Outlander2×03 Useful Occupations and Deceptions

Mentre Jaime rifugge l'intimità con Claire buttandosi a capofitto nel suo piano segreto, la ragazza trova un modo utile per sopperire alla mancanza del marito e alla sua frustrazione, cercando di aiutare il prossimo.

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Ed ecco che infine, in questa terza puntata di Outlander, la narrazione sembra finalmente aver preso una direzione lineare e ben definita, senza stravolgimenti o improvvisi plot twist come i primi due episodi della serie, ma proseguendo sulla scia degli eventi che ci sono stati proposti nel capitolo precedente. Benchè molto complesse nonchè decisamente più contorte ed avviluppate rispetto a quanto già visto, le delicate questioni politiche continuano ad essere il fulcro principale attorno al quale sembra ormai ruotare la nostra storia: un numero sempre più nutrito di personaggi e sottotrame iniziano ad inserirsi con una frequenza moto più rapida e cadenzata, rendendo la questione giacobita ancora più spinosa di quanto non fosse già. A fare da eco a tutto questo vediamo il complesso rapporto tra Claire e Jamie, sempre più minato e condizionato dalla frustrazione e dal delicato equilibrio psicologico del ragazzo.

Navigando in due direzioni completamente opposte ma con l’idea di perseguire un unico e solo scopo, il giovane Fraser si barcamena da una parte all’altra di Parigi intessendo, sapientemente nascosta sotto spessi strati di svago e divertimento, una sottile trama di idee e macchinazioni volte alla realizzazione della perfetta riuscita del suo piano. Ormai la sua giornata si snoda in modo contorto e persistente tra Monsier Duvagny e il principe Charles, tra una partita a scacchi e una nottata nel bordello di Madame Elise, tra una chiaccherata e un bicchiere di vino. Lo spiccato acume di Jamie è palese e decisamente apprezzabile in quanto cerca di giocarsi le sue carte in campi nei quali i suoi interlocutori si sentono appagati e a proprio agio, e proprio per questo disponibili al dialogo a all’ascolto.

Outlander 2x03 Useful Occupations and Deceptions recensione

Ormai è chiaro, il punto chiave della rivolta giacobita, come d’altro canto in ogni guerra vera e propria, è il denaro, il vile dio denaro che, a conti fatti, risulta essere il metronomo della riuscita o del fallimento della ribellione del principe Charles. Con una poderosa nonchè astuta leccata di culo ruffianaggine nei confronti di Monsieur Duverney, Jamie convince il ministro ad accettare un incontro con il principe Charles con lo scopo di disincentivarlo a richiedere fondi alla corona francese per perorare la sua causa.

Se a primo impatto questo reale dalle ferventi credenze cattoliche poteva apparirci come null’altro che un superficiale sprovveduto ed esaltato, dopo una sconcertante rivelazione siamo costretti a rimangiarci le parole. A quanto sembra, alcuni membri dell’alta aristocrazia inglese stanno tradendo segretamente la corona, finanziando la campagna militare del principe Charles, annoverandosi quindi tra le fila dei principali sostenitori di questa ribellione. Il principe a questo punto invita il ministro Duverney a proporre al re Luigi XV di devolvere un’ingente sovvenzione di denaro sufficiente a raggiungere la somma necessaria per la causa giacobita in cambio, una volta conquistato il trono britannico, di una tanto inverosimile quanto vantaggiosa alleanza tra Francia e Inghilterra.

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Abbiamo sentito bene? Due nemici giurati che stringono un’alleanza? Le parole di Charles sono solo un bluff per solleticare l’interesse del sovrano oppure queste fantomatiche sovvenzioni inglesi esistono davvero? Dal sorriso nervoso, tirato e di circostanza capiamo che Jamie suda freddo al solo pensiero. Se tutto ciò fosse vero, il suo piano di boicottaggio per salvaguardare la Scozia andrebbe completamente in fumo.

Come confermerà poi Claire in un secondo momento, se facciamo un veloce appello alla nostra memoria storica, ricorderemo che l’alleanza anglo-francofona avverrà solo un centinaio di anni più tardi, per cui forse la speranza in questo caso è davvero l’ultima a morire.

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Nell’ottica di queste fitte trame tessute in gran segreto, fa capolino un nuovo, frizzante personaggio che gioca un ruolo piccolo ma rilevante in questa vasta e travagliata planimetria politica: il giovane Clauder, ladruncolo impiegato come inserviente alla Maison de Madame Elise, viene ingaggiato da Jamie per intercettare, grazie alle sue abili manine da borseggiatore, la corrispondenza epistolare tra il principe Charles e i suoi cosiddetti finanziatori.

Un ragazzino furbo, buffo e caratterizzato da una sfrontatezza giovanile, esilarante e contagiosa unita ad un pizzico di leggera volgarità che normalmente stonerebbe in un giovane della sua età, ma che invece collima perfettamente con l’immagine di un bambino cresciuto in un bordello d’alta classe il quale, con la sua spensierata innocenza, si propone con un ruffiano e spassionato complimento a Claire per i suoi bei seni floridi con il solo scopo di ricevere una qualsiasi ricompensa.

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Detto questo, l’intercettazione delle lettere ha avuto un notevole successo perchè scopriamo infine che il corrispondente più prolifico del principe Charles è nientemeno che il Duca di Sandringham. La soddisfazione di aver fatto finalmente un passo avanti dopo gli innumerevoli sforzi profusi è tanta per il nostro Jaime, che preme per organizzare un incontro con l’infimo e controverso Duca il più presto possibile. Ma ecco che Claire rimane di stucco, evidentemente atterrita e agghiacciata da questa notizia. Il duca è a conoscenza della verità su Jack Randall, sa che lo psicotico aguzzino di Jaime è sopravvissuto all’incidente della prigione. E Claire non ha il cuore di confessarglielo, non ha il cuore di rompere questo primo momento di serenità e spensieratezza dopo le innumerevoli tensioni maturate nell’ultimo periodo.

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Eh si, perchè il rapporto tra i due giovani coniugi è ben lungi dall’essere l’utopico idillio che abbiamo ammirato nella prima cornice scozzese. Jamie è completamente versato nel suo compito di “salvatore della patria”, occupato giorno e notte tra colloqui nei bordelli e chiaccherate inframezzate da qualche partitina a scacchi. Indubbiamente quest’incombenza lo impegna davvero molto sia dal punto di vista fisico che mentale, ma il modo sfuggevole con il quale incrocia Claire nei pochi momenti che trascorre a casa con lei ci fa pensare che forse il suo sia anche e soprattutto un espediente per evitare il gelo polare che è improvvisamente calato nella sua intimità con la moglie.

Come abbiamo già ribadito più e più volte, il sesso è sempre stato fondamentale e presente nel rapporto tra i due coniugi, perchè era il modo attraverso il quale comunicavano in maniera più vera, pura e sincera.

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Ora questa comunicazione è svanita sotto il pesante giogo dell’ombra di Jack Randall, onnipresente nella testa e nei sogni di Jaime, che rifugge come la peste la sua vita sessuale con Claire. E per lei questo inizia a diventare un fardello pesante, talmente pesante da trasformarsi quasi in una stizzosa zitella acida che bacchetta il prossimo per futili ragioni esclusivamente dettate dalla frustrazione.

Infatti scopre le sue carte nel momento in cui accusa Murtagh a la sua domestica Suzette di condotta inappropriata dopo averli pizzicati ad amoreggiare appassionatamente in pieno giorno. Al termine di una scenata senza senso si scusa con Murtagh, dando la colpa della sua sfuriata alla preoccupazione che Jaime scopra prima o poi il segreto su Black Jack Randall.

Ma a chi vuole darla a bere cara Claire? Nessun dubbio sulle sue paure (giustificate) per il bene di Jaime, ma è più che palese l’invidia nei confronti dei due amanti che trapela da tutte quella parole non dette ma che le bruciano in gola tanto quanto è bruciante la mancanza del granitico fondoschiena del suo bel marito in un letto vuoto ormai da fin troppo tempo.

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Questa situazione, unita alla frustrazione per una donna sempre piena di interessi e incline all’azione costretta all’apatia di vuote giornate trascorse a far null’altro che conversare con le frivole dame dell’alta società parigina, la spingono a cercare qualcosa che dia di nuovo un senso alla sua vita e la faccia sentire utile ed importante come una volta.

Questo qualcosa lo trova grazie ai preziosi consigli di mastro Raymond che la spinge verso il volontariato medico in un centro di accoglienza per poveri ammalati. Subito salta all’occhio l’effetto benefico e terapeutico che questo luogo sembra avere su Claire, la quale si risveglia finalmente dal suo pacato torpore e torna ad occuparsi di ciò che veramente l’appassiona e che la fa sentire forte e viva come non mai, aiutare e curare il prossimo.

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Tutto questo grazie anche al prezioso aiuto di suor Hildegarde, la madre superiora che, se a primo impatto aveva dato l’impressione di essere la classica malevola istitutrice severa e scorbutica, si dimostra invece una paziente e utile insegnante per la nostra protagonista, aprendole gli occhi su nuovi e sconosciuti modi di praticare l’arte della guarigione e aiutando inoltre Jaime con il complesso anagramma musicale nascosto nelle lettere del principe Charles.

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Outlander ha decisamente imboccato la strada giusta. Il forte impatto con un’ambientazione agli antipodi rispetto alla stagione precedente non ha per nulla alterato la qualità dello show che risulta addirittura più maturo ed introspettivo rispetto al passato. Il deficit di sparatorie e spericolate cavalcate selvagge viene sostituito con sotterfugi, segreti politici e una pungente ironia che impreziosiscono una serie già di per se eccellente sotto tutti i punti di vista. Questo terzo episodio si merita in conclusione ben quattro porca miseria e mezzo.

4.5

 

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