SpecialiAnuanauei: la musica delle serie TV (2)

Pochi compositori possono permettersi un portfolio di successo come Ramin Djawadi, che ha segnato la fortuna di quattro grandi serie TV, confermando un talento che viene da lontano.

Dopo aver inaugurato con Michael Giacchino la nostra serie di speciali sui compositori televisivi, continuiamo la carrellata con quello che è, ad oggi, uno dei più acclamati autori degli ultimi anni: Ramin Djawadi. Tra i grandi, Djawadi è forse quello che ha sofferto di più il rapporto col cinema, non riuscendo a compensare l’enorme successo televisivo con un riconoscimento altrettanto rilevante per le colonne sonore dei film per cui ha lavorato; al massimo ha ottenuto una nomination ai Grammy per la colonna sonora di Iron Man e un ASCAP Awards (premio specialistico rilasciato dalla American Society of Composers, Authors, and Publishers) per Safe House

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Ramin Djawadi, tuttavia, ha ben poco di che essere scontento, avendo composto quella che è una delle sigle più famose tra tutte le serie TV e occupandosi delle musiche di altri show diventate iconiche. Iraniano per parte di padre, l’autore ha origini tedesche ma è negli Stati Uniti che completa la sua formazione musicale. Il suo talento viene presto colto da un altro compositore tedesco di successo, Hans Zimmer (che per la TV ha composto il meraviglioso tema in crescendo di The Crown), il quale lo assume e fa lavorare per i blockbuster più famosi, tra cui Pirati dei Caraibi, Tutto può succedere, Batman Begins The Island.

Nel 2006, anno successivo al lavoro su questi ultimi due film, Djawadi è pronto a smarcarsi dal nome di Zimmer e accetta di occuparsi per la prima volta in maniera “seriale” di uno show televisivo di lì a venire (finora, per la TV aveva esclusivamente composto due episodi singoli). Con l’incredibile esperienza degli insegnamenti appresi negli anni passati, la prima grande prova sul piccolo schermo di Dwjadi è un immediato successo anche grazie alla fortuna della serie, che combina elementi di avventura, azione e mistero, con un pizzico di thriller. Si tratta di Prison Break, i cui titoli di testa vengono accompagnati dalla prima grande composizione televisiva di Ramin:

Una sigla che persino nel recente continuo della serie ha avuto modo di tornare in auge, grazie al suo mix di tensione crescente e immediata che esplode presto per poi bilanciare il tutto con una delicata atmosfera orientaleggiante, in cui distinguiamo per un tratto quello che sembra un calmo elettroencefalogramma che si riprende da un’azione movimentata, ma è pronto a ripartire più frenetico di prima.

Il tema riesce a guadagnare una nomination agli Emmy nella categoria Main Title Theme Music, un grande risultato per un compositore appena sbarcato in TV, ma quell’anno il premio va a Edward Shearmur per Masters of Horror. L’autore tornerà a impreziosire di dettagli la sua composizione, riproponendo la sigla in una nuova versione (End of the Tunnel) per la terza e quarta stagione (che andrebbero ricordate solo per quello…).

Dopo una parentesi piuttosto blanda con la serie dedicata a Blade, Djawadi recupera il tocco magico conquistando un’altra nomination agli Emmy (2010), stavolta per la composizione musicale del pilot della sfortunata Flashforwarddi cui è autore anche della sigla, perfettamente inserita nel suo stile e ancora legata al successo di Prison Break.

L’anno precedente il compositore aveva mancato per un soffio il Grammy, come detto, ma tanto era bastato, oltre al continuo riscontro positivo della critica televisiva, a rendere Djawadi uno degli autori più ricercati. Nel 2011 la svolta che cambierà la sua carriera: David BenioffD.B. Weiss lo contattano affinché produca un tema per la loro nuova serie fantasy, ma a condizione che non siano presenti flauti o violini, che avrebbero spostato l’attenzione su un’atmosfera eccessivamente fiabesca. Per facilitargli il lavoro, gli mostrano un modello preliminare della sigla che la musica dovrà accompagnare, cosa che probabilmente influenza molto Ramin, affetto, a suo dire, da sinestesia, grazie a cui associa (o meglio, vede) la musica con i colori e i colori con la musica.

Tre giorni dopo, la sigla di Game of Thrones è pronta. Impossibile da dimenticare anche solo dopo il primo ascolto.

Il violoncello è il protagonista, l’atmosfera è pregna di medioevo, la musica ci porta forzatamente per le città, viaggiamo fino a incontrare altri strumenti per la strada che si aggiungono al cammino. In sottofondo un incessante battere che non lascia spazio alla serenità: siamo a un torneo, una giostra e poi lungo le mura dei castelli. Partono i cori e l’epica entra prepotente in scena, l’uomo torna protagonista con un carico di dolore che si fa musica, per chiudersi delicatamente nel finale fatto di dulcimer e kantele, due strumenti di musica popolare che ancorano prepotentemente alla terra: il rischio della deriva fiabesca è scongiurato.

Paradossalmente, il pezzo più famoso di Djawadi (anche il più diverso dal suo stile) non otterrà mai il riconoscimento degli Emmy neanche negli anni a venire, colpevolmente assente tra i Main Title Theme. Certo, il compositore tedesco riuscirà comunque a conquistare la statuetta alata nel 2018, grazie alla colonna sonora del finale della settima stagione The Dragon and The Wolfma i titoli di testa riceveranno solo premi secondari e tanta, tanta fortuna di pubblico. Per Game of Thrones, tra i tanti riconoscimenti, Djawadi è stato nominato agli Emmy esclusivamente un’altra volta, nel 2014 per la stessa categoria in cui ha vinto quest’anno ma per l’episodio memorabile The Mountain and the Viper.

Ma se GoT è sicuramente il suo successo più conosciuto, il nostro autore non ha esaurito con quello il suo talento, ma ha anzi confermato la sua grandezza lavorando ad altre due serie degne di nota. La prima è contemporanea al Trono di Spade (2011) e vede il ritorno della collaborazione con J.J. Abrams dopo FlashforwardPerson of Interest è una serie atipica nel suo svolgimento, ma presenta a livello musicale l’inconfondibile stile di Djawadi, già dai titoli di testa.

Ritmo serrato, atmosfere da poliziesco con elementi elettronici che ben sintetizzano la natura della serie. L’intera colonna sonora dello show è un gioiellino, sia nelle composizioni originali (Listening with a Million Ears) che nella scelta delle canzoni, come la meravigliosa Exit Music (For a Film), che l’autore riprenderà nell’altra sua grande narrazione sonora seriale.

Nel 2016 (dopo aver lavorato a The Strain), Djawadi ha modo di esprimersi nuovamente al meglio grazie all’irreprensibile Abrams e a Jonathan Nolan e Lisa Joy, che lo coinvolgono nel progetto Westworld. Un’altra occasione che il compositore sfrutta appieno, riuscendo in entrambe le attuali stagioni dello show a sorprendere con adattamenti musicali del tutto funzionali alla trama e inseriti come elementi imprescindibili della narrazione. Soprattutto nel primo arco narrativo, ogni canzone che il piano suona nel saloon è estremamente simbolica e assorbente, da Paint it Black a Black Hole Sun passando per No Surprises, un concentrato di musica affatto straniante nel contesto del Far West, eppure così familiare.

Ma a colpire, ancora una volta, sono le note della sigla.

Una rara profondità che esplora l’animo umano con la delicatezza delle dita sul pianoforte, concentrando emozioni, sentimenti, anche questi in un lieve crescendo che racconta la vita umana in un minuto e quarantadue. Nel 2017 sono proprio queste note a garantirgli la nomination per il Main Title Theme, ma lo scontro viene perso contro le nostalgiche atmosfere della sigla di Stranger ThingsL’anno successivo, l’attuale, Djawadi viene nominato per la colonna sonora dell’episodio Akane No Mai, in cui riprende temi giapponesi adattandoli alla serie, anche in questo caso ne uscirà sconfitto… da se stesso, dato che porterà a casa il premio per il succitato episodio di Game of Thrones.