Arrivati più o meno a metà stagione, The Shannara Chronicles tiene bene il passo con cui si era annunciata al suo pubblico: l’azione è ben fatta, la storia ha iniziato a svilupparsi fuori dalle terre conosciute e la recitazione è un tantinello migliorata. Personalmente, ho trovato una netta differenza tra la lingua originale e il doppiaggio – una delle pochissime volte che accade – e credo di preferire l’adattamento italiano, in grado di dare uno spessore ai personaggi che compensa la loro recitazione non esattamente eccelsa.
Ma ciancio alle bande, come si suol dire, e affrontiamo nel dettaglio due episodi molto diversi tra loro, sia come ambientazione che come sviluppo orizzontale.
In the Ellcrys
La quarta puntata di Shannara non si sposta da dove l’abbiamo lasciata la volta scorsa; il viaggio di Amberle dentro l’Eterea è a dir poco onirico, un dialogo interiore che la principessa è chiamata ad affrontare con se stessa e con l’Ellcrys in persona.
Come ogni eroe che si rispetti, le prove che deve superare sono al di sopra delle sue capacità, molto spesso. E, ancora più di frequente, pongono la quest come obiettivo primario, ciò che deve occupare la vita e i pensieri dell’eroe senza che sia distratto da altro. Non è un caso, quindi, se l’Eterea si manifesta alla coscienza di Amberle con le fattezze prima di Lorin – che l’accusa di non averlo mai amato davvero e di averlo lasciato morire – e di Wil poi, ‘ché anche un cieco vedrebbe l’interesse della principessa per il mezzelfo. È quindi costretta metaforicamente a ucciderlo – in un combattimento dove no, le capacità combattive di Amberle proprio non sono adatte – così da essere libera da ogni sentimento e portare a termine la missione che le è stata affidata.
L’Eterea quindi le dona il tanto ambito seme, dopo aver passato la prova. Il difficile viene adesso.
Nel frattempo, nel palazzo succede davvero di tutto; si parlava di Wil, che non rimane certo a guardare mentre Amberle lo scarica perché “non dobbiamo lasciarsi distrarre” e una marea di altre scuse che dovremmo prendere come spunto la prossima volta che dobbiamo dare il due di picche a qualcuno. “Scusa ma devo portare il seme nel Fuoco di Sangue, che non so manco dov’è, non possiamo stare insieme”.
Il povero mezzelfo, da bravo uomo qual è – ormone chiama, ormone comanda – si fa sedurre e infinocchiare da Eretria per l’ennesima volta, che questa volta il “contentino” glielo dà eccome. Mandata ad Arborlon da un tenace Cephelo, che alle pietre non vuole rinunciare, riesce a rubare le pietre magiche dal suo amante mezzo nudo e tentare la fuga.
Ovviamente le cose non possono andare bene, non per una ladra umana infiltrata in un palazzo elfico pieno di guardie. E demoni. Sì, perché il Camaleonte (il Changeling del titolo, per l’appunto) al servizio del Dagda Mor non aspetta altro che l’occasione buona per eliminare l’ultima Eletta rimasta; così, dopo aver ucciso il povero “giardiniere” dell’Eterea, assume le sembianze di Eretria e tenta di uccidere Amberle. Va da sé che la rover viene trovata, fermata e arrestata; fortunatamente, gli ormoni di Wil – che dimentica casualmente di specificare come ha fatto davvero Eretria a sottrargli le pietre – non funzionano solo in camera da letto. È per una qualche forma di affetto, forse, o di semplice buon cuore che convince Amberle dell’innocenza di Eretria e, in cambio, obbliga la ragazza a fare da esca per catturare il Camaleonte.
Non mi è chiaro il giochetto di scambio – con un Changeling non è facile tenere il passo – e ci ho rinunciato a capirlo del tutto, ma fatto sta che Allanon il risolutore interviene giusto in tempo per salvare Amberle da un finto Wil e togliere di mezzo il pericoloso demone. Apparentemente.
Il prossimo passo, adesso, è trovare questa fantomatica Cripta che nessuno ha mai visto – se non per una vetrata istoriata comparsa nelle visioni di Bandon e Amberle – per salvare la morente Eterea. E sempre secondo ciò che ha visto Bandon, nell’impresa sono coinvolti Wil, Amberle ed Eretria; immaginate la gioia del povero mezzelfo, costretto a viaggiare con il triangolo che si trascina dietro. Se ne facessero un teen movie, sarebbe un road trip molto imbarazzante.
Somewhere, out there
Se nella puntata precedente l’azione, per quanto frenetica, aveva una sola location, il quinto episodio ci porta a spasso per le Quattro Terre e, nondimeno, nel passato.
Il flashback con cui si apre la narrazione ci porta indietro di dieci anni, quando ancora tutti e tre i figli del re erano sani e vivi e quando Ander si concedeva romantiche fuitine con l’attuale capitana della Guardia Nera; sì, quella che ha cambiato fratello e adesso è l’amante (?) di Arion.
A parte il filtro piuttosto fastidioso delle immagini passate – con un effetto troppo sfuocato e confuso che non ho apprezzato per nulla – scopriamo due fatti molto importanti: numero uno, Amberle comunicava con l’Eterea anche da piccola, solo che ancora non sapeva come. Numero due, assistiamo alla morte del principe Aine, padre di Amberle, morte per cui Ander si è sempre ritenuto colpevole.
Gli gnomi responsabili del suo omicidio – combattenti per la libertà tutt’altro che bassi – come già ci era stato accennato nelle puntate precedenti, sono riusciti a infiltrarsi nel palazzo seguendo il principe più giovane dopo uno dei suoi incontri romantici. Chiaramente, la responsabilità non è sua, ma essere l’indiretto responsabile dell’attacco degli gnomi continua a tormentare l’animo di Ander.
Tornando al presente, è anche per questo – oltre che per l’apprensione per la nipote – che Ander – sfidando il volere del re e del fratello maggiore -coinvolge l’assassino di Aine, uno gnomo chiamato Slanter, come guida attraverso le montagne alla scoperta di quanti demoni ci sono realmente in giro.
Interessante notare come le creature fantasy dell’universo di The Shannara Chronicles, in realtà, siano totalmente differenti dal loro corrispettivo nell’immaginario comune. Gli gnomi sono alti, tutt’altro che simili a folletti: sembrano più dei felini – fanno fusa e ruggiti – o degli umani sfigurati da radiazioni o nati con tare genetiche. Non dimentichiamo mai che siamo in un periodo post apocalittico, del resto.
Altrove, la comitiva partita da Arborlon si dirige alla volta della Fortezza nei Boschi Grigi, dove si suppone che debbano incontrare un certo Rin Katsin, esperto in storie e avventure nella Malaterra, quella parte delle Quattro Terre inesplorata dagli Elfi in cui – teoricamente – dovrebbe trovarsi la misteriosa cripta.
Il viaggio non è per nulla facile: i pericoli sono in agguato ovunque e Amberle è la regina di un paese chiamato Passivo-Aggressivo; le frecciatine continue nei confronti di not-so-short-Wil e la sua intensa sessione di “dialogo” con Eretria sono il sottofondo di tutto il viaggio. Il capo delle guardie che li scorta, Crispin, è simpatico come un calcio nelle palle, detto senza giri di parole. Giusto per smuovere una situazione così imbarazzante che nemmeno il potere di uno Shannara riesce a mitigare, Cephelo e il suo clan tendono un agguato al gruppo: liberano Eretria, rapiscono Amberle e lasciano Wil – di nuovo senza pietre, che strano – e gli altri soldati in pasto ai lupi mannari (?) che scorrazzano per quelle terre.
La situazione si risolve, al solito, con un colpo di mano della rover, maestra del doppiogioco; salta fuori che Cephelo non è davvero suo padre, quanto piuttosto il suo padrone, colui che l’ha comprata ormai parecchio tempo fa. La libertà che la ragazza tanto ambisce, dunque, se l’è dovuta guadagnare duramente anno dopo anno, prima di buttarla all’aria per tornare indietro e salvare Amberle dal “padre”, portandoselo via come garanzia. E meno male, perché è anche grazie a lui che il gigantesco demone che ha sterminato la Fortezza nei Boschi Grigi – una volta che riescono a giungere lì, la devastazione – salta in aria.
Per Wil e le pietre, ancora nulla di fatto. Sembra proprio che il meccanismo che le faccia scattare sia più complicato del previsto.
I see dead people
Ho lasciato questo paragrafo per ultimo perché Bandon è un personaggio davvero interessante; piuttosto scollegato dalle storylines principali, vi prende parte in realtà trasversalmente: il veggente fa da collante tra tutte le morti e le visioni che guidano il destino e i sentieri dei protagonisti. Come Allanon giustamente gli ricorda – poiché l’elfo è terrorizzato dal toccare chiunque e vederne la morte – tutto ciò che Bandon è in grado di vedere sono possibilità. Nient’altro. Rappresenta l’essenza stessa del racconto, quasi fosse un narratore o uno scrittore, che con il solo tocco del palmo può vedere il futuro o il passato e alterare le azioni successive.
È grazie a lui se scoprono chi è la spia infiltrata ad Arborlon al servizio del Dagda Mor; è grazie a lui se il viaggio di Amberle, Wil e Eretria comincia, poiché nella visione avuta comparivano tutti e tre; è sempre grazie a lui se la principessa e la sua ancella Catania (sì, si chiama così) vengono salvate dall’attacco del Changeling.
Allanon percepisce il potenziale in chiunque, quasi avesse il “complesso del Maestro”, e decide di aiutare Bandon a controllare il suo potere per usarlo come tramite tra l’Eterea e Amberle; una sorta di cellulare, potremmo dire così, per comunicare con la principessa lontana.
Ma Bandon è ciò che si definisce un Legimors, nella mitologia conosciuta. I lettori di morte sono pericolosi e hanno un potenziale praticamente illimitato: anche il Dagda Mor, presso cui l’elfo riesce a comparire in una delle sue visioni, se ne accorge e decide di catturare la sua essenza. Come questo si risolverà poi, nella pratica, non ci è dato sapere. Bandon non sta molto bene, si può dire questo, dato che la sua parte corporea sembra piombata in una sorta di coma.
Il finale, per rimanere in tema morti, è davvero un colpo da maestro: Arion e la sua fame di potere sono insaziabili. Il padre, che ha da poco ribadito come lo ritenga totalmente inadatto a regnare, non sembra in grado di superare davvero la morte del primo figlio, quello prediletto. Un’ottima combinazione di fattori per scatenare un assassinio alla Cesare, tu quoque Arion, fili mi.
Salta fuori, in realtà, che il Camaleonte non è davvero morto e che ha assunto le sembianze di Arion prima, per uccidere Eventine, e dello stesso re in seguito.
Chi potrà fermarlo, adesso che è sul trono?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Due puntate ricche d’azione, sviluppate in modo diverso ma efficace. Si nota il desiderio di portare avanti la storia, in fretta ma per bene. Sperando che continuino così, quattro porcamiseria a entrambi gli episodi perché gli avvenimenti sono decisamente succulenti e ben sviluppati, nonostante qualche sbavatura.
Ma del resto, finché gli addominali di Austin Butler compaiono sullo schermo una volta a puntata, è sempre un bell’episodio.
Elfi, mezzelfi, umani, un po’ tutti:
in The Shannara Chronicles gli elfi fregni cadono anche dal cielo
— drama lama (@pondgitsune) January 26, 2016
Saggia alternativa al triangolo:
Io opto per una bella ot3 tra Will, Amberle ed Eretria 🙌🔝
Non so scegliere. #Shannara #ShannaraChronicles— lexa kom trikru♀ (@_hedaleksa) January 27, 2016
Si riferirà al Dagda Mor + Changeling che fanno le cosacce? O magari al finale:
Ma che cazzo?
Ma cosa ho visto?
Ommioddio. #Shannara— Venere (@artsalcoholic) January 27, 2016
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