Station 19Season 1 Recap: L’Incendio che Non Divampa

Season Recap I pompieri della Seattle Fire Station 19 lottano quotidianamente contro le fiamme, ma le loro vicende sono tutt'altro che ardenti. Il secondo spin-off di Grey's Anatomy fa piuttosto acqua da tutte le parti.

3.3

Prendete una categoria professionale a caso, aggiungeteci una protagonista femminile forte e mescolate il tutto con un cast di belle ragazze e aitanti giovanotti. A parte, preparate una base di triangolo amoroso già lievitata, lasciate riposare per due ore e farcitela con l’impasto realizzato in precedenza. Condite il tutto con una spruzzata di diversity e qualche guest-star della serie madre, infornate per circa cinque ore a 280 gradi ed ecco che il vostro spin-off di una qualsiasi serie di Shondaland è bello che pronto.

La ricetta è stata seguita pedissequamente anche nel caso di questo Station 19, secondo spin-off di Grey’s Anatomy introdotto nell’episodio 14×13 della serie madre, ma evidentemente qualcosa è andato storto. Complice probabilmente un formato insolito per questo tipo di prodotti, le vicende dei pompieri di Station 19 non riescono ad accendere gli animi dello spettatore, rendendola più che altro una di quelle serie da guardare mentre si fa qualcos’altro. Le ragioni? Molteplici.

Station 19 Season 1 recensione

Terminata la visione di questa stagione, si ha innanzitutto la sensazione che il tutto sia stato sviluppato con ben poca convinzione. Non capiamo altrimenti perché optare per un genere così tanto inflazionato – d’altronde esistono già Chicago Fire o 9-1-1 – senza dare al prodotto una qualsiasi caratteristica distintiva che potesse renderlo appetibile ad un pubblico già bombardato da un’offerta smisurata. Una situazione che per certi versi ricorda quella di Grey’s Anatomy: un medical come tanti, che giungeva per lo più dopo l’iconico E.R., una prima stagione anch’essa composta da una manciata di episodi. Eppure, quei nove episodi hanno riscritto la storia del genere, proponendo un modello analogo a tanti altri prodotti assimilabili, variandone appena la prospettiva, ma imponendo sin da subito una sua precisa identità, attraverso personaggi forti e carismatici, casi clinici spesso e volentieri esagerati, alternando sapientemente tragicità e leggerezza. In Station 19, gli sforzi nel riproporre un modello simile appaiono nulli, quasi a voler confidare esclusivamente nella fidelizzazione dell’ipotetico spettatore al brand Shondaland. Ma nel mercato di oggi questo non basta.

Non si capisce perché optare per un genere tanto inflazionato senza dare al prodotto una qualsiasi caratteristica distintiva

Il primo grosso neo è la scrittura dei personaggi, a tratti davvero inesistente, a cominciare dalla protagonista, già conosciuta – come detto – in un episodio di Grey’s Anatomy. Andy Herrera è una donna caparbia che vive per il suo lavoro e per la sua famiglia lavorativa, la Stazione 19 del corpo dei pompieri di Seattle. Apprese le gravi condizioni di salute del padre, comandante in carica della stazione, Andy ne assumerà temporaneamente il ruolo condividendolo – e contendendoselo – con il tenente Jack Gibson, anch’egli parte integrante della squadra nonché suo amante segreto. Nonostante la sua tenacia nel lottare per la squadra, la sua ambizione verso ciò che crede spettarle di diritto a dispetto del nepotismo di cui sembrerebbe favoreggiare, non è certo uno di quei personaggi che entrano nel cuore di uno spettatori, né i dialoghi che la vedono protagonista ispirano o catturano l’attenzione. Andy Herrera rimane comunque lontana anni luce dal carisma di Olivia Pope o Annalise Keating – ma anche della stessa Meredith Grey – e certamente le doti recitative di Jaina Lee Ortiz non sono paragonabili a quelle di una Kerry Washington o di una Viola Davis.

Station 19 Season 1 recensione

Anche il resto del cast chiaramente è vittima degli stessi problemi, si vede un barlume di tridimensionalità solo in Travis e in Maya, ma è davvero tutto troppo poco. Aggiungiamo anche che l’aver utilizzato quale traino della serie madre il personaggio di Ben Warren non si è poi rivelata proprio una gran mossa. Differentemente da Private Practice l’altro spin-off di Grey’s Anatomy – , Ben Warren non è Addison Montgomery Shepherd, non ne possiede il carisma ma soprattutto non è stato destinato ad essere il protagonista di questo Station 19. Non capiamo dunque il senso – se non l’insita pretestuosità volta acchiappare qualche spettatore fedele al brand – di avere scelto proprio un personaggio come Ben, per lo più intrappolato in una dinamica tale per cui le interazioni con il resto del cast sono sicuramente più limitate, data la sua situazione sentimentale più che stabile e non potendo troppo spingere sul suo passato da medico, visto il soggetto della serie.

Se il character development dei personaggi non è dunque dei migliori, quello delle varie(?) storyline non incontra una sorte migliore. I cosidetti “casi della settimana” risultano noiosi e anonimi, così come le dinamiche interpersonali. Sì c’è il triangolo amoroso – quello tra Andy, Jack e Ryan Tanner, interpretato dal nostro Alberto Frezza -, la storia gay con i suoi timidi inizi, la malattia del padre di Andy, ma tutto risulta freddo, glaciale, il che è ironico trattandosi di una serie sui pompieri. E a nulla servono le ripetute comparsate di Miranda Bailey o di Meredith Grey. Si salva forse solo il finale, che almeno si conclude con un cliffhanger degno di nota, ma finisce davvero lì. Quello che manca sono le ardenti passioni, i dialoghi e/o le scene iconiche che possano essere fonte di quell’autoreferenzialità marchio di fabbrica delle serie di casa Shondaland. Per spiegarci meglio, mancano gli “I’m just a girl in a bar”, le promesse di matrimonio sui post-it, il Vermont o qualsiasi altro elemento iconico nel cuore dei fan di tutto il mondo.

Station 19 Season 1 recensione

Anche tecnicamente Station 19 fa poco o nulla per lasciare il segno, copiando biecamente le voci fuori campi à la Grey’s Anatomy e gli stacchi à la Scandal, che, aggiungendosi ad alcuni grossolani effetti speciali, non contribuiscono di certo a migliorare la resa di questi dieci inutili episodi che ne compongono la prima stagione.

Porcamiseria
  • 3/10
    Storia - 3/10
  • 5/10
    Tecnica - 5/10
  • 2/10
    Emozione - 2/10
3.3/10

In Breve

Il secondo spin-off tratto da Grey’s Anatomy ha tutti gli ingredienti tipici di una produzione Shondaland ma è completamente privo di una propria identità, con personaggi privi di carisma e tridimensionalità e storie che non appassionano. Difficilmente seguirà le orme della serie madre.

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Porcamiseria

3.3

Il secondo spin-off tratto da Grey's Anatomy ha tutti gli ingredienti tipici di una produzione Shondaland ma è completamente privo di una propria identità, con personaggi privi di carisma e tridimensionalità e storie che non appassionano. Difficilmente seguirà le orme della serie madre.

Storia 3 Tecnica 5 Emozione 2
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