There is No Norm, Deviation is The Norm
Il ritorno prepotente sulla scena del lavoro scientifico di Masters e Johnson è il primo grosso caposaldo di questo episodio di Masters of Sex. I casi affrontati in Human Sexual Inadequacy aprono gli occhi su una vasta gamma di disfunzioni sessuali e la coppia di scienziati, che ancora fatica a trovare uno spazio emozionale condiviso, ha il problema congiunto di dover affrontare contemporaneamente il processo per sfruttamento della prostituzione e la pubblicazione del loro nuovo lavoro.
Virginia ricontatta la Little Books e l’editore a loro associato direttamente a New York, resistendo stoicamente alle imbarazzanti provocazioni maschiliste di cui è oggetto. Secondo i suoi desideri sarebbe dovuta essere accompagnata da Bill – desideri non solo di tipo professionale, vista la recente epifania – ma il processo rappresenta un problema insormontabile alla presenza di entrambi gli scienziati. Bill, vedremo, cercherà il compromesso tra integrità professionale e personale di Virginia, la quale con questo viaggio dimostra sì di essere una macchina da guerra nel lavoro, ma anche di non aver a cuore più di tanto la vicenda legale e la reputazione di Bill – praticamente se lo vuole portare a New York per concupirlo, in barba alle udienze.
Bill e Braham puntano in alto, provando a portare il caso avanti senza passare per il pleading guilty, pensando persino alla Corte Suprema. Anche qui, però, la strategia legale si scontra con il sordido passato adultero di Bill e Virginia. La scelta è tra dichiararsi colpevoli, con l’inevitabile danno alla reputazione per la clinica – in realtà non dovrebbe essere un problema così grosso, visto che i temi trattati sono già pruriginosi in quanto tali – e andare avanti a processo accettando la testimonianza del receptionist dell’albergo dove avvenivano gli incontri clandestini tra i due.
Questa seconda ipotesi è persino peggiore perché scoperchia il vaso di Pandora e esibisce al pubblico qualcosa che potrebbe essere percepito come estremamente malsano: professionalità e integrità morale sono sempre state le chiavi del messaggio pubblico di M&J, a prescindere dal contesto sessuale della loro ricerca, e macchiare questa supposta integrità farebbe perdere non solo reputazione, ma persino credibilità al lavoro degli scienziati. In questo momento chiave, Bill decide di salvaguardare Virginia in una prima sincera apertura dopo il tanto male che si sono fatti reciprocamente, ma riconosce di avere un problema di dipendenza – e non di tipo alcolico.
Bill, infatti, esce da questo episodio innegabilmente riappacificato con Virginia ma, in quanto mortalmente ferito dagli eventi passati, tratta il suo rapporto con lei come una vera e propria dipendenza, fino all’improbabile confessione durante la riunione AA – il meccanismo narrativo sottostante è opinabile, per quanto efficace. La parte buona di Bill esce con serenità solo con Libby, paradossalmente: l’emancipazione ritrovata dalla donna consente ai due di tornare a letto assieme, stroncando tuttavia sul nascere ogni possibilità di relazione monogama. L’aspetto interessante qui è duplice: da una parte la schiettezza di Libby, ormai personaggio preferito nonché unico barlume di positività nel mare di risentimento e bugie che è Masters of Sex, dall’altra la reazione di Bill, persuaso dalle motivazioni della ex moglie senza troppa fatica – impossibile per lui ascoltare la moglie quando ancora erano assieme.
La sottotrama di Betty ed Helen svetta anche a confronto della trama principale, per quanto ottima: tocca in profondità lo spettatore e racconta una storia quotidiana e semplice, ricca sia di leggerezza sia di enormi sofferenze. La separazione di Helen dai genitori a causa del suo amore per Betty è un vero colpo al cuore, ma è anche l’unica soluzione possibile per le due donne per formare una famiglia. La resa è eccellente e lascia l’amaro in bocca quando capiamo l’epilogo del rapporto tra Helen e i suoi genitori, con il suo volto impietrito e rigato di lacrime. “Outliers” è a un passo dall’eccellenza, ma non è affatto un outlier in senso statistico – estremo, fuori dalla norma, ndr – vista la qualità complessiva di questa stagione. 4.5 Porcamiseria su 5.
Wherever We Tell You to
Il caveat di Bill sull’unione ritrovata con Virginia manda i due protagonisti alla confusa ricerca di una direzione, forse troppo estremizzata rispetto a quanto uno poteva aspettarsi dalla fine dello scorso episodio; è più verosimile un cauto riavvicinamento, ma ci si trova davanti a Bill che accoglie malamente i festeggiamenti per il successo con la Little Books. Più legittimamente tuttavia, davanti a una proposta diretta di Virginia, Bill reagisce rifiutandola categoricamente, spaventato a morte dalla sola idea di concedersi nuovamente alla sua vecchia amante. Stona solo la recriminazione di Bill: in base a cosa lui non dovrebbe fidarsi di Virginia, ma non è ammissibile considerare il viceversa?
La strada verso questo climax è preparata da Nancy e Art, preoccupati dalla scoperta dei microfoni che registrano ogni scambio verbale tra i membri della clinica: Nancy, come si dice in gergo, has zero chill e parte a testa bassa verso Virginia, semplicemente difensiva verso il proprio lavoro e territorio.
Nancy: I just want to know where I stand.
Virginia: Wherever we tell you to
Quale migliore occasione allora per tirare fuori il presunto rapporto intercorso tra Art e Virginia davanti a tutti? Il resto è solo un fiume in piena di parole in pieno stile Masters of Sex per i due scienziati, mentre la coppia di sposi preferisce vivere sul piano della menzogna, in una discussione che sfocia in un rapporto sessuale profondamente disturbante.
Libby ha il suo primo appuntamento con Braham, peccato che sia in una colonia nudista. Registicamente è apprezzabile il fatto che abbiano deciso di non censurare la nudità maschile per dare naturalezza alla sequenza, come anche godibile è la scrittura e lo svilupparsi della scena, con Libby al timone anche per una nuova conoscenza. I gruppi hippie che frequenta off-screen sono da ringraziare fino all’eternità, soprattutto quando vediamo la donna dettare legge, giocare sulle incertezze dell’uomo e sperimentare il nudismo senza indugi – seppur in solitudine.
La reale ed enorme nota dolente di “Family Only” è proprio quando si tocca la parte di episodio che dà il nome al titolo. Il drammatico epilogo della gravidanza di Helen, tra il danno e la beffa per Betty, non mette tristezza né fa commuovere, fa anzi rabbia per quanto sia solo dramma fine a se stesso. Che senso ha aggiungere elementi così forti in una storyline già ottima, sebbene secondaria? Andava bene un moderato lieto fine, con il prosieguo della vita famigliare di Betty anche off-screen, invece si sceglie di far morire un membro secondario del cast “perché sì”; causare dolore così inopinatamente è un vero e proprio colpo basso agli spettatori di Masters of Sex.
Non solo, tutto l’episodio è basato sull’inquietante premessa che qualcosa sarebbe andato storto, andando a far benedire persino il potenziale di un colpo di scena drammatico dell’ultimo secondo. Quella di Betty è una storyline conclusa con immotivata violenza, ma anche scritta con evidenti difetti, e ciò si ripercuote gravemente sulla resa complessiva dell’episodio, rovinando una stagione finora tra l’ottimo e l’eccellente. “Family Only” è il vero outlier di questa stagione di Masters of Sex, e speriamo davvero che sia l’unico. 3 Porcamiseria su 5.
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Cadere dalle scale con le mani in tasca mi avrebbe fatto meno male di questa puntata di #MastersOfSex
— Anna Carineria (@Pepkins88) October 18, 2016
L'ultimo episodio di #MastersOfSex mi ha prosciugato i dotti lacrimali, nonostante me lo sentissi fin dall'inizio che sarebbe finita così. 😢
— Mari(pigliati) (@mariscrooge) October 19, 2016
Non mi dispiace per nulla per Virginia finita ad elemosinare l'amore di Bill #MastersOfSex
— Tam (@91Tam_) October 18, 2016
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