Se ci fosse una gara di serie tv con in palio un premio per l’episodio più completo, esaustivo, divertente e stimolante, questa seconda puntata di Outlander salirebbe sul gradino più alto del podio più e più volte. Anche se dovessimo sforzarci fino allo stremo delle nostre capacità analitiche non penso che saremmo in grado di scovare una falla in questo straordinario repertorio orchestrato in maniera così perfettamente equilibrata. Equilibrata perchè nella folta moltitudine di fatti e tematiche che ci vengono presentati, il serio e lo scherzoso si bilanciano in maniera perfettamente sincronizzata: si passa con una disinvoltura disarmante dalla politica più densa e pregnante alla risata più fragorosa, dal patriottismo più sentito all’ironia più pungente, dal forte trauma psicologico al gossip più becero e volgare (ma sempre molto spassoso e divertente). Insomma, nulla di più piacevole che assaporare sessanta minuti di puro godimento con questo secondo episodio di Outlander.
Questa volta niente Scozia, niente Frank e nemmeno l’ombra del 1946. Il secondo episodio ci fa ripiombare per tutti i sessanta minuti, nell’epoca a cui ormai eravamo tutti più abituati, il 1745. Le Highlands sono ormai un lontano ricordo, e da ormai più di tre mesi Claire e Jaime stanno amministrando egregiamente l’attività vinicola del cugino di quest’ultimo, Jared Fraiser, vivendo nella sua lussuosa casa nel pieno centro di Parigi. Una Parigi che, a colpo d’occhio, si presenta completamente diversa, quasi agli antipodi del mondo rurale a cui eravamo abituati in Scozia. Il lusso e l’opulenza prendono il posto della semplicità e della genuinità, l’altezzosità e la raffinatezza si insinuano prepotentemente sostituendo il più rude mondo grezzo degli Highlander.
Elegantissime signore incappellate scivolano lungo le vie della città, parlottando animatamente dietro ai loro appariscenti ventagli, intessendo una fitta trama di chiacchiericci frivoli e vuoti dandoci come l’impressione che a Parigi l’apparenza venga tenuta molto più in considerazione rispetto alla sostanza.
In mezzo a tutto questo marasma di sfrenata vita cittadina, Claire e Jaime proseguono nel loro intento complottista di stroncare sul nascere la futura ribellione giacobita per scongiurare lo sterminio degli Highlanders, tragedia che, secondo lo storico corso degli eventi, si sarebbe consumata di lì a poco tempo. Come abbiamo già accennato ad inizio paragrafo, in questo secondo episodio la politica sarà un elemento molto vivo e presente, e il fatto curioso (nonchè piuttosto divertente) è che parte della cornice in cui si svolgeranno alcune delle diatribe più nutrite, è un famoso bordello parigino di gran classe, La Maison de Madame Elise.
Grazie all’intercedere di Jared , Jaime riesce ad ottenere un’udienza con il principe Charles, leader e principale fautore del movimento giacobita. Il colloquio con il principe avviene proprio in questa festosa Casa del Piacere che, grazie a simpatiche scenette a sfondo erotico, riesce a strapparci diverse risatine.
Charles si presenta all’apparenza come un uomo vacuo, superficiale e libertino, più interessato alle donne e al vino piuttosto che alle complesse questioni politiche. In realtà risulta presto chiaro il suo vivissimo interesse a riportare sul trono d’Inghilterra un re cattolico, suo padre. E’ proprio durante questo colloquio che religione e patriottismo si intersecano vicendevolmente con le questioni politiche, trovando nel principe Charles e in Murtagh l’esemplificazione perfetta di questi due principi, in questo caso quasi assiomatici.
Avendo trascorso la sua infanzia in Italia e il resto della vita in Francia, scopriamo curiosamente che il principe non è mai effettivamente stato in Scozia ne conosce perfettamente i meccanismi che la governano e, pertanto, chiede a Jaime delucidazioni in merito ai rapporti che intercorrono tra i Clan più rappresentativi delle Highlands: sono solidali e coesi tra di loro? saranno pronti alla mia chiamata per la rivolta contro l’Inghilterra? No, non lo sono e non lo saranno mai.
Anche dopo aver ascoltato le argomentazioni estremamente lineari e razionali di Jaime, attraverso le quali spiega l’estremo disaccordo tra i Clan scozzesi e l’impossibilità di sopperire alla potenza di fuoco degli inglesi, Charles si dimostra cieco e cocciuto, sciorinando una religiosità così letterale e accademica da risultare fastidiosamente stucchevole. La “volontà di Dio” sembra essere l’unico pilastro sul quale fonda i suoi principi morali.
Ecco quindi la replica di Murtagh che accusa il principe di non conoscere affatto il “suo popolo”: la Scozia è abitata da contadini, gente semplice e genuina che mal sopporta gli stranieri. Dovrebbero abbandonare le loro falci, i loro campi, le loro case ed imbracciare dei fucili solo per mettere sul trono un re più cattolico e comprensivo? Vedere Murtagh spogliarsi momentaneamente dal suo abito di burbero e scettico brontolone per vestire invece quello dell’appassionato amante della propria patria, della quale sembra conoscere tutti gli aspetti più veri e profondi, risulta davvero toccante e d’impatto.
Nonostante i dissapori e i contrapposti punti di vista, Charles vede nei due Highlander dei fidati alleati a cui commissionare l’incarico di guadagnarsi i favori del ministro delle finanze, Joseph Duverney, per sovvenzionare la sua campagna militare. Fingendo di acconsentire ma continuando comunque a perseguire il progetto del sabotaggio, Jaime, Claire e Murtagh riescono infine ad essere invitati a Versailles dove incontreranno Monsieur Duverney.
Tutto questo grazie ad uno dei personaggi più allegri e divertenti che abbiano mai calcato le scene di Outlander, Louise de la Tour , Marquise de Rohan. Una dama dell’alta società assolutamente singolare ed estroversa che, essendo diventata amica di Claire, la aiuta nell’incontro con il ministro delle finanze e, inoltre, è il fulcro di diverse scene di una simpatia contagiosa ed esilarante che danno adito a fragorose risate nella manciata di minuti che la vedono protagonista: l’emblema di questo simpatico inframezzo è il momento in cui, durante la sua rigorosissima ceretta, apre le gambe per il fatidico momento della depilazione inguinale in un modo tanto disinvolto quanto sguaiato perchè “Così gli uomini di Parigi la trovano irresistibile!“.
Giunti alla corte di Versailles, Jaime e una bellissima Claire tirata a lucido, si mescolano in questa moltitudine di nobildonne imbellettate e civettuole accompagnate da gentiluomini impettiti e imparruccati: fra questi fanno anche la conoscenza di Monsier Duverney che , dopo un piccolo incidente dovuto a troppi bicchieri di vino, appare come un uomo comprensivo e per bene.
Un altro momento di assoluta ilarità è il curioso incontro con il re di Francia Luigi XV: nobiluomini ammassati attorno al sovrano colpito da una terribile stitichezza che “lo tormenta“. Tutti questi gentil signori preoccupati e anelanti nell’attesa della “cacca reale“ quasi come l’avvento del messia, ci appare come un momento tanto singolare quanto grottesco che, proprio per la sua natura antitetica, risulta assolutamente spassoso.
Sfortuna vuole che non ci sia solo spazio per le risate nella parentesi di Versailles: tramite il fortuito incontro con il Duca di Sandringham, traditore di Jaime e Claire, scopriamo che in realtà Jack Randall è ancora vivo. Collegandoci a questo tragica scoperta, è forse il momento di analizzare la difficile situazione psicologica di Jaime.
Anche se il ragazzo ha la mente impegnata durante il giorno, la notte è diventata ormai il suo tormento più grande. Notte che, nonostante il tempo trascorso, è ininterrottamente caratterizzata da incubi in cui rivede il volto dell’uomo che ha violato la sua mente tanto quanto il suo corpo, permettendo così all’ immagine di Randall di insinuarsi in ogni intercapedine della sua sessualità nonchè della sua vita sentimentale.
Il sesso è sempre stato parte integrante della vita amorosa di Jaime e Claire perchè era il modo attraverso il quale entravano in contatto l’uno con l’altra in maniera visibilmente più profonda, come in nessun altro aspetto della loro vita.
C’era il sesso più dolce, quello più promiscuo, quello più nervoso dettato dalla collera per un litigio. Ma il lento e persistente lavaggio del cervello perpetrato da Randall ha centrato nel segno, esattamente come lui aveva pianificato che accadesse: che sia in un sogno o nella vita reale, in ogni momento della sua intimità, Jaime rivede in Claire il volto di Black Jack, rivede nei suoi lunghi e ricci capelli corvini la folta chioma del capitano.
La puntata dell’eccellenza, non c’è altro da dire. Questo secondo episodio riesce a concentrare in sessanta minuti tutti gli aspetti più significativi della trama e riesce inoltre a creare il perfetto connubio tra comico e drammatico, dando vita a momenti di forte tensione per poi stemperarli sapientemente con piccole e divertenti scenette di diversa natura. I nuovi personaggi sono freschi, dinamici e credibili e vanno ad incasellarsi perfettamente nella fitta trama di Outlander. Questo secondo episodio si merita quindi cinque porca misera belli tondi.
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Non so più se imitare lo slang americano o le r scozzesi di #outlander
I dubbi esistenziali— ☆Bad Wølf☆ (@youdumbass_) April 18, 2016
Claire col vestito rosso e io "awh" che mi indigno perchè Jamie si indigna
10 minuti dopo: "ma sta nuda" #Outlander
— fantastic mrs gel (@theneonvvitch) April 17, 2016
https://twitter.com/perfectderavin/status/721719962541428736
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