Modern Love | SpecialiModern Love: quando la rubrica del cuore diventa una serie

Anteprima Basata sull’omonima rubrica del New York Times, Modern Love esplora l’amore in tutte le sue forme e lo fa con eleganza e leggerezza.

Modern Love, prima di essere la nuova serie originale Amazon, è una seguita rubrica del New York Times, fin dal 2004. Si compone di piccoli saggi personali che hanno come tema le strane, moderne e anticonvenzionali relazioni che avvengono nella società contemporanea. Una finestra sul mondo metropolitano e dispersivo di New York che ci regala la certezza che, nonostante la nostra vita sia un casino, l’amore è dietro l’angolo.

È un amore che cambia con la cultura dei tempi presentandosi sotto altre forme e sta a noi riconoscerlo. Sotto la guida di John Carney, che ha anche adattato, diretto e prodotto la maggior parte degli episodi, Modern Love, la serie, ci presenta 8 storie, tratte da altrettanti omonimi saggi, racchiuse in una stagione antologica da episodi di 30 minuti – un formato perfetto per l’operazione.

Modern Love va assaporata come un buon vino al quale bisogna dare tempo di respirare. Nonostante la brevità, sconsigliamo vivamente il binge-watching, per gustare lentamente ogni storia e darle il tempo di contagiarci. John Carney, insieme agli altri autori, ha indovinato il tono giusto con cui portare alla vita quelle confessioni che partono spesso da eventi piccoli e finiscono per sconvolgere e formare la vita dei protagonisti. Quella che pervade le storie – così come i saggi originali – è una leggerezza che ha imparato la lezione di Calvino.

È forse questo il merito maggiore di Modern Love, riuscire a parlare di gravidanze indesiderate e adozione, malattie mentali e disturbi d’ansia, amori finiti, amori persi, poi ritrovati e di nuovo persi, ed infine la morte, con assoluta leggerezza. Ad eccezione dei primi due episodi che non ci hanno convinto, la serie nella sua molteplicità è un buon prodotto e speriamo che questa sia la prima di molte stagioni – dopotutto non c’è carenza di materiale. Abbiamo scelto di analizzare – spoiler free – i tre episodi che ci hanno dimostrato come Modern Love, quando centra il bersaglio, lo fa come una freccia di Cupido.

Take Me as I Am, Whoever I Am

Lexi, un giovane avvocato, deve compilare la sua descrizione su un sito per appuntamenti e questo fa partire il flashback con cui scopriamo la sua storia. Ci racconta, così, di quella volta che, raggiante nella sua camicetta di paillettes d’oro, va al supermercato e nel reparto frutta incontra un uomo. Fermi tutti, non vi sembra l’inizio di una classica romcom degli anni ‘90? Neanche troppo verosimile – aggiungerei – visto che Lexi è interpretata da una straordinaria Anne Hathaway che di certo non avrebbe bisogno di un sito per appuntamenti nella vita reale… Ma è proprio per questo che il terzo episodio di Modern Love è anche uno dei più riusciti, brillanti e profondi. La bellissima Lexi ha, infatti, dentro di sé un male che la perseguita dall’adolescenza, che non le permette di avere amici, una relazione, tenersi a lungo un lavoro e spesso neanche uscire dal letto per giorni.

John Carney usa in maniera intelligente i cliché del genere romcom modificando lo stile di conseguenza. Ed è così che Lexi al supermercato diventa un musical da screwball comedy o una passeggiata per la City si trasforma nella sigla di un telefilm anni ‘70. La forza dell’episodio è, infatti, il cambio di registro visivo attraverso il quale entriamo molto velocemente nella doppia vita di Lexi e ci appassioniamo al suo conflitto dal quale non c’è uscita. Quella che sembra una convenzionale – e già vista – storia d’amore si trasforma nell’analisi della vita di una donna affetta da disturbo bipolare.

Rallying to Keep the Game Alive

Dennis e Sarah sono alle battute finali del loro matrimonio. Lei lo accusa di non fare abbastanza per la famiglia, perché facendo l’attore è costretto a stare fuori per lunghi periodi. Lui, infatti, l’ha sempre esclusa da quella parte della sua vita, come si vergognasse di lei. La consulente matrimoniale propone loro di condividere un’attività, un hobby, ed è così che arrivano al tennis. Ma il gioco serve solo a canalizzare meglio la competitività tra di loro. Neanche coinvolgere i figli li aiuta. Il risultato è che davanti al loro consulente matrimoniale, in un giorno come tanti altri prima, Sarah finalmente cede e ammette che per lei è finita. Lui per la prima volta le dà ragione.

Tina Fey e John Slattery (Mad Men) interpretano alla perfezione questa strana coppia in crisi. Ogni dialogo, scritto in maniera brillante da Sharon Horgan, anche regista, mostra come vecchi rimorsi e rancori possano distruggere un rapporto durato molti anni. Il sarcasmo di Tina Fey, oltre a divertire, è al servizio di un personaggio arrivato al limite, controbilanciato dall’aplomb di John Slattery, che è anche una degna spalla comica. Ma non fatevi l’idea sbagliata. C’è poco da ridere, in realtà. C’è in gioco la rovina di una famiglia. Questo è l’episodio più completo nella scrittura, dove le scene e i dialoghi raccontano da soli la complessità dell’eventuale fine di un amore senza bisogno di voce fuori campo, né spiegazioni.

Hers Was a World of One

Tobin e Andy non possono avere figli. Quando Andy non riesce a contenere il suo bisogno di maternità, Tobin acconsente a ricorrere all’adozione. L’agenzia li avverte che, data la loro condizione, potrebbero essere costretti ad aspettare per molto tempo, così quando incontrano Karla colgono l’occasione al volo. Karla – purtroppo per loro – è incinta senza sapere chi è il padre e vive alla fortuna girovagando senza fissa dimora. Non li aiuta il fatto che sia anche un po’ matta. Nei nove mesi successivi entra ed esce dalle loro vite finché decide di trasferirsi in casa loro durante la sua ultima settimana. È l’inizio della fine. Questa invasione della sua comfort zone mette a dura prova Tobin che attraverso di lei si scontra col fatto che, in fondo, non è mai stato sicuro di diventare padre.

Questo episodio in maniera delicata, divertente e sagace affronta il tema della genitorialità. Non si è mai pronti ad essere genitori. Nessuno dei protagonisti lo è. A maggior ragione lo è Tobin che dovrà crescere il figlio di una madre che non è “normale”. Ma non ha scelta, perché – mi sono scordato di scriverlo – Tobin e Andy sono due maschi gay.
Andrew Scott (Sherlock) e Olivia Cooke (Bates Motel) hanno la giusta sinergia – lui recitando in modo più minimalista, lei, invece, più eccentrica – che ci permette di assaporare il senso di inadeguatezza, l’immaturità e l’ansia dei loro personaggi.

(Modern Love è disponibile su Amazon Prime a partire dal 18 Ottobre)

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