnatrice con la fede al dito. Lo dimostra l’incontro col direttore del casinò, in cui si mostra capace di poter ribaltare le carte in tavola a suo favore, in un interessante paragone tra il gioco d’azzardo e il sesso.

Virginia: Going into a casino is much like going to bed with someone. They’re both means of escape. […] You place your bet – excitement. You spin the wheel – plateau. It lands on your number – climax. The adrenaline subsides – resolution.

Logan la definisce come “partner”, un appellativo sicuramente più vicino spiritualmente di “associate”, tanto usato negli anni da Bill per definire la collaborazione tra lui e Virginia.

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L’aggressione da parte dell’addetto dell’hotel dà l’occasione per allacciarsi alla storia di Henry, un modo per affrontare un tema di innegabile rilevanza storica con il punto di vista di una madre costantemente preoccupata per l’incolumità del figlio. Il dialogo nella stanza d’albergo è da nodo allo stomaco, e Lizzy Caplan brilla nel suo ruolo più del solito.

Il personaggio di Dan Logan è pure interessante, e sta vincendo contro Bill sotto ogni punto di vista, diventando molto più di un surrogato della loro relazione. Sembra perfetto, a parte la bugia detta per amore, con Virginia a metà tra il contrariato e il lusingato per la sua rinuncia a un sicuro successo professionale, pur di rimanere con lei. Non ho idea di dove gli sceneggiatori vogliano portare la loro storia, dato che sappiamo benissimo con chi finirà Virginia, ma sono curioso di come riusciranno a demolirla, viste le basi solidissime. Che torni la moglie di Dan a scoperchiare il vaso di Pandora?

BILL + NORA / BETTY + HELEN

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Bill è parallelamente impegnato col suo programma di partner surrogati per aiutare a risolvere le più tipiche disfunzioni sessuali. Abbiamo modo di conoscere una nuova entrata nel cast di Masters of Sex, Nora Everett (interpretata da una pregevole Emily Kinney, che ricordiamo per il suo ruolo di Beth in The Walking Dead), introdotta con la classica scusa “Ah ma ti ricordi, ero la bambina dei vicini che si era sbucciata le ginocchia anni fa!”. La ragazza ricorda a Bill la Virginia dei vecchi tempi, precisa, instancabile e dedita allo studio; fa la figura della secchiona detestabile, ma l’ho trovato un personaggio efficace e con potenziale, soprattutto nei suoi ultimi minuti di screen time e durante questo breve scambio di battute in cui sbatte in faccia a Bill una verità che lo lascia a dir poco gongolante.

Nora: I don’t know what it is Dr. Masters, but you’ve changed. You’re nothing like I remember you.

Non credo possa esserci spazio per una liaison tra i due, ma si vede un dottor Masters con una nuova luce negli occhi, colpito dalla sua nuova studentessa che gli ricorda Virginia anche nei dettagli biografici, come il mancato conseguimento di una laurea nei primi anni della sua carriera. Non vedo l’ora di seguire l’evoluzione di questa storia.

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Betty e Helen hanno trovato in Austin un perfetto donatore per dar loro un figlio, peccato che il piano architettato faccia acqua da tutte le parti. Helen e Austin sono rigidi e inverosimili come coppia sposata, e la menzogna viene subito svelata nel momento in cui Bill scopre che la presunta sposa è ancora vergine. Il dettaglio è inverosimile, pare strano che persone con una discreta esperienza sessuale non ci prestino attenzione, ed è evidente come sia solo un espediente narrativo.

L’escalation con Betty è uno dei punti più belli dell’episodio, un momento tanto desiderato da chi come me sperava in un ruolo più importante per lei. Bill non riesce ad averla vinta nel confronto, Betty ha come carta vincente una schiettezza invidiabile, che la pone una spanna sopra a molti altri personaggi e ai loro segreti.

Bill: We keep our personal affairs out of this office!
Betty: Oh, we both know that is not true! […] I have been working here for seven years, and I’ve become an expert at looking the other way.

Chiaramente Bill non cede alle pressioni di Betty, e l’ultima sequenza dedicata alla coppia, in cui Austin procede fisicamente a dare un figlio a Helen, dà una sensazione di tristezza mista a disagio, e fa riflettere nuovamente sulla questione LGBT nell’America degli anni ’60, mostrando la forza di volontà di due donne disposte a tutto pur di realizzare il sogno di formare una famiglia.

LIBBY + PAUL

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Facciamo un sorprendente salto in avanti con la storyline di Libby, vedendola già nel pieno del suo rapporto sessuale con Paul. Non a caso non ci viene mostrato il punto di svolta nella loro strana relazione, semplicemente perché il loro rapporto non ha sentimento da esporre, ed esprime soltanto il bisogno reciproco di trovare dei surrogati per le loro storie naufragate.

Paul è più volto allo sviluppo di una vera relazione, avendo trovato in Libby qualcosa che può fargli dimenticare Joy, mentre Libby non ha la stessa intenzione, anzi apprendiamo quanto in realtà Bill non c’entri nulla in questo. Bill nella mente di Libby è morto e sepolto, la sua mente è rivolta a Robert, il punto oscuro della sua storia passata su cui finalmente abbiamo una rivelazione.

Libby: That was unthinkable, I still can’t believe that he’s gone, […] I can’t give you anymore of myself because I’ve already given it all.

Questo è un primo piccolo passo avanti per Libby, che in questa stagione ha solo mostrato di volersi chiudere nel falso conforto di un matrimonio ormai evanescente. Ora capiamo il motivo della sua involuzione, in una sequenza che ci mostra finalmente la potenza di un personaggio che credevamo addormentato (ma una sempre eccellente Caitlin Fitzgerald). Capiamo anche che la necessità primaria è il conforto, il bisogno di contatto, anche se ciò viene detto dalla persona più inadatta del mondo, visto e considerato che la coppia in questione non ha il minimo contatto fisico da anni.

Bill: Human beings cannot survive without being touched, it’s a basic biological need. […] Not everyone can find an adequate partner on its own. What we’re providing is a temporary substitute.
Libby: Is that really enough? A stand-in?
Bill: For some people it’s all they have.

Un dialogo che coglie appieno la situazione. Libby razionalmente sa che ciò che ha creato con Paul non è abbastanza, ma le sue azioni riflettono l’ultimo pensiero di Bill: la donna non ha più nulla da dare né da ricevere, tutto ciò che può essere per il suo amante è una sostituzione temporanea di qualcosa che per lei ormai non esiste più.

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Parallelamente abbiamo un’interessante sviluppo per Barton, che riesce a prendere maggiormente coscienza del suo orientamento sessuale e conosce un uomo che potrebbe avere il dono di aprirgli gli occhi e portarlo a vivere la propria vita con maggior naturalezza.
La storia di Lester e Jane passa senza infamia e senza lode, trascurabile quanto quella di Tessa, che fortunatamente non appare in questo episodio, già di per sé molto ricco.

Mi aspetto questo da Masters of Sex: occhi inumiditi nelle sequenze più intense, spazio per riflessioni, momenti di leggerezza. Ho assistito a un ottimo episodio, solo con una storyline secondaria (quella di Lester) che non porta nulla di interessante né di comico alla già ricca storia principale. E ringraziamo il cielo per non aver visto Tessa Johnson.

4.5

 

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Certo che però quei capelli…

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