Nell’era dei reboot, remake e revamp, il mondo delle serie tv si trova davanti a una sovrappopolazione di prodotti fatti con lo scopo o di solleticare la nostalgia, o di prendere a piene mani da altri universi di intrattenimento allo scopo di allungare il brodo, ri-veicolando un messaggio già cementato nella collettività dei fruitori. A volte la strategia funziona, a volte si tratta di immensi buchi nell’acqua; tutto dipende da come la libertà narrativa delle nuove creazioni si mescola con l’archetipo. Nella migliore delle ipotesi ci solletica il cervello, nella peggiore si rivela un’insopportabile emicrania.

In questo caso, complice il successo mondiale di Bong Joon-ho con Parasite, si va a riprendere un’opera dello stesso regista passata un po’ più in sordina: Snowpiercer. Il film dovette gioco forza condensare tutti i suoi contenuti, mentre la serie TNT (distribuita da Netflix) fresca di produzione, grazie alla bellezza di dieci episodi, può prendersela con calma, e farci conoscere meglio l’apocalisse, il treno e le gerarchie di classe che lo pervadono – e che, come vediamo nei primi due episodi, sono costellate di eccezioni.

Il setup è ben spiegato nei primi minuti del pilot, già noti a chi ha visto il film ma che è bene ribadire: il mondo è finito, intrappolato in un’era glaciale indotta dall’uomo per contrastare il surriscaldamento globale, e le poche migliaia di sopravvissuti sono su un gigantesco treno in cui impera una strettissima gerarchia sociale.

I “tailies”, quelli che risiedono in coda, se la passano peggio di tutti, introdottisi sul treno senza biglietto ma grazie all’istinto di sopravvivenza. Più avanti si va, più lo sfarzo è visibile, più le lamentele diventano vacue. Il netto contrasto tra le classi si palesa impietoso sin da subito, vedendo i tailies lamentarsi per la scarsità di cibo, laddove in prima classe ci si lamenta dell’uso improprio della sauna fatto da altri passeggeri.

Ciò che la serie Snowpiercer fa in più è aggiungere qualche elemento frizzante, uno strano omicidio, ma soprattutto una buona dose di esplorazione del treno da parte di Layton, l’unico poliziotto esperto di omicidi esistente, che guarda caso viene dalla coda dello Snowpiercer. La narrazione, quasi con la scusa di portare avanti l’indagine, ci fornisce interessanti e minuziosi dettagli sulla vita nel treno. Il lato procedurale è davanti ai nostri occhi, in primo piano, ma le vere gemme sono nascoste in ciò che vediamo con la coda dell’occhio, passando per i vagoni del treno.

In testa al treno lo sfuggente Mr. Wilford e una annunciatrice che tiene particolarmente ad avere tutto sotto controllo. Melanie Cavill – interpretata da un’eccellente Jennifer Connolly – si occupa di molte cose sullo Snowpiercer, ma soprattutto incanala perfettamente l’idea di un ordine che vuole rimanga inalterato. Come in ogni distopia, il gioco del bastone e della carota è immediatamente percepibile, seppur non coi toni esasperati di altre serie di analoga ispirazione.

Dopo i primi due episodi, abbiamo un’unica preoccupazione, ossia che il messaggio del film e della serie risulti appannato dalla parte più frenetica o dai momenti procedurali. Secondariamente, si ha la sensazione che la storyline principale faccia da semplice tramite alla descrizione della vita sul treno. È una lama a doppio taglio, poiché se come detto prima ci si affascina a ciò che accade in sottofondo, ciò che è più immediatamente visibile potrebbe apparire per contrasto poco coinvolgente.

Tolti questi dubbi, Snowpiercer inizia col piede giusto, intrattiene ed incuriosisce, soprattutto se la tematica del fantasy distopico è nelle vostre corde.

7/10

Storia - 7/10
7/10

Tecnica - 7/10
8/10

Emozione - 8/10

7.3/10

Summary

Snowpiercer non reinventa la ruota, ma offre un’interessante variazione sul tema dell’omonimo film di Bong Joon-ho. I presupposti per un’indagine più accurata della vita sul treno in mezzo ai ghiacci ci sono tutti, nonostante una parte procedurale a tratti appannata.

Porcamiseria

7.3

Snowpiercer non reinventa la ruota, ma offre un'interessante variazione sul tema dell'omonimo film di Bong Joon-ho. I presupposti per un'indagine più accurata della vita sul treno in mezzo ai ghiacci ci sono tutti, nonostante una parte procedurale a tratti appannata.

Storia 7 Tecnica 7 Emozione 8

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