SpecialiIl problema Friends

Con l'ultima stagione di The Big Bang Theory sparisce l'ultimo erede di una tradizione di comedy con al centro un gruppo di amici, definendo un quadro che inevitabilmente passa, nel bene e nel male, dalla pietra angolare del genere: Friends.

Un recente articolo sugli ascolti dei canali broadcast statunitensi in questo autunno televisivo ha scatenato un dibattito in redazione riguardo alla situazione odierna delle comedy. In particolare è stata la presenza di The Big Bang Theory in cima alla classifica degli show più visti a generare diverse opinioni che proveremo qui a riassumere soprattutto evidenziando i suoi rapporti con Friends (che ancora oggi guadagna spettatori),non pretendendo di essere esaustivi ma sperando di ottenere feedback anche dai nostri lettori.

Lo show CBS, arrivato alla sua dodicesima stagione, non accenna a diminuire il suo successo, forse anche a causa dell’annunciata chiusura della serie. Al di là del comprensibile (ma non comune) tedio che possono suscitare dopo dodici anni le avventure di Sheldon e il suo gruppo, è innegabile che The Big Bang Theory si presenti come ultimo erede di una tradizione di comedy corali con protagonista una cerchia ristretta di amici. Attualmente, nel panorama televisivo, non resiste nessun altro show con questo tipo di struttura, eccezion fatta per Will & Grace, che però riprende lo schema dall’originale del 1998 (!).

Sostanzialmente, Friends non ha più eredi

Ecco, Friends è decisamente al centro della questione. Nelle dieci stagioni di messa in onda i sei amici del Central Perk hanno affrontato qualsiasi genere di combinazione divertente: quando non hanno contribuito a creare loro stessi delle nuove gag, hanno ripreso quelle più datate rimodernandole. Friends è l’inevitabile scoglio contro cui devono confrontarsi i vari How I Met Your MotherThe Big Bang TheoryScrubs, That’ 70s Show Community; e se, non a caso, abbiamo citato show che sono riusciti a garantirsi comunque un’identità precisa nonostante il modello “originale”, è innegabile che gag, situazioni, tempi e tipi siano confluiti in maniera più o meno pesante da Friends alle altre comedy.

Una corrispondenza del genere nei drama manca, perché le influenze possono essere molteplici e non riscontriamo un unico show dalla personalità paragonabile a quello di Ross, Rachel e gli altri (a meno di non focalizzare l’attenzione sui vari sottogeneri). Le comedy in questo sono nettamente più complesse, dovendo giocare il tutto su tempi accelerati che prevedono la standardizzazione dei personaggi (che devono costruirsi una solida personalità comica) e contemporaneamente l’evoluzione di quegli stessi protagonisti (che altrimenti finiscono per annoiare). Un lavoro del genere, su una serie “amicale” è mastodontico e presta il fianco a non poche debolezze, finendo spesso per trasformare uno show corale in un modello in cui al centro c’è il tipo del personaggio più divertente e attorno orbitano quelli che diventano i co-protagonisti.

In un’analisi più cinica e generalizzata potremmo persino ipotizzare che questa tendenza altro non sia se non il riflesso di una società che è tendenzialmente più individualistica e quindi meno propensa a quel tipo di dinamiche, preferendo piuttosto un protagonista comico forte attorno a cui ruota uno sfondo comico meno dettagliato (Master of None, Bojack Horseman).

Ma se è vero che Friends ha detto tutto, è anche vero che tutto era stato detto prima di Friends

Il successo della serie sugli amici newyorchesi non ha creato del tutto i contenuti che sono diventati paradigmatici, ma semmai ha dato loro una forma comica nuova. Questo è il lavoro che spetta alle sitcom che verranno, sperando che recuperino questa preziosa strutturale corale in via d’estinzione.