Rise1×10 Opening Night

Ed ecco la visione di Lou Mazzuchelli andare in scena. Lo spettacolo è crudo, provocante e ben rappresentato. La regia di Rise riesce a dare risalto a tutte le scene senza privilegiare una performance rispetto ad un’altra. Per ognuno vediamo come è stata la sua esibizione sul palco ma, soprattutto, come sta andando avanti la sua vita fuori dal palco, anche grazie a Spring Awakening.

Vediamo sollevata la madre di Robbie allo spettacolo , ma il padre di Simon che decide di volatilizzarsi. Gwen accetta i fiori di suo padre, ma non sappiamo quanto possa accettare la sua offerta di pace. Possiamo davvero credere che la madre di Lilette abbia meritato quel posto di lavoro per le sue capacità e non solo perché sta uscendo con questo nuovo uomo? E Sasha e Michael avranno un futuro insieme? Come starà Maashous con sua madre? Lavorare a Spring Awakening ha portato un grande cambiamento delle vite dei ragazzi, e adesso vediamo ancora meglio come lo può portare anche in quelle di coloro che quella sera hanno il coraggio di vedere la versione incensurata di questo spettacolo “blasfemo”. Il messaggio sembra proprio essere che chi è in grado di vedere Spring Awakening e di accettarlo per la rappresentazione nuda e cruda di alcune delle difficoltà che si possono incontrare nella vita può andare avanti e passare oltre gli ostacoli anche nel mondo reale. Dopotutto, è impossibile che vada sempre tutto bene e a volte è normale sentirsi

Completamente fottuti!

Per citare una fra le più controverse parti dello spettacolo.

Un applauso va fatto però a Rosie Perez, che ha sempre interpretato una Mrs Wolfe impeccabile e piena di carattere, mai esageratamente drammatica. Peccato che neanche la fine della serie le dia giustizia. Purtroppo nessuno pensa di doverle comunicare le ultime novità sulla messa in scena dello spettacolo teatrale e le viene a sapere per caso dal responsabile di scena che la chiama perché non riesce a trovare una finta pistola. Meraviglioso. Merito di Lou, interpretato da Josh Radnor, che non si smentisce e si conferma un buon attore anche in un ruolo più drammatico rispetto alla media dei personaggi che interpreta. Una rivelazione di questa serie sono stati anche Lilette (Auli’i Cravalho) e Robbie (Damon J. Gillespie). Dobbiamo ammettere che all’inizio non ci avevano totalmente convinti perché sembravano molto più inespressivi del dovuto, ma andando verso il finale hanno saputo mettere in scena alti e bassi dei loro personaggi rendendo i loro sentimenti in modo efficace. In generale la caratterizzazione dei diversi personaggi è stata molto efficace per tutta la serie e si è potuto constatare come, soprattutto verso la fine, gli sceneggiatori abbiano deciso di concentrarsi non su una sola narrazione, ma sulla storia di ciascuno. Abbiamo potuto vedere gli effetti di Spring Awakening da angolazioni diverse attraverso i punti di vista e le vicissitudini di adulti e adolescenti.

Una bella panoramica della vita in generale che però viene offuscata da un problema, e non piccolo. Sembra sovvertire un po’ troppo radicalmente le regole del teatro, cambiando spettacoli un’ora prima, dando poi posti da regista a delle persone che non hanno le competenze per farlo. Lou vuole sovvertire un ordine, ma non avrebbe le carte in regola per farlo essendo lui esterno al campo del teatro. Certo, la sua prospettiva esterna ha portato una ventata di aria fresca al club e nelle vite dei ragazzi molto positiva. Ma principalmente durante la serie ha fatto i capricci se la gente non faceva come voleva lui e si è lamentato quando gli altri non lo hanno ascoltato. Piuttosto, la sua idea di Spring Awakening ha aiutato i ragazzi a vedere un lato diverso, unconventional, della vita che può essere cambiata, non lui come persona o le sue lotte per avere la sceneggiatura dei suoi sogni. In Rise, anche se Lou vuole diventare il punto di riferimento di una rivoluzione interna, finisce col diventarlo di più la sua scelta di cosa rappresentare, non come lui conduce il progetto (quando riesce a dirigerlo senza far impazzire mogli e collaboratori o ricoprire il ruolo di agenzia matrimoniale). 

Ciononostante questo sviluppo ha il pregio di mostrarci per bene il percorso individuale dei ragazzi, molto più indipendenti dalla figura del professore-guru che vediamo in altre serie sul teatro nelle scuole. Il finale in questo modo diventa un boccone impossibile da digerire, disastroso per un affezionato, quasi quanto la prima lavatrice di Maashous. Ma il mondo va così. E forse è meglio che Rise non avrà un seguito (fonte), perché lo show si conclude in maniera amara, come spesso è amara la vita e la seconda stagione, con le sue risposte, bisognerà andarla a cercare da un’altra parte.

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