Masters of Sex4×01 Freefall

Masters of Sex torna con una premiere didascalica, volta al riequilibrio tra le parti in gioco. I due protagonisti sono in caduta libera, ma qualcuno entrerà nella loro vita professionale e gli consentirà di ritrovarsi. Libby nel frattempo riacquisisce la sua indipendenza.

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Anno 1969, protesta davanti alla sede del concorso Miss America. Nel periodo del femminismo più caratteristico e incisivo, i tre protagonisti di Masters of Sex, in caduta libera, cercano di aprire il paracadute d’emergenza per atterrare in sicurezza e ricostruire la loro vita, sia la coppia professionale (Bill e Virginia), sia la donna sull’orlo del divorzio, pronta finalmente a vivere la propria individualità (Libby).

Have you Ever Been in Freefall?

Bill è in rovina. Ha perso moglie, amante, quasi la reputazione professionale. L’apertura sulla sua vita è implacabile: con la barba insolitamente incolta e un altrettanto insolito istinto di autocommiserazione, Bill finisce per distruggere in un incidente d’auto la statua di S. Giuseppe davanti a un istituto religioso.

Per quanto emozionalmente interessante, il percorso di Bill appare fortemente guidato dagli autori, tra la ricomparsa nel suo ufficio – ciao Libby, quanto tempo! – e l’inusuale faciloneria del giudice che mette un uomo – ingiustamente – accusato di favoreggiamento della prostituzione in un istituto femminile. L’escamotage delle riunioni degli Alcolisti Anonimi è anch’esso vagamente tirato per i capelli, visto che dubito che un singolo episodio di guida in stato di ebbrezza sia indice di dipendenza da alcool.

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In mezzo a questi plot device poco eleganti, Michael Sheen regge splendidamente il peso del suo personaggio: una tristezza comunicata dagli occhi, lo smarrimento esistenziale che lo porta a rivisitare la sua casa dopo la separazione con Libby – in una sequenza dalla fotografia impeccabile – fino al duro contatto con la quotidianità al momento del suo ritorno alla clinica.

Il caso di questa settimana è la miccia che riaccende la passione di Bill, un uomo votato sempre principalmente al lavoro. Il feticismo per scarpe coi tacchi è la parentesi colorita della sua storyline, ma pur sempre l’occasione per Bill di risvegliarsi dal torpore, nonché togliere a Betty l’incombenza di dover respingere creativamente ogni paziente e creditore. Il punto di svolta è la tanto attesa telefonata di Hugh Hefner, in un nuovo e tanto atteso contatto con la realtà biografica di Masters e Johnson che era andato a farsi benedire per parte della stagione 3.

A Woman Always Has to Audition

Virginia ora è una donna sposata, ma con un matrimonio vuoto come quello di Bill. Le belle parole del “profumiere” valevano zero, come paventato durante la cena drammatica di Party of Four, e Virginia si consola col barista del locale che frequenta.

La lontananza da Bill e da Dan Logan dà lo slancio a Virginia, che prova nuove strade – scrivere editoriali su riviste –  e nuove collaborazioni – la rivista sarebbe Playboy. Il ritratto di Hugh Hefner è eccentrico ma comunque equilibrato, le atmosfere e i dialoghi nella Playboy Mansion non scadono nella caricatura, nonostante il letto rotante nello studio del fondatore della rivista.

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Hugh: Masters and Johnson […] can only be separated now by six feet of dirt and a headstone.

Hefner riesce nell’impensabile: riunire Masters – sorvoliamo sull’abbigliamento – e Johnson nel loro obiettivo comune, facendoli venire a patti con la realtà in un dialogo a carte scoperte che ha l’impatto di un pugno nello stomaco. I protagonisti hanno un nuovo investitore, e la frase di Hugh che chiude il capitolo sulla loro separazione forzata preannuncia ciò che avverrà tra un paio d’anni, in una parafrasi ironica del “finché morte non vi separi”.

Libby, nonostante risulti marginale in termini di screen time nell’episodio, fa un importante passo avanti verso la sua realizzazione personale. Finalmente potremo vederla nel pieno della sua indipendenza, senza influenze maschili – sia esso Bill o Paul – e contaminata dal femminismo dilagante della seconda metà dei ’60. “Take off your bra”, specialmente nel caso di Libby, segna la sua vera liberazione dagli uomini che troppe volte le hanno tarpato le ali.

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Quello di Masters of Sex è un gradito ritorno, con una stagione che si rimette in moto verso un obiettivo fino all’anno scorso poco chiaro. Gli intensi drammi hanno lasciato spazio alle epifanie personali, ai compromessi razionali e al sollievo dopo la caduta libera che ha condizionato fino a quel momento le vite dei protagonisti. 4 porcamiseria su 5, col solo dispiacere verso il brutto vizio degli autori nel voler romanzare a discapito della coerenza narrativa.

4

 

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