Outlander3×01 The Battle Joined

Season Premiere La struttura narrativa di questa premiére è speculare a quella presentataci nell'ultimo finale di stagione, ovvero due diverse linee temporali portate avanti simultaneamente. Nella Scozia del '700, sulle macerie della battaglia di Culloden Jamie e i pochi sopravvissuti highlanders cercano di nascondersi dai soldati inglesi, con scarso successo. Claire invece, nella Boston di metà '900, cerca di riadattarsi con fatica alla vita moderna di quel secolo e a ricucire con estrema difficoltà i profondi strappi creatisi nel rapporto con Frank.

7.0

Ce l’hanno fatta sudare questa terza stagione, eccome se ce l’hanno fatta sudare! I produttori di Outlander non hanno certo la fama di persone rispettose delle tempistiche, ma questo posticipo di 3 mesi oltre la scadenza annua è sembrato oltremodo infinito. E questo perché lo scorso finale di stagione aveva lasciato una copiosa scia di puntini di sospensione che aspettavamo con ansia di veder riempiti quanto prima.

Ci appare chiaro fin da subito che la struttura portante dell’intero episodio è pressochè identica a quella dell’ultimo finale di stagione, ovvero due linee temporali portate avanti simultaneamente. Nello scorso finale di stagione abbiamo avuto a che fare da una parte con il preludio della battaglia di Culloden – fatto che seguiva la logica temporale presentataci fino ad allora – e dall’altra un prepotente balzo in avanti nella storia, vent’anni esatti dopo che Claire aveva tristemente riattraversato il cerchio di pietre.

Ciò che è accaduto nelle due decadi successive a quei due eventi distinti, non ci è stato dato saperlo; o almeno non fino ad ora. Questo primo episodio funge per l’appunto da riempitivo, da puntata cuscinetto che ci permette di far chiarezza su tutti gli eventi che hanno caratterizzato quei benedetti vent’anni. Benchè spesso queste classiche puntate di raccordo possano solitamente apparire come una mera formalità di poco conto prima di farci catapultare nel vivo della storia, non si può negare che questo inizio di stagione abbia già scatenato una discreta dose di coinvolgimento emotivo.

Il drammatico risvolto della battaglia di Culloden si abbatte violentemente anche sullo sparuto e sventurato gruppo di highlanders sopravvissuti, Jamie incluso. Il salvataggio in extremis del protagonista dalle situazioni disperate è un qualcosa di intuibile, di previsto e non è certo questo il caso dell’eccezione che conferma la regola (viste soprattutto le avvisaglie avute nello scorso finale di stagione sulla vera sorte di Jamie). Questo infatti non aiuta più di tanto a mitigare il disagio provocato dalla fucilazione dei commilitoni, che con la rinomata forza di spirito in puro stile highlander affrontano la morte con onore, a testa alta e fieri di dichiararsi colpevoli di alto tradimento pur di non venir meno ai propri principi.

Nel contesto scozzese non manca tuttavia una piccola nota negativa che sorge spontaneo puntualizzare: le scene si trascinano una dopo l’altra piuttosto lente, scarne di ritmo e di azione. I flashback di Jamie iniziano a suonare troppo ridondanti ed eccessivi con il trascorrere dei minuti, rallentando notevolmente lo svolgimento della storia, e altrettanto fanno le lunghe inquadrature unicamente dedicate al nostro protagonista: disteso, sfinito e agonizzante, Jamie ci viene presentato con numerosi e intermittenti primi piani che alla lunga risultano stancanti e ripetitivi.

Non brilla certo per vivacità anche la storyline americana, ma anch’essa ci lascia tuttavia in dono notevoli spunti di riflessione, soprattutto in merito al riavvicinamento di Claire e Frank e alla difficoltosa rinascita del loro rapporto.

Per quanto tutti, fatta eccezione per pochi, facciano un tifo da stadio spasmodico per il riavvicinamento dei due protagonisti e vedano pertanto Frank come nient’altro che un momentaneo ostacolo all’idillio dei due innamorati, credo che la compassione per questo povero cristiano sia d’obbligo almeno in questa occasione. Claire si rivolge nei suoi confronti con tanto affetto quanto ne dimostrerebbe alla prozia intravista mezza volta al battesimo del figlio del cugino di quarto grado.

Il suo atteggiamento è acido, a tratti sdegnoso ma soprattutto infantile; infantile perché non riesce a comprendere un punto di vista diverso dal proprio, non tentando minimamente di interpretare lo stato d’animo del marito, che comunque tenta in ogni modo di dimostrarle gentilezza e affetto.

La nascita della loro figlioletta illegittima sembra infine in grado di stemperare la tensione, un collante vitale in grado di riattaccare i cocci del loro rapporto logorato dal tempo. Sappiamo però che nulla potrà sanare del tutto la loro relazione, perché la sottile e fredda distanza di Claire si trascinerà lungo i successivi vent’anni, proprio come sua figlia Bree ha così candidamente rivelato nello scorso finale di stagione. Una lancia che possiamo tuttavia spezzare in favore di Claire è la difficoltà di ributtarsi nel mondo moderno, in quegli usi e costumi che ormai le sembrano così futili e distanti. I due anni trascorsi nella Scozia del ‘700, l’hanno trasformata in una donna pratica, in grado di svolgere lavori provanti e manuali senza l’aiuto di nessuno.

Le migliorie tecnologiche hanno chiaramente abbattuto tanti muri nei due secoli trascorsi, ma veder ridisegnato il ruolo della donna all’esclusivo compito di mogliettina tutta casa, figli e cucina, proprio non è digeribile per la nostra Claire, che è costretta con fatica a ridimensionare la sua natura ormai radicalmente plasmata in altro modo, mordendosi spesso la lingua e accettando a denti stretti il nuovo ruolo di moglie-soprammobile imposta dalla società americana di metà ‘900.

Questo primo episodio ha partorito 60 minuti senza infamia ne lode. Gli intercorsi tra Frank e Claire sono curati e presentati in modo eccellente, soprattutto dal punto di vista dei dialoghi, mirati e finalizzati ad una narrazione a lungo termine. Per quanto riguarda invece la storyline scozzese, è stato notevole l’impatto emotivo dovuto alla sorte toccata agli ultimi highlanders sopravvissuti mentre l’espediente narrativo della sopravvivenza di Jamie, per quanto possa risultare vagamente fortuito, trova comunque un incastro sufficientemente credibile all’interno della storia. Come nota negativa rimane il discorso dell’eccessiva lentezza dell’episodio, caratterizzato a tratti da sequenze ripetitive e ridondanti che allungano i tempi narrativi, ma questo spesso accade negli episodi di raccordo quindi non è comunque un fattore che condanni l’episodio in maniera troppe eccessiva.

Porcamiseria
  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 6.5/10
    Tecnica - 6.5/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
7/10

In Breve

Un buon episodio di raccordo che funge da collante tra la seconda e la terza stagione.
Nulla di eclatante ma nemmeno disastroso. Più che discreto il coinvolgimento emotivo, nonostante si tratti di una season premiére,in riferimento soprattutto alla linea temporale scozzese. Lo stesso vale per i dialoghi tra Frank e Claire, ben scritti e ottimamente interpretati da entrambi. L’episodio pecca tuttavia di un’eccessiva lentezza che allunga troppo i tempi di narrazione, dando quindi alla puntata meno incisività del dovuto.

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Porcamiseria

7

Un buon episodio di raccordo che funge da collante tra la seconda e la terza stagione. Nulla di eclatante ma nemmeno disastroso. Più che discreto il coinvolgimento emotivo, nonostante si tratti di una season premiére,in riferimento soprattutto alla linea temporale scozzese. Lo stesso vale per i dialoghi tra Frank e Claire, ben scritti e ottimamente interpretati da entrambi. L'episodio pecca tuttavia di un'eccessiva lentezza che allunga troppo i tempi di narrazione, dando quindi alla puntata meno incisività del dovuto.

Storia 7 Tecnica 6.5 Emozione 7.5
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