Scandal7×15 The Noise

Le carte in tavola vengono mischiate e le alleanze cambiano. Mellie viene attaccata da un Cyrus Beene più deciso che mai a sottrarle lo Studio Ovale, mentre Olivia cerca di ritornare la vecchia Liv che tanto abbiamo amato. Quinn si trova di fronte ad un dilemma morale: sceglierà la sua famiglia oppure la Repubblica?

8.3

Sembra di essere tornati allo Scandal delle prime stagioni. Il dinamismo è la cifra significativa della prima metà dell’episodio, in cui tanti avvenimenti si susseguono e non ci si può permettere di staccare gli occhi dallo schermo. La storia è ricca di eventi e ben articolata nelle sue sfumature, i colpi di scena sono dietro l’angolo e le alleanze cambiano ad ogni cambio di scena. Nella seconda parte della puntata, invece, vengono posti al centro i dialoghi intensi e le frasi di incoraggiamento a cui Scandal ci ha abituati in tutti questi anni. Papà Pope, però, non c’entra niente questa volta, è infatti Cyrus (ma non solo) che si fa portavoce di alcuni tra i discorsi più iconici di The Noise. Discorsi che spiazzano perché ribaltano completamente il punto di vista che si aveva fino a quel momento andando ad ottenebrare il confine tra bene e male, che nella serie è già di per sé molto labile, fino a confondere piacevolmente lo spettatore.

Dal punto di vista narrativo, identificare Cyrus come il nemico è stato un vero colpo di genio. Era necessario trovare un “cattivo” contro cui si dovesse far fronte comune di modo da far riappacificare Olivia con il resto del team, e chi se non Cyrus Beene? Colui che fin dalla prima stagione voleva lo Studio Ovale ed ora sta facendo di tutto per ottenerlo. Il suo personaggio sembra essere stato costruito in questi anni proprio per arrivare a questo scontro finale: ambiguo, stratega, avido e talvolta sopra le righe.

 

Le alleanze cambiano, e se Mellie alla fine riconosce la buona fede di Olivia e la rinomina il suo Comando, Cyrus riesce a portare dalla sua parte Jake Ballard, ridotto ormai ad un burattino. L’ammiraglio Ballard infatti è come se non riuscisse a trovare il proprio posto nel mondo e se in sette anni i cambiamenti di ruolo dei personaggi sono fisiologici, Jake le ha davvero provate tutte. Lo abbiamo visto in più, vesti: alleato, amico e nemico di chiunque. L’uomo dalla mille cariche politiche, ma quasi sempre caso burattino di qualcuno, in principio di Papà Pope, poi di Olivia ed ora di Cyrus. Eterno secondo, come lo definisce il Vice Presidente, seconda scelta di Olivia, che al sole ha sempre preferito il Vermont, ed ora seconda scelta anche di Mellie, che non solo l’ha nominato capo dello staff solo dopo l’uscita di scena della Pope, ma che anche sul piano sentimentale preferisce Marcus Walker a lui. Nel giro di un paio di scene infatti vediamo riaprirsi la storia d’amore tra Marcus e la madame President. Era chiaro che prima o poi sarebbe successo, si amavo ed erano stati “ingiustamente” separati. Quello che ci si chiede è se avesse senso aspettare così tante puntate prima di riunirli, interponendo nel mentre la storia con il Presidente Rashad e l’avventura di una notte con l’avvocatessa Pratt. Farli ritrovare a soli tre episodidalla fine è solo un modo per dare a Mellie un lieto fine e l’amore che si merita?

 

E’ arrivato il tanto atteso confronto tra Quinn e Olivia, e quale ambientazione migliore della sede della QPA. Niente sotterfugi, secondi fini, mezzi termini, solo verità e reciproco rispetto. Sullo schermo vediamo due donne dotate di talento ed intelligenza straordinarie mettersi a nudo senza paura di far trasparire le proprie debolezze. Quinn, che incarna l’Olivia Pope delle prime stagioni, si trova di fronte ad un dilemma morale quando le viene chiesto di scegliere tra la vita di Charlie o il bene della Repubblica. Sa bene cosa sia giusto e cosa no, ma come dice lei stessa “qui non stiamo decidendo cos’è giusto e cos’è sbagliato, stiamo scegliendo tra sbagliare e morire“. Alla fine opterà per il bene della Repubblica, come si dice, once a gladiator always a gladiator, confermando di essere degna di indossare il cappello bianco.

Olivia dal canto suo è consapevole, o almeno così sembra, del male commesso e non pensa ingenuamente di poter cancellare tutto con un colpo di spugna e qualche scusa. E’ troppo intelligente per poterlo pensare, e ringraziamo gli sceneggiatori per non aver tentato di risolvere la faccenda così velocemente. Olivia Pope non si merita un perdono affrettato né un finale sbrigativo e sebbene in qualche puntata tappabuchi (pensiamo a quella ambientata nel Vermont, 7×10 The People v Olivia Pope) la sua storyline è stata affrontata in modo sconclusionato, adesso gli sceneggiatori sembrano aver intrapreso la strada giusta. Lei è l’essenza di Scandal e si merita un trattamento all’altezza del suo personaggio.

Il mio istinto mi dice che dobbiamo proteggere Mellie, il problema è che non mi fido più del mio istinto. La verità è che non so più che cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Quello che so è che mi fido ancora di te. A differenza mia, non hai mai smarrito la strada.

Ancora non si può sapere con certezza se la vecchia Liv sia tornata, Shonda ci ha abituati ai colpi di scena e probabilmente fino all’ultima puntata rimarremo con il dubbio, proprio come in dubbio sono Huck e Fitz, i due uomini che più la amano al mondo e che sperano tanto nella sua definitiva redenzione. Francamente non sappiamo nemmeno se sia lecito perdonare Olivia dopo il male che ha commesso, solo Quinn potrà stabilirlo ed anche noi ci rimettiamo al suo giudizio.

Porcamiseria
  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 9/10
    Emozione - 9/10
8.3/10

In breve

Giusto equilibrio tra dinamismo e dialoghi intensi. Trama sensata e ben articolata, con richiami alle prime stagioni che fanno sempre emozionare.

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Porcamiseria

8.3

Giusto equilibrio tra dinamismo e dialoghi intensi. Trama sensata e ben articolata, con richiami alle prime stagioni che fanno sempre emozionare.

Storia 8 Tecnica 8 Emozione 9
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