Abbiamo aspettato sei puntate prima del verdetto, ma ormai è innegabile: The Shannara Chronicles, con il libro originale da cui è tratta la storia, non c’azzecca assolutamente nulla. E ripeto, per quanto io non sia una lettrice mi piace fare i “compiti a casa” e controllare effettivamente cosa stia succedendo sullo schermo perché – per onestà intellettuale – l’opera non è originale ma ha un universo piuttosto forte alla base.
Ebbene, non ci è voluto un Druido per scoprire che la dicitura nei pregevoli titoli di testa, “basato su”, conferma che la Saga di Terry Brooks non è altro che una mera traccia su cui basarsi per confezionare un teen drama a tinte fantasy. Di quelli, tra l’altro, telefonatissimi.
Sebbene la storia vista finora abbia tracciato il sentiero de Le Pietre Magiche, le differenze sono fin troppo evidenti. Ciò non significa che una serie tv tratta da un’opera letteraria debba per forza di cose seguire pedissequamente ciò a cui si ispira (vedi Game of Thrones, che per forza di cose – dannato Martin – è costretta a superare i libri e tagliare personaggi non rilevanti), ma non per questo un universo così solidamente costruito come quello di Shannara deve scivolare nel cliché targato MTV.
L’episodio – per quanto siano quaranta minuti assolutamente godibili – non aggiunge nulla di nuovo all’assetto del mondo che ormai abbiamo imparato a conoscere: ogni foglia persa dall’Eterea è un nuovo demone che si aggiunge all’esercito del Dagda Mor, che nel frattempo sembra aver trovato una giusta arma per indebolire Allanon. Bandon – personaggio assente nei libri, e non capisco proprio perché l’abbiano aggiunto a questo punto – è il tramite perfetto per intrufolarsi nella testa del Druido e rivoltarlo contro i suoi stessi alleati, che per tutta risposta lo pugnalano a morte con una spada recuperata nei sotterranei del castello. Confusi? Anche noi.
Il Camaleonte indossa perennemente le spoglie del defunto Re Eventine e manipola il figlio maggiore, desideroso solo di compiacere il padre che finalmente sembra prestargli attenzione. Sfruttando la sua paura nei confronti della magia, lo trasforma nel suo burattino tuttofare, facendogli recuperare un manufatto malvagio (la succitata spada) e – scommetto – aizzandolo contro Ander che è partito per cercare aiuto tramite alleanze.
E questa è la parte più fedele a ciò che realmente succede nei romanzi.
Il vero problema di The Shannara Chronicles, probabilmente, sono le premesse; come già ripetuto più volte, Terry Brooks ha creato un universo fantasy assolutamente unico, prendendo spunto sì da Tolkien (e potremmo aprire una parentesi lunghissima sulle accuse di plagio che ha affrontato in tribunale) ma rivoluzionando il medioevo in cui solitamente si collocano gli avvenimenti fantastici e spostando il tutto avanti, in un futuro post-apocalittico. È questa la genialità di tutta la saga ed è questo, dunque, che rende l’ambientazione ideale per imprese epiche.
L’effetto di infilare tre adolescenti in una quest per salvare il mondo conosciuto, accompagnati da un capitano delle guardie piuttosto incompetente e un rover che li tradirà e basta, stona parecchio. Soprattutto perché nella storia originale i tre sono da soli.
In questo modo, “affollando” lo schermo di personaggi che li accompagnano e muoiono due puntate dopo se va bene, viene vanificato l’effetto che il viaggio di formazione dei tre – che sì, anche nei libri sono un eterno triangolo – dovrebbe avere sullo spettatore e, soprattutto, sulla crescita personale dei protagonisti. Tolti i siparietti onirici (dove Amberle realizza le fantasie erotiche di tutta la popolazione femminile che segue la serie, ammettiamolo) e le scenette dalle sfumature lesbo – da puro fanservice – rimangono tre ragazzi svuotati da qualsiasi intento eroico, che si arrabattano come possono per superare gli ostacoli e giungere finalmente in questa Malaterra. E ci starebbe anche, nel quadro generale, l’incertezza del sentiero da percorrere, se non si sentisse un inevitabile gusto amaro al vedere che a quattro puntate dalla fine tutto peggiora e loro sembrano più lontani che mai da una qualsiasi crescita psicologica.
Ammetto, non so se nei libri ci sia effettivamente questa crescita o se i personaggi restino uguali a loro stessi per tutta la durata del viaggio, ma se Shannara ha conquistato così tanti lettori in tutto il mondo, lo trovo alquanto improbabile. E se nelle prime puntate si poteva anche sorvolare sulla recitazione da cani dei protagonisti – tolto forse Wil, addominali a parte Austin Butler è piuttosto espressivo – perché i paesaggi, i costumi e gli effetti speciali erano fenomenali, giunti qua è impossibile non notare tutte le falle. Come se MTV avesse speso tutto nell’ora e mezza di prémiere per poi trascinarsi in episodi tipo questi, dove assistiamo a una specie di replica neanche troppo inquietante di Hostel con gli Elfi. Il target è corretto, il fatto che si chiami The Shannara Chronicles sembra del tutto accessorio. E tra un limone e l’altro, un esercito di demoni avanza inesorabile sulle Quattro Terre.
Non posso dare più di due porcamiseria e mezzo (giusto perché le ambientazioni continuano a essere belle, innegabile) a una serie che poteva dare di più. Molto di più.
Parlo al passato perché ormai, tolti grandi sconvolgimenti, non so quanto si possa risollevare.
E se ce lo dicono pure i lettori:
Arrivata a metà libro e posso confermare che non c'entra nulla con il telefilm 😅 #shannara #TheShannaraChronicles
— ~tilltheendoftheline (@_Cla90_) January 27, 2016
C’è chi è drastico…
È ufficiale, ho chiuso con Shannara. Ogni puntata sempre peggio, bocciato quasi in pieno #Shannara
— PaSQUALo (@pask_dic) February 3, 2016
…chi trova soluzioni alternative…
A questo punto un threesome Wil-Amberle-Eretria nelle prossime puntate è quotato 1,01 #Shannara
— Luca (@lucannister) February 4, 2016
…e chi sembra confuso:
Nel libro devo aver saltato il capitolo delle battute poracce a sfondo sessuale. #shannara
— Gloria Findel (@gloriafindel) February 5, 2016
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