Un letto con coperte rosa, poster alle pareti, fiocchi tipicamente adolescenziali popolano la cameretta di una piccola e talentuosa enfant prodige : la nostra Olivia. Liv è tornata a casa sua, teatro degli anni della giovinezza, e la troviamo rintanata nel suo cantuccio, spoglia, priva dei vestiti e dell’estetica all’Olivia Pope. All’indomani del suo ingresso nel lato oscuro, Olivia fatica a metabolizzare tutto ciò che è avvenuto e dà avvio ad una regressione emotiva. Ma è davvero così? Realmente, Liv ha perso il suo carisma, ha abbandonato i propri ideali e perso la sua battaglia? La risposta è no, e per noi che la conosciamo, tutto ciò era abbastanza intuibile. Come un cavallo di Troia post-moderno, Olivia agisce da infiltrata per scoprire i reali piani di suo padre e Jake Ballard. O forse dovrei dire Pete Harris?
Finalmente, con questo nuovo episodio di Scandal, Shonda mostra il background di Jake, esplorando l’abisso recondito del suo Io e mostrandone i demoni. Till Death Do Us Part è un episodio altamente introspettivo, con una narrazione lenta e delicata, assimilabile ad una danza leggiadra. Viene illuminata la strada esperienziale di Jake, i suoi ostacoli, i suoi bivi.
Pete Harris era un bambino che è cresciuto in una casa di violenze, abusi e abomini. Sotto la dittatura di un padre depravato e sadico, sotto l’omertà di una madre debole e a pari merito colpevole, Pete è diventato grande tra sensi di colpa e rimorsi per non aver salvato sua sorella. Con un’infanzia simile, con un nido familiare fatto di orrore e morte, il nostro Jake divenne violento, indomito, senza regole, intollerante ad ogni tipo di autorità ma, allo stesso tempo, spaventosamente debole.
Un giovane Rowan captò la complessità emotiva di questo ragazzo, la fragilità insita nel suo essere e lo scelse, per plasmarlo. Al termine dell’addestramento che avrebbe reso quel Pete Harris Jake Ballard, Commando, con un discorso claustrofobico tipico della sua arte persuasiva, lo pone davanti ad un bivio: scegliere tra quella normalità che Pete non aveva mai avuto e la magnificenza dell’oscurità. Pete inizialmente sceglie quello che Eli Pope definisce come mediocre: sceglie di lavorare, di bere una birra dopo il lavoro con gli amici, sceglie di innamorarsi. Tuttavia, vedendo in Commando una figura paterna, una famiglia, sceglie infine di diventare Jake, di annientare il suo vero Io, di uccidere il padre e affermare se stesso.
Ed ora, anni dopo, Jake Ballard si trova di fronte ad un altro bivio in cui la sua decisione è cristallina. Jake non vuole sposare Vanessa, non vuole diventare vicepresidente, non vuole seguire i piani di Rowan, non più. Vuole quella normalità a cui anni fa aveva rinunciato. Vuole Olivia. E anche la nostra Liv vuole essere felice, è pronta ad esserlo. Infatti, dopo puntate in cui il loro rapporto era alienato da ogni sinergia, in Till Death Do Us Part viene messa in scena la loro sintonia, la loro complicità, il loro rapporto d’amore, come è sempre stato. Tutto perfetto: Liv convince Jake a sovvertire Commando, Jake trova la sua felicità e il cattivo viene sconfitto. Ma, come sempre, Eli Pope è un passo avanti.
Con la sua retorica oppressiva, Rowan minaccia sua figlia, la inibisce con la sua tipica prospettiva di morte, di sangue, di dolore. Ed ecco che il cappello bianco cade, di nuovo, con frastuono, a terra. Ecco che il biglietto per la felicità viene strappato. Liv protegge Jake, vomitandogli addosso mostruosità e cattiverie che lo trafiggono. Il discorso di Liv, il suo tono, la sua cadenza mostrano, sapientemente, due dimensioni: la sofferenza di Olivia e lo sgomento di Jake. Una scena drammaticamente molto suggestiva che oscura, per l’ennesima volta, il sole di Jake e Olivia e che decreta nuovamente Commando vincitore indiscusso.
L’intreccio, in questo nuovo episodio di Scandal, è stato chiarito e ha gettato le basi per un successivo sviluppo narrativo che appare molto promettente. L’episodio merita 5 porcamiseria, per il suo potenziale drammatico, reso con maestria. Infatti in questo Till Death Do Us Part Shonda ha dimostrato come l’infanzia non sia la nostra età dell’oro, bensì l’incubatrice dei nostri drammi, l’anticamera di ciò che saremo. Con abilità scenica, Shonda Rhimes ha frugato nei meandri tortuosi di Jake, facendo emergere la ragione e i motivi più profondi delle sue scelte, mettendo a nudo ciò che si cela e fermenta sotto la crosta delle apparenze esteriori e delle convenzioni sociali. Il tutto reso con le movenze sinusoidali tipiche dell’introspezione, che hanno incentivato in noi spettatori l’immedesimazione e la conseguente catarsi.
Questo matrimonio mi fa venire il vomito! #Scandal #TGIT
— Cicicinzia_sn (@cinziasanna89) April 22, 2016
Il personaggio meno importante di #Scandal al momento è, ironicamente, Fitz.
— Davide (@DavideScarde) April 22, 2016
Olivia è passata da amante del presidente a potenziale amante del futuro vice presidente a single nel giro di una puntata. #Scandal
— 💧 (@onabedofroses) April 23, 2016