O MecanismoSeason 1 Recap: cosa possono pochi poliziotti onesti contro Il Meccanismo?

La nuova serie brasiliana di Netflix ci porta nel cuore delle indagini di un gruppo di persone decise e testarde, disposte a tutto per smascherare il più grande scandalo di corruzione della storia del Brasile.

6.7

Questa serie, tratta ovviamente da eventi realmente accaduti e cioè dall’indagine Lava Jato che dal 2014 ha travolto il Brasile come un terremoto, portando perfino all’impeachment dell’allora presidente Rousseff, partiva con un handicap enorme: i paragoni inevitabili con un’altra serie prodotta da Netflix, la famosissima Narcos alla cui produzione aveva partecipato lo stesso regista che si è occupato di questo O Mecanismo, José Padilha.
Entrambe le serie sono tratte da eventi realmente accaduti (qui Lava Jato e lo scandalo Petrobras, là la lotta al narcotraffico in generale e a Pablo Escobar nello specifico), entrambe le serie sono prodotte da Netflix, Pedilha si porta dietro l’esperienza maturata in Narcos… però le similitudini finiscono qui, e paragonare le due serie sarebbe profondamente sbagliato: Narcos è una serie adrenalinica, ricca di inseguimenti, sparatorie, fughe carambolesche, rese dei conti, sparatorie, uccisioni. Con un cattivo carismatico che monopolizza la scena. O Mecanismo invece è una vicenda di reati finanziari, le indagini sono svolte sugli estratti conti e il massimo dell’azione che si ottiene è qualche intercettazione o il presentarsi alla porta degli indagati per notificargli arresti, mandati di comparizione, perquisizioni.

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Inoltre, dettaglio da non sottovalutare, mentre per Narcos gli eventi cui si fa riferimento sono abbastanza datati, qua si va indietro di soli quattro anni. Un nulla, sopratutto con i tempi giuridici e burocratici. Tempi talmente brevi che alcune persone coinvolte negli eventi narrati possono essere (e sono) libere e più o meno potenti, in futuro potrebbero esserci novità che magari scagioneranno altre persone… da qui la scelta obbligata di cambiare tutti i nomi nella serie, partendo da quelli dei buoni fino ad arrivare a quelli ben più rischiosi dei cattivi. Niente di eclatante, basta fare qualche piccola ricerca sull’indagine per assegnare i nomi corretti a ogni personaggio, ma di sicuro hanno dovuto pensare a eventuali problematiche legali prima di partire con questa serie.

Dopo aver visto il primo episodio, avevamo espresso alcuni dubbi relativi a scelte tecniche e alla serie in sé.
Le questioni tecniche riguardavano il flashback troppo lungo in avvio di episodio (due terzi del pilot si svolgono dieci anni prima dell’indagine) e le voci narranti che sono troppo presenti e che alla lunga stancano, con la loro tendenza a dire più del necessario dando accenni di anticipazioni.
Se alla fine alle voci ci si abitua, trovandole meno fastidiose del previsto, il flashback invece continua a sembrare sovradimensionato per il suo peso effettivo. Certo, ci mostra il precedente incontro tra i due protagonisti e la loro nemesi, e ci spiega il motivo per cui arrestarlo è così importante, ma appesantisce molto il pilot, e a parte spiegare i rapporti tra i tre (e togliere dai giochi il commissario) non ha altre funzioni; probabilmente poteva essere resa più corta questa parte senza che la storia ne risentisse minimamente, e migliorando l’episodio iniziale della serie.

Le questioni più collegate alla serie invece riguardavano il ritmo e l’ambientazione.
Il ritmo era e rimarrà lento e purtroppo questa cosa non è modificabile vista la natura dell’indagine e il tipo di nemici che questa task force sui reati finanziari deve affrontare: politici, avvocati, dirigenti d’aziende. Non è gente che spara, che fa attentati, che fugge. È gente che lotta in tribunale o a suon di tangenti e pressioni, a discapito del ritmo.
Anche l’ambientazione non cambierà, la povertà di certe zone del Brasile verrà solo accennata, i riflettori qui saranno puntati sulla causa della povertà, su chi divora i soldi e le risorse. E quindi avremo i grandi centri urbani e classi almeno mediamente agiate.

Durante questi otto episodi seguiremo tre filoni narrativi, ovviamente intrecciati e legati tra loro.
Il primo, e il più ovvio, è il macrofilone dell’indagine. Qui gli esiti di ogni azione si rifanno ai risultati reali di Lava Jato, mostrandoci anche tutto il lavoro sottostante ogni passo in avanti compiuto dalla polizia e dalla magistratura, le mosse e le contromosse fatte dalle parti in causa.
Un’indagine interessante anche per un pubblico che, come quello italiano, non conosce molto questo scandalo degli ultimi anni e che ci ritroverà inevitabilmente punti di contatto con un’indagine italiana di qualche decennio fa: Mani Pulite.

Poi abbiamo la narrazione che segue uno dei protagonisti, l’ex commissario Marco Ruffo.
Di indole irascibile e violenta, come abbiamo visto nel flashback del pilot, Ruffo ha un ottimo istinto investigativo, ma è rovinato dal suo carattere e dai suoi problemi mentali che lo portano a un prepensionamento per malattia mentale, essendogli diagnosticata una sindrome bipolare.
Il suo grosso problema però è l’ossessione per Roberto Ibrahim, il delinquente al centro dell’indagine del flashback e invischiato anche nella nuova Lava Jato: i due infatti hanno dei trascorsi, hanno fatto la scuola superiore insieme (dove Ibra, già avviato sulla strada della delinquenza, era un bullo e si può ipotizzare tranquillamente che il problematico Ruffo fosse una sua vittima) e si conoscono bene, così come Ibra conosce bene Regina, la moglie di Ruffo.
Questa ossessione di vedere finalmente Ibra pagare per i suoi crimini gli farà perdere più volte il senso della prospettiva e la ragione: Ruffo è un uomo divorato dal tarlo di arrestare il suo nemico, e a questo obbiettivo sacrifica la sua carriera, la sua sanità mentale, la sua famiglia.

Infine abbiamo l’altra voce narrante, la poliziotta Verena Cardoni. Un tempo pupilla di Ruffo, da quando è stato cacciato dalla polizia è lei a capo della task force che si occupa di crimini finanziari. Un gruppo che comprende lei e il volenteroso ma inesperto Vander, e a cui si unirà un misterioso volontario che mostrerà un intuito eccezionale.
Verena ha un conto in sospeso con Ibra, che dieci anni prima aveva arrestato insieme al suo mentore ma che aveva visto rimesso in libertà in seguito a un patteggiamento approvato dal PM Claudio Amadeu, il suo fidanzato di allora, che successivamente sparì per lavorare altrove: non le sembra giusto che un criminale come lui possa girare tranquillamente in libertà, e in più sa che è a causa sua che Ruffo ha avuto il crollo mentale, mettendo a rischio la sua stessa vita.
Così quando nell’indagine Lava Jato salterà fuori il nome di Ibra, Verena farà di tutto per catturarlo e non lasciarlo fuggire come la volta precedente. A differenza di Ruffo, Verena non commette errori madornali, anche se ha poca fiducia nel resto della polizia e spesso è in lotta col capo stesso del suo dipartimento.

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Però Verena ha anche altri problemi: la fiducia nei suoi stessi uomini, la fiducia in sé stessa che viene minata non poco dalle azioni di Ruffo, il ritorno in scena di Claudio, con il quale si creerà un rapporto ambivalente, con i due che alterneranno periodi di riavvicinamento e passione a periodi di scontri sul lavoro a causa della differente visione di come le cose andrebbero gestite.
Verena, così come Ruffo, vuole che chi è colpevole paghi e finisca in prigione. Claudio invece è disposto a patteggiare e a farla passare liscia a qualche delinquente, se servirà a raggiungere i veri pezzi grossi.
Verena è mossa dal senso di giustizia, Ruffo dalla vendetta, Claudio (così come il giudice Rigo) dall’ambizione.
Restano tutti personaggi coraggiosi e spregiudicati, pronti a combattere contro un sistema immenso e potentissimo, ma le motivazioni per questo sono agli antipodi.

Tutto… è il meccanismo.

E tu cosa puoi fare?

Niente.

E ovviamente, tirando le somme, al centro di tutto c’è il meccanismo”.
Sarà Ruffo a chiamarlo così, quando si renderà conto di cosa stanno scoprendo, di cosa dovranno affrontare, di quali piedi stanno schiacciando.
Il meccanismo è l’intero apparato di relazioni che legano grandi imprese e politici in un circolo vizioso ed eterno di tangenti e appalti truccati. Ma non si ferma qui e si espande, come le onde create da un sasso lanciato nell’acqua: così come nel grande, succede anche nel piccolo. La grande corruzione dei palazzi del potere si rispecchia nelle piccole corruzioni delle ditte pubbliche più piccole, tutti sono più o meno consapevolmente dentro a questo enorme meccanismo che comprende l’intera nazione, e che espelle da solo i corpi estranei che non ne fanno parte.
Un mostro quasi imbattibile, che solo una serie di circostanze fortuite e fortunate, oltre alla sottovalutazione del pericolo, hanno permesso di mostrare chiaramente e di ferire.

I parallelismi tra questa condizione brasiliana e quella che da sempre si vive qui in Italia sono abbastanza ovvi, e probabilmente per questo la serie, malgrado il ritmo lento e l’assenza di veri colpi di scena, riesce a mantenere la presa sul pubblico. Se il primo episodio non aveva convinto particolarmente, il resto della stagione riabilita completamente la serie.

Porcamiseria
  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 5.5/10
    Tecnica - 5.5/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
6.7/10

In breve

È una serie lenta, dove gli eventi si susseguono quasi naturalmente uno dopo l’altro, una volta messi in moto da qualche circostanza eccezionale. Buone le interpretazioni dei protagonisti. Dopo un inizio un po’ zoppicante, la serie si riprende bene e si dimostra valida.

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8/10 (2 votes)

Porcamiseria

6.7

È una serie lenta, dove gli eventi si susseguono quasi naturalmente uno dopo l'altro, una volta messi in moto da qualche circostanza eccezionale. Buone le interpretazioni dei protagonisti. Dopo un inizio un po' zoppicante, la serie si riprende bene e si dimostra valida.

Storia 7.5 Tecnica 5.5 Emozione 7
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