Les Revenants2×01 L’Enfant – 2×02 Milan

Martedì scorso, esattamente un giorno dopo la première francese, sono andati in onda su Sky Atlantic i primi due episodi della seconda stagione de Les Revenants, produzione tutta francese (è di Canal+) che i fan d’oltralpe attendevano addirittura dal 2012. Un prodotto seriale, questo, che si colloca nel genere del mystery ma che prende una […]

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Martedì scorso, esattamente un giorno dopo la première francese, sono andati in onda su Sky Atlantic i primi due episodi della seconda stagione de Les Revenants, produzione tutta francese (è di Canal+) che i fan d’oltralpe attendevano addirittura dal 2012. Un prodotto seriale, questo, che si colloca nel genere del mystery ma che prende una piega tutta originale, ponendosi sulla scia un po’ di Lost e un po’ di Twin Peaks, un po’ di 4400 e The Leftovers un po’ di The Walking Dead, ma il tutto con un taglio prettamente europeo.
Lo spunto di partenza è se vogliamo banale: i morti tornano alla vita. L’originalità sta nel fatto che l’interesse non è concentrato sul fatto straordinario in sé, ma sullo scavo psicologico che questi ritorni comportano nella vita di tutti i giorni, soprattutto nell’esistenza di chi li aveva dati per perduti nell’eterno. Ed ecco che a questo si intrecciano molti altri temi, come quello della comunità, della speranza nell’avvenire, del ruolo delle religioni o delle convinzioni sociali, della paura dell’ignoto, della difficoltà del ricordo. Tutta una stratificazione di prospettive e di temi, che vivificano un genere ormai trito – e di solito estremamente orrorificato – come quello dei “morti viventi”.

Cos’è successo nella prima stagione

In un piccolo villaggio alpino sovrastato da un’immensa diga accadono fenomeni inspiegabili: interruzioni di elettricità, improvvisi abbassamenti del livello dell’acqua, strane escoriazioni sui corpi degli abitanti. Ma soprattutto alcune persone morte a distanza di anni le une dalle altre tornano misteriosamente in vita, esattamente nell’età in cui erano deceduti e senza serbare il minimo ricordo del loro trapasso.
Fra loro ci sono la giovane Camille, morta con la sua scolaresca in un incidente stradale nel 2008, che deve ristabilire i rapporti con la sua famiglia e in particolare con la gemella Léna, nel frattempo cresciuta; Simon, che in apparenza si è tolto la vita nel 2002, tornato per riprendere la sua relazione con la promessa sposa Adèle, da cui nel frattempo ha avuto una bambina, Chloé; Serge, killer seriale assassinato dal fratello Toni nel 2005; e, infine, Victor, inquietante bambino che sembra manifestare poteri allucinatori, ucciso da alcuni rapinatori nel 1977 e che ora va a vivere con Julie, infermiera sopravvissuta a un’aggressione dello stesso Serge.
Tutta la prima stagione è necessaria per entrare, in modo profondo e non sempre facilmente digeribile, nella vita di questi “ritornati”, seguendo il loro difficile percorso di autocoscienza ma soprattutto gli ostacoli che la comunità frappone al loro reinserimento. Molte delle vicende si svolgono attorno al centro di accoglienza “La Mano Tesa”, dove Pierre, una specie di guru dal passato oscuro, vuole raccogliere adepti e vede nei revenants il segno di un’apocalisse imminente. Proprio qui si svolge l’ultimo episodio, La Horde: un gruppo numeroso di altri revenants, guidati dalla sedicente sensitiva Lucy, anche lei ritornata alla vita, viene a recuperare Victor, Camille e Simon, ingaggiando nella notte una lotta con i gendarmi della città. Gli altri abitanti, uscendo all’alba dal centro in cui si erano rintanati, scoprono che i gendarmi sono scomparsi mentre la città è stata colpita da una tremenda alluvione.

I nuovi episodi

La seconda stagione si svolge sei mesi dopo l’orda e l’alluvione: la città è ormai deserta ma alcuni sono rimasti nella speranza di ritrovare i loro cari dispersi. In particolare, i revenants che erano stati prelevati – compresa Claire, la madre di Camille, e Julie, che non aveva voluto abbandonare Victor – sembrano tenuti lontani dal resto del mondo dagli “Altri” (ehi, qualcuno ha detto Lost?), ovvero un gruppo di revenants di più lungo corso che vive nascosto nella Tenuta, una zona rimasta isolata dall’inondazione. Ma altre persone sembrano essere tornate dal mondo dei morti, fra cui due compagni di Camille, Toni (costretto al suicido dalle allucinazioni di Victor alla fine della stagione precedente) e il padre suo e di Serge, Milan.

In città arriva anche Berg, tecnico incaricato di capire cos’è successo alla diga ma che sembra avere molti dubbi su ciò che è realmente accaduto, dando conto ai pettegolezzi sul ritorno dei morti cui invece i militari sul posto non avevano dato credito.

Ma queste prime due puntate gettano ulteriori ombre sul passato dei personaggi della città stessa e aumentano gli intrecci narrativi: nessuno è come sembra e tutte le vite di questi personaggi, apparentemente slegate, paiono invece unite da origini e destini comuni: ad indagare su queste connessioni c’è il padre delle gemelle, Jérôme, che interpreta qui la figura (un po’ stereotipica, a dire il vero) del pazzo alcolista che ritaglia i fogli di giornale e li appende al muro, unendoli con gli spilli, per risolvere il mistero.
In particolare, comunque, ricompare anche la madre di Victor (il quale apprendiamo così chiamarsi realmente Louis): anche lei era rimasta uccisa dai rapinatori ma il suo ritorno inquieta il piccolo, dato che gli viene proibito categoricamente – e inspiegabilmente – di disegnare. Nel frattempo, in un flashback come sempre molto calibrato per dire solo il necessario e aprire altri mille interrogativi, scopriamo che quei rapinatori (fra cui il giovane Pierre) erano stati mandati nella casa di Victor da Milan e dal signor Costa, quello stesso vecchio che si era ucciso all’inizio della prima stagione dopo il ritorno della moglie Viviane. Che terribile segreto nasconde questa donna che ora vive con Julie e Victor? E perché sembrano tutti spaventati dalle capacità del bambino? Come sono connesse e come si spiegano le varie ondate di “resurrezioni” (se di resurrezioni possiamo parlare)?

Le domande si accumulano, appunto, ma siamo ancora ben lontani dall’effetto estenuante di serie tipo Lost o The Leftovers. Sarà che l’approccio intimista, la fotografia sempre umida e grigia, quasi gotica, e la predilezione per il non detto tolgono al procedere degli episodi quella sensazione di garbuglio e confusione cosmica che alberga in altri prodotti del genere? Al centro rimangono, infatti, le vite delle persone che – nella realtà come nella finzione – si ricostruiscono sempre a tasselli, mettendo assieme pian piano presente e passato.
Anche il ricorso al paranormale è centellinato con estrema sapienza. Ad esempio nel secondo episodio di questa nuova stagione (Milan), la gravidanza di Adèle – che aspetta un altro figlio da Simon – è farcita di un elemento classico degli horror come il bambino che spinge con violenza dal grembo della madre. O ancora, solo nel primo episodio (L’Enfant) vediamo di sfuggita una strana creatura dall’incarnato pallido e dall’aspetto vagamente zombie, inquadrata mentre divora il ventre di un cervo morto nel bosco. È un accenno, di quelli che qualche spettatore, distratto in quel momento, può facilmente perdersi. Ma è anche questo il bello di una serie come Les Revenants: ogni dettaglio, anche il più sfuggevole, sembra destinato a rivelarsi importante. Una serie, questa, che è avvincente e ramificata come i migliori romanzi: se varrà la pena continuare a sfogliare le pagine lo diranno solo i prossimi capitoli.

3.5

 


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