Masters of Sex3×12 Full Ten Count

Season Finale L’ultima stagione di Masters of Sex, seppur con episodi dalla qualità altalenante e alcune scelte di sceneggiatura opinabili, ha sempre saputo uscirne dignitosamente, grazie perlopiù alla bravura degli attori protagonisti (e non), ma anche per la presenza di temi di impatto e meritevoli di riflessione. I punti deboli dei primi undici episodi, più o meno […]

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L’ultima stagione di Masters of Sex, seppur con episodi dalla qualità altalenante e alcune scelte di sceneggiatura opinabili, ha sempre saputo uscirne dignitosamente, grazie perlopiù alla bravura degli attori protagonisti (e non), ma anche per la presenza di temi di impatto e meritevoli di riflessione. I punti deboli dei primi undici episodi, più o meno perdonabili, in una trama che ha saputo prendersi le sue libertà rispetto alla biografia ufficiale di Masters & Johnson, sono essenzialmente due: la deriva soap-operistica della storia di Virginia, schiacciata nella scelta tra due uomini, e ad ultimo le paventate accuse di pedofilia ai danni del dottor Masters. Era altissimo il rischio di valicare il confine tra drama d’intrattenimento e deviazione irrispettosa da una già di per sé interessante storia vera, e dopo questo episodio posso dichiararlo a gran voce: hanno fatto la cazzata. Vediamo perché.

La scelta di Virginia

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Partiamo da Virginia, eterna indecisa, che alla fine però sceglie l’amore di Dan Logan. L’atteggiamento è quello di chi scappa quando la nave sta affondando: inizialmente si professa disposta a tutto per salvare la reputazione della clinica (persino cedere alla richiesta di denaro da parte del padre di Dennis), salvo poi fuggire a gambe levate una volta che la situazione è troppo complicata per essere gestita in scioltezza.

Rifiuta definitivamente Bill, ma indugia oltremisura all’aeroporto, quasi aspettando che lui arrivi seguendo il più scontato dei cliché cinematografici, e facendoci capire quanto in realtà le piaccia avere un piede in due scarpe. Non è chiaro quanto in questa titubanza incida il senso di colpa per l’abbandono del suo progetto di vita, a maggior ragione in un momento così precario e con accuse così pesanti, nonostante la colpa sia di Bill e della sua scelleratezza. Quello che è chiaro è che ci troviamo di fronte ad una Virginia appiattita e banalizzata per amore, che segue la corrente lamentandosi, ma senza tuttavia agire in concreto per migliorare la sua vita. La colpa è di Dan Logan? No (e qui mi schiero apertamente), la colpa è di Virginia che si è fatta trascinare dai sentimenti. La vera Virginia si vede nei minuti iniziali, quando tira fuori le unghie per difendere il suo lavoro e i suoi interessi professionali, il resto è vuoto cosmico.

Pericoli in Agguato

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La storia di Bill e delle pesanti accuse a suo carico è definibile con un semplice aggettivo: delirante. Al di là della totale inesistenza di questa parte nella vita reale dei protagonisti, bisogna fare un grosso sforzo di fantasia per giustificare diversi passi della trama che ci è stata presentata.

In primis il capo della polizia, che chiede che le accuse e l’arresto non raggiungano la stampa, così da poter prendere tempo per M&J. Il che è totalmente fuori da ogni logica, visto chi ha architettato tutta la faccenda: per quale motivo il Committee of Decency dovrebbe rimanere in silenzio, quando è esattamente il loro scopo screditare il lavoro della clinica? Aggiungiamo la naturalezza con cui è concesso a Nora di preparare le sue cose per andarsene nel bel mezzo dei preparativi per una importantissima conferenza. Nessuno si accorge di lei, né della bordata che si prende in fronte da Virginia (bella mossa, però!), che la lascia esanime a terra.

Nora stessa avrebbe potuto informare l’editore della Little Brown delle accuse arrivate alla clinica, e questo avrebbe contribuito a rimediare ai due punti sollevati poco fa, dando senso anche alla presenza della ragazza nell’edificio. Invece gli sceneggiatori tirano fuori l’inverosimile “un mio amico che lavora nella polizia ha detto che…”. A questo punto alzo le spalle, mi chiedo se la creatrice dello show Michelle Ashford abbia bevuto, per aver costruito una storyline così incoerente.

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A man’s got to know when he’s beat, son.
A man has got to learn.
Using his head to block punches, that’s his strategy.
Too damn stubborn or damn stupid to know when he’s beat.

Cerchiamo di salvare qualcosa, chiudendo gli occhi e facendoci andar bene questi buchi nella trama. La ripresa dell’incubo di Bill nella scena finale, quando si arrende alla sconfitta e sceglie di non rincorrere Virginia nonostante sia perfettamente in grado di raggiungerla e (forse) riprenderla a sé, chiude il cerchio su ciò che è stato il dottor Masters in questa stagione: un uomo che le ha tentate tutte pur di costruire qualcosa con Virginia. Ha provato con le buone, ha provato con le cattive, ha provato con il sesso mascherato da esperimento clinico, usando la sua testa per assorbire tutte le delusioni.

La più classica delle metafore è a portata di mano, come la più classica delle congetture: cosa sarebbe successo se avesse usato il proprio cuore, invece di pensare a pianificare tutto nei minimi dettaglio, nella sua mania di controllo? Alla fine ciò che gli rimane è uno scandalo alle porte che potrebbe distruggere anni di duro lavoro, una vita senza Virginia e persino senza Libby.

Il segreto di Pulcinella

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Se c’è infatti qualcosa di “buono” che tutta la storia dell’accusa per molestie ha creato, è stata l’occasione per Libby e Bill di togliersi il macigno di una vita dalle spalle. Per la legge cosmica secondo la quale Libby non potrà mai e poi mai essere felice, le viene tolta la presenza di Paul, improvvisamente e inspiegabilmente. In aggiunta, Bill arriva, durante la richiesta di pagamento della cauzione, a confessarle la storia con Virginia.

Il vaso di Pandora è scoperchiato: vediamo Bill sinceramente mortificato della distruzione causata nella vita di sua moglie, e incredulo del suo sacrificio per il bene dei figli. Non sa che anche lei ha avuto le sue storie parallele, ma non è questo il punto, perché alla fine Libby ha rinunciato a ogni potenziale occasione di riscatto mentre suo marito faceva il buono e il cattivo tempo. L’accordo tra moglie e amante è uno schiaffo morale pesantissimo per Bill, ma anche l’occasione per riflettere su come non ci si possa ritenere immuni da segreti e sotterfugi altrui. Davvero credeva di avere una moglie così sprovveduta?

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Con il futuro divorzio tra Bill e Libby si avvicina la svolta tanto attesa nella biografia di M&J, quindi una domanda finale esige una risposta: ha ancora senso parlare di aderenza al materiale biografico, dopo una deviazione così netta dal corso degli eventi?

Finché si tratta dell’aspetto sentimentale, (quasi) ogni deviazione dalla realtà – Dan Logan – è benvenuta, altrimenti Masters of Sex sarebbe un documentario. Quando però si va a toccare un tema come le molestie ai minori, o la minaccia da parte di un editore di far affondare la nave dei due pionieri della fisiologia sessuale, questioni MAI esistite, si sta pericolosamente alterando il corso di eventi realmente accaduti, disonorando la memoria dei due scienziati. Le possibilità sono due: o gli autori dello show si arrendono e dichiarano di star presentando un lavoro di pura finzione, o si sta alterando palesemente la storia, raccontando una realtà parallela, e allora tirate fuori gli unicorni.

(Barton Scully e il suo percorso di accettazione di sé, con la fine della repressione del suo orientamento sessuale, hanno compensato un po’ le bruttezze di questo episodio, ma sono troppo amareggiato per poter esaltarne la storyline come meriterebbe)

2.5

https://twitter.com/perfectderavin/status/648865185650896896

https://twitter.com/howsannie_/status/648789329767178240

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