SpecialiIdentiFreaks – Jessica Lange

L’identifreak di oggi è completamente dedicato ad una delle attrici più acclamate degli ultimi tempi e non solo, colei che dopo aver vinto Oscar e Golden Globe è riuscita anche ad imporsi come star della televisione. Sto proprio parlando di Jessica Lange. Ho iniziato questo articolo parlando di un’attrice e non di un personaggio perché […]

L’identifreak di oggi è completamente dedicato ad una delle attrici più acclamate degli ultimi tempi e non solo, colei che dopo aver vinto Oscar e Golden Globe è riuscita anche ad imporsi come star della televisione. Sto proprio parlando di Jessica Lange.

AMERICAN HORROR STORY: FREAK SHOW "Pink Cupcakes"- Episode 405 (Airs Wednesday, November 5, 10:00 PM e/p) --Pictured: Jessica Lange as Elsa Mars. CR: Michele K. Short/FX

Ho iniziato questo articolo parlando di un’attrice e non di un personaggio perché l’attrice in questione ha dato vita a ben quattro personaggi nel corso delle attuali quattro stagioni di American Horror Story, e limitarsi all’analisi di uno solo di essi sembrerebbe piuttosto riduttivo.

La Lange ha interpretato nella serie quattro ruoli che, seppur con qualche affinità , sono risultati essere abbastanza diversi fra loro, dimostrando perciò la sua versatilità come attrice. Non è assolutamente da tutti riuscire a conquistare il pubblico con quattro personaggi completamente differenti di anno in anno, basti vedere le sorti dei suoi colleghi protagonisti che, nonostante la popolarità della serie, hanno avuto un calo di attenzioni da parte degli spettatori a seconda del ruolo che hanno interpretato.

Constance Langdon

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Costance è probabilmente quello che molti definirebbero il personaggio più debole della Lange, ma in realtà credo che Ryan Murphy e la stessa attrice siano pienamente riusciti in quello che, secondo me, era il loro intento. Constance ha infatti tutte le carte in regola per essere odiata poiché inizialmente si rivela essere la vicina ficcanaso che vuole a tutti i costi interagire con le vite dei nuovi arrivati. A questo va di certo aggiunta la misteriosa modalità con cui cerca di approcciarsi ai vicini, dimostrando così di nascondere un assurdo segreto. Il modo di trattare a volte i suoi figli, i furti ai danni della famiglia protagonista, e flashback del suo passato sono poi la ciliegina sulla torta. Ma c’è qualcosa in Constance che ci porta a non detestarla completamente, a riservare per lei qualche speranza per il finale della serie. Il suo personaggio è piuttosto ambiguo, riesce ad alternare momenti di spocchia a momenti di infinita depressione. La morte di Adelaide (la figlia) è ciò che invece ci arriva a far provare pietà nei confronti della donna; quel suo urlo straziante con il corpo della figlia tra le braccia ci ha lasciato infatti con l’amaro in bocca.

Constance è quindi una donna che suscita in noi sentimenti contrastanti. Nonostante il suo pungente sarcasmo infatti ci viene mostrata come qualcuno che ha dovuto rinunciare a diverse gioie nella sua vita, dalla morte del marito (da lei stessa provocata) a quella della già menzionata figlia, fino ai suoi sogni di attrice. Il turbolento rapporto con Tate, il figlio con manie omicide che finisce per innamorarsi della nuova vicina, crea in Constance una sorta di vuoto che l’incredibile talento della Lange ci fa avvertire per tutta la durata della stagione. Nella puntata finale Constance riesce ad “impossessarsi” di uno dei gemelli partoriti da Vivien (la vicina-protagonista). Il bambino in questione altri non è che suo nipote, poiché frutto dell’unione tra Tate e Vivien. Il bambino sembra risvegliare nella donna quella gioia ormai da tempo perduta, e Constance sembra non curarsi del fatto che qualche anno dopo il bambino mostri le stesse tendenze omicide del padre, poiché in qualche modo quel bambino è stato il suo nuovo inizio.

 

Suor Jude

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Suor Jude è senza ombra di dubbio il personaggio più riuscito dell’attrice, un personaggio che l’ha consacrata come star indiscussa della serie. L’evoluzione che Suor Jude ha nel corso di tredici episodi è strabiliante. La donna è la direttrice dell’ospedale psichiatrico Briarcliff ed è da subito presentata come un terribile despota. La crudeltà che sembra contraddistinguere la donna si rivela più volte nel corso delle primissime puntate in diversi episodi. Le convinzioni della donna e il suo atteggiamento creano un’atmosfera di terrore attorno a lei, non solo tra i pazienti dell’istituto, ma anche tra chi è ai suoi servizi. Ciò che si nasconde dietro questa apparenza da malvagia dittatrice è in realtà molto più complesso. La donna è continuamente tormentata dai fantasmi del suo passato, l’immagine di lei che decide di diventare suora per la paura di aver investito una bambina continua infatti a tornarle in mente in maniera ossessiva. Il clima che lei stessa ha instaurato al Briarcliff di certo non l’aiuta, dato che finisce con creare problemi anche con il sadico dottor Arden, ex medico nazista che conduce di nascosto nell’ospedale misteriosi esperimenti per creare violente creature.

Quando Suor Jude lascia l’istituto comincia ad essere mostrata sotto una luce diversa, vengono infatti evidenziati i lati più fragili e vulnerabili del suo carattere, e il suo ritorno nell’istituto come paziente ribalta completamente la situazione iniziale. Jude adesso sembrerebbe essere dalla parte del bene, degli oppressi, dei prigionieri. Con il salto temporale dell’ultimo episodio la donna ci viene invece mostrata molto malata, praticamente sul letto di morte. La permanenza a casa di Kit (uno dei protagonisti della serie) procede in maniera abbastanza tranquilla anche grazie ai figli di quest’ultimo: con essi Jude ha una relazione molto particolare, e l’aiutano ad alleviare i ricordi oscuri legati al Briarcliff. La morte della donna è un momento toccante, per cui io personalmente ho versato parecchie lacrime. Come è possibile che la morte di una donna presentata come la cattiva della situazione, e che non ha esitato a ricorrere più volte ad espedienti come l’elettroshock, possa suscitare nel pubblico una commozione generale? Semplicissimo: Jessica Lange.

Ovviamente stiamo parlando di un personaggio che prende vita dalle battute di un copione, ma voi credete davvero che se suor Jude fosse stata interpretata da un’altra attrice avrebbe avuto lo stesso impatto mediatico della Lange? Io non credo.

Fiona Goode

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Fiona è invece il personaggio più cattivo dei quattro interpretati dall’attrice e, sebbene qualche momento di tenerezza e incertezze varie, è l’unico a rimanere fedele alla sua natura fino alla fine. Fiona è la suprema di una congrega di streghe che sembrerebbe ormai destinata al declino, ciò è in parte dovuto anche al clima di terrore che la strega ha instaurato facendo terra bruciata attorno a se stessa. La verità è che però la donna non sembra per niente interessata alla cosa, e a tratti sembra quasi anche deridere la figlia che cerca di istruire le nuove streghe inesperte. L’egoismo è sicuramente la componente principale di questo personaggio, dato che in fin dei conti provvede semplicemente a soddisfare i propri bisogni. Fiona non ha paura di uccidere o di ricorrere a qualsiasi mezzo possibile per raggiungere i propri obiettivi. La congrega è quasi vista come un tramite per la propria felicità, ciò che Fiona brama realmente è infatti il potere, e nessuno può dunque intralciare il suo percorso. Il passato di Fiona sembrerebbe testimoniare tutto questo, dato che è stata lei stessa ad uccidere la suprema che l’ha preceduta pur di sentirsi potente; è pronta ad uccidere la sua erede.

Ciò con cui Fiona deve fare però i conti è il suo personale declino. La vecchiaia inizia infatti a farsi sentire e la debolezza che ciò comporta influenza negativamente non solo il suo operato, ma anche la visione che le giovani streghe hanno di lei. Nel corso delle puntate la donna si renderà conto di non avere altro nella sua vita se non il potere, dato che la sua stessa figlia brama contro di lei. La cosa inizialmente la turba e ciò provoca in lei un periodo di pentimento che la porta a riflettere su tutti gli errori della sua vita. Nonostante ciò il peso che il suo ruolo comporta ha un’influenza troppo forte su di lei, tanto che decide di aggrapparsi con tutte le sue forze all’unica cosa che possiede. Inizia perciò ad elaborare un piano per uccidere tutte le streghe, ma quando la nuova suprema si rivela essere sua figlia la cosa sembra cambiare. La sua intenzione rimane inalterata, ma opta per una conversazione con la giovane donna. Per la prima volta Fiona ci viene mostrata debole ed impotente, e la scena diventa catartica quando decide di lasciarsi andare alla paura di morire ed esala l’ultimo respiro tra le braccia della figlia. Anche in questo caso Jessica Lange ci regala una performance strabiliante, in cui un mix di disincanto, autorità, e fragilità, rendono ovviamente Fiona Goode il miglior personaggio della stagione.

Elsa Mars

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Elsa è l’ultimo personaggio che Jessica Lange ha interpretato per American Horror Story. Per molti la quarta stagione è stata leggermente sottotono rispetto alle altre, ma personalmente io l’ho preferita alla terza anche e soprattutto per il personaggio di Elsa Mars. Elsa è infatti ossessionata dalla fama, e gestisce con fatica uno degli ultimi spettacoli freak show rimasti negli Stati Uniti. La donna le prova tutte per fare in modo che lo spettacolo possa attrarre nuovi spettatori ed arriva a compromettere più volte la sua integrità. Lo show però è mal visto praticamente da tutti, in primis dalla polizia che più volte cerca di sabotarlo, e in secondo luogo dalla popolazione locale che vede i freaks come gente da allontanare. Elsa risente parecchio di questa cosa e più volte ci regala discorsi impeccabili sull’uguaglianza, ma è costretta a portare avanti un qualcosa che arriva ad essere un vero e proprio peso sulle sue spalle. Gli episodi di violenza che avvengono nella cittadina non fanno altro che peggiorare le cose dato che sembrano tutti condurre allo spettacolo.

I freaks vivono tutti insieme come una grande famiglia ed Elsa si sente un po’ la madre di questa gente indifesa e, nonostante gli errori da lei commessi per raggiungere i propri obiettivi, continua sempre a vedersi come tale. Le cose degenerano quando Elsa si macchia di omicidio e dopo una serie di avvenimenti scappa vendendo lo spettacolo ad un serial killer. La donna anni dopo riesce a coronare il suo sogno divenendo una star di Hollywood. La cosa dura per molti anni e la vita della donna sembra procedere a gonfie vele, ma in realtà quella vita sembra non essere fatta per lei, è come se si ritrovasse dentro una bolla, come se quella non fosse la vita reale data la finzione che costantemente la accompagna. Elsa si rende dunque conto di aver perso determinati valori che erano involabili ai tempi del suo grande spettacolo, e con l’intenzione di riunirsi ai suoi amati freaks ormai tutti deceduti decide di farsi uccidere da Edward Mordrake (un fantasma la cui storia viene narrata nella stagione), ritrovando così tutti i suoi vecchi amici. La scena finale vede Elsa di nuovo sul palco, ad esibirsi insieme a quella che inevitabilmente è diventata la sua famiglia; la fama sembra essere quindi un ricordo lontano.

 

Quello di Elsa Mars è dunque come abbiamo visto solo uno dei quattro volti che Jessica Lange ha dato alla serie. Scrivendo questo articolo mi sono effettivamente reso conto che l’attrice è riuscita a darmi parecchie emozioni diverse nel corso di quattro anni, e questa cosa, nonostante abbia appena finito di elogiare il suo talento, mi sconvolge. La sua assenza in American Horror Story sarà parecchio sentita dai fan della serie; Jessica è la colonna portante di tutto e, anche se ammiro profondamente Ryan Murphy ed il suo lavoro, devo dire che niente e nessuno potrà sostituire questa fantastica attrice.

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