Nel corso della propria storia, qualsiasi serie che voglia definirsi rispettabile deve riuscire a rinnovarsi e a smussare gli angoli più spigolosi della propria trama orizzontale (ammesso che ce ne sia una) per procedere idealmente senza intoppi. Allo stesso tempo, però, è necessario che si mantengano alcuni pilastri fondamentali, cioè quegli elementi che nel tempo hanno reso la serie riconoscibile al pubblico: mi riferisco ai cosiddetti marchi di fabbrica che contraddistinguono una serie TV dalle altre.
In Once Upon a Time, la speranza e l’amore sono due elementi ricorrenti e spesso al centro degli avvenimenti. Dalla prima alla quarta stagione, speranza e amore si sono rivelati un deus ex machina che, al momento opportuno e in modi piuttosto inverosimili, ha permesso ai protagonisti di risolvere problemi altrimenti insormontabili. Il bacio del vero amore, la speranza anche nei momenti più bui: sono questi i temi che accomunano quasi tutte le fiabe, quindi Once Upon a Time non poteva sottrarsi dal ritrarre il potere miracoloso e salvifico che possono avere.
Ma fino a che punto avranno effetto?
Questa quinta stagione sta dimostrando che a tutto c’è un limite: ci sarà un giorno in cui il bacio del principe non sveglierà più la principessa, in cui la luce della speranza sarà come quella di una candela in una foresta oscura. Once Upon a Time si sta addentrando in un territorio finora inesplorato: sta venendo a mancare il “paracadute” su cui gli eroi della Foresta Incantata hanno potuto contare da sempre.
Non c’è speranza che tenga: David e Mary Margaret sono impotenti davanti alla trasformazione di Emma. A nulla serve la loro fiducia incondizionata in un futuro cambiamento della figlia: l’oscurità che la tiene prigioniera è più forte di qualsiasi legame affettivo familiare.
Non c’è amore che resista al ‘tradimento’ di Emma nei confronti di Killian: averlo condannato ad un’esistenza eternamente legata all’oscurità, lui che l’oscurità l’ha conosciuta fin troppo bene, è un’azione che non potrà essere cancellata semplicemente con un bacio o una promessa d’amore.
Emma realizza che professare il proprio amore a parole non è più sufficiente: per riconquistare la fiducia della propria famiglia, soprattutto quella di Henry, dovrà fare molto di più; dovrà andare al di là di ciò che è diventata. L’oscurità, infatti, è una macchia difficile da rimuovere: intacca i cuori e si nutre di essi, legandosi così in maniera indissolubile.
In questo mondo alla deriva, nemmeno l’amore di una figlia e la speranza di una vita nuova saranno sufficienti a tenere a bada Zelena e l’invidia cieca che alimenta la sua malvagità.
La perdita del potere della speranza sembra coinvolgere tutti, anche Belle e Gold. Nonostante quest’ultimo si stia dimostrando capace di cambiare e di diventare un uomo coraggioso, Belle non è capace di dimenticare il dolore che ha dovuto subire ripetutamente a causa sua: non basta un cerotto per medicare una ferita al cuore. Non basta un singolo gesto di eroismo e bontà per azzerare una vita di malvagità e codardia. Il perdono non è (per il momento?) un’opzione.
Le verità intoccabili su cui Once Upon a Time è stata costruita stanno sgretolandosi: i personaggi vacillano davanti ad una realtà in cui, innegabilmente, speranza e amore non sono più soluzioni a portata di mano. Il mondo sta per essere privato della sua luce: l’oscurità, incarnata da tutti i Dark One in arrivo dall’oltretomba, avanza inesorabilmente.
Quale sarà il destino dei protagonisti? Uno scatena le nostre preoccupazioni più di tutti gli altri: cosa succederà a Killian?
Calato alla perfezione nel ruolo di super-cattivo (un plauso a Colin O’Donoghue per la sua performance recitativa al pari di quelle di Lana Parrilla, Robert Carlyle e Rebecca Mader), Hook è più che mai deciso a portare a termine il suo piano di vendetta. Accecato dal risentimento nei confronti di Emma, non c’è nulla che lo possa fermare: la forza dell’amore impallidisce davanti al suo desiderio secolare di rivalsa nei confronti di Rumplestiltskin.
Il vecchio pirata ha sempre vissuto su una ‘montagna russa’: abbandonato un passato di malefatte, Killian ha intrapreso la strada del cambiamento e, accettando l’idea di meritare il vero amore, si è trasformato da cattivo a eroe. Un percorso che lo accomuna enormemente a Regina: entrambi hanno un passato nero che hanno tentato di lasciarsi alle spalle, trovando nell’amore una speranza di redenzione. Mentre Regina sembra essere riuscita ad avere raggiunto un equilibrio e una stabilità grazie a Robin Hood, Hook invece è ricaduto (suo malgrado) nel baratro dell’oscurità.
Rimane da chiedersi se questa volta riuscirà ad uscirne definitivamente.
Amore contro risentimento, speranza contro disperazione, luce e oscurità: Regina si trova sorprendentemente a fare da mediatore tra questi schieramenti. Relegata apparentemente ad un ruolo secondario – la maggior parte della narrazione è stata infatti dedicata ad Emma in questa prima parte di stagione -, in realtà Regina si sta rivelando fondamentale. In un mondo dove tutto sembra crollare a pezzi, l’ex Evil Queen diventa l’ago della bilancia. Regina è dunque figura centrale: nella sua vita, ha conosciuto sia i recessi più nascosti dell’Oscurità che le gioie più belle dell’Amore. Per questo motivo, rimane in stallo controllato tra i due: pronta a ricadere nelle tenebre ma determinata a tenersi stretta il proprio lieto fine, Regina sa sempre quale decisione prendere, sa qual è la scelta giusta da fare. Basti vederla nella scena con Robin e Zelena: nonostante sappia che non può fidarsi della sorella, sa che è giusto permetterle di provare l’amore della maternità, nella speranza che questo cambi Zelena così come l’arrivo di Henry fece con lei.
Per Once Upon a Time, all’orizzonte si staglia una situazione pericolosa: l’oscurità sta per avere il sopravvento non solo a Storybrooke ma anche, metaforicamente, nel mondo reale. Questa prima parte di stagione è stata piuttosto zoppicante: la storyline di Camelot non ha giovato, anzi, ha solo appesantito lo svolgersi degli episodi in un modo che si poteva evitare. La speranza – alla fin fine, è sempre l’ultima a morire – è quella che l’arrivo dei Dark One a Storybrooke scuota la trama e riporti la serie sui binari giusti. Once Upon a Time non sarà mai un capolavoro ma, se scritta e diretta bene, può riservare episodi che non sono affatto da disprezzare.
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No, non sei l’unico! Siamo qui che aspettiamo l’arrivo del Signore degli Inferi:
Ma sono l'unico che nel finale della 5×10 di #OUAT appena ha sentito 'Inferi' ha pregato in greco antico che nel finale apparisse Ade?
— 9/9/2015 Dark Carrot (@syontai93) December 3, 2015
Chi non ci ha pensato?
https://twitter.com/Cabbot_/status/672520684187353089?ref_src=twsrc%5Etfw
Come si fa a rimanere indifferenti, del resto?
Leggo commenti random di haters e mi accorgo che puoi dire di tutto di Hook ma non che sia un personaggio a cui si rimane indifferenti #ouat
— Aloha¹CaptainSwan 🥞 (@captainswan444) December 3, 2015
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