Sorprendentemente, Suits è riuscito a risollevarsi dal torpore e dal nulla assoluto che hanno caratterizzato la prima parte di questa quinta stagione.
“God’s Green Earth” sviluppa semplicemente ciò che il precedente episodio aveva impostato, riuscendo senza dubbio a portare avanti ogni storyline in modo efficiente. Nessun ruolo è poco importante, nessun dialogo è superficiale agli avvenimenti.
La Pearson Specter Litt è tornata al vecchio lustro, in fomento fra intrighi e colpi di scena, e noi non possiamo che esserne contenti.
Il passato
Che Anita Gibbs avesse intenzione di rincorrere e mettere all’angolo anche il più lontano parente o conoscenza di Mike Ross era chiaro fin dall’inizio. Se dal punto di vista dell’intrattenimento ciò rischia di cominciare a diventare un po’ monotono – Gibbs prende di mira il soggetto, Mike trova un sotterfugio per ovviare, tarallucci e vino – è sicuramente da plaudere per il realismo; non sembra vi sia altra soluzione che farci vedere come, uno ad uno, tutti i personaggi in gioco verranno passati sotto il microscopio della Gibbs.
È interessante però vedere come ognuno reagisca in modo diverso: in questo episodio abbiamo potuto “apprezzare” Rachel e le differenze, ad esempio con Donna, di fronte allo stress di essere sotto “processo”.
Che Rachel fosse un po’ antipatica e piagnucolona (“Ommioddio per colpa tua non posso avere il matrimonio dei miei sogni con settordicimila invitati”) lo si sapeva da un bel po,’ ma che fosse disposta a buttare Harvey sotto un tram alla prima occasione? In una sola parola: sciocca: dalle crisi isteriche al salire in macchina con il procuratore, e credere anche solo lontanamente all’idea che lei e Mike possano avere un futuro idilliaco in cui entrambi potranno frequentare la Columbia.
Il ritorno, l’ennesimo, in scena di Trevor (da cui la Gibbs potrebbe aver ottenuto le informazioni sui test truccati) fa pensare a risvolti interessanti, soprattutto dal punto di vista emotivo e nel rapporto fra i due ex migliori amici.
Un ex, invece, il cui ritorno sembra totalmente non necessario è Scottie. Riguardo la relazione fra lei e Harvey è già stato detto tutto il possibile e sembra di assistere ad un continuo deja-vu di battute già recitate fino alla nausea.
L’unico spunto notabile è il gioco dello scarica barile su Mike e la frode, capro espiatorio di qualsiasi cosa; nessuno a Suits sembra volersi assumere le proprie responsabilità, trovando invece più semplice schierarsi dalla parte della vittima.
Il presente
Mike risulta, paradossalmente, essere il meno colpevole e l’unico a volerne accettare le conseguenze: Harvey ha iniziato il tutto per divertimento, Donna è stata al gioco, Jessica ha taciuto per salvare la baracca, Rachel ha accettato un compromesso pur di non perdere il loro amore, Louis ha approfittato della questione per un rendiconto personale.
E Mike? Mike ha colto l’occasione per poter rimediare ad un’ingiustizia (presunta o reale) e riappropriarsi di quel futuro svanito in poco tempo per poter salvare il fondoschiena a Trevor, che ora, peggio di un born again, sbatte in faccia a Mike il miracoloso cambiamento.
Ognuno è responsabile dei propri problemi e dei propri guai perché ognuno in un modo o nell’altro ha tratto vantaggio dalla frode di Mike. Non che Mike sia innocente, sia ben chiaro, ma egli dovrebbe essere responsabile per se stesso solamente e non per decine di persone.
Louis: What I learned from hiring Mike was that not all great lawyers went to Harvard
L’assenza delle solite sfuriate di Louis è encomiabile; è anzi apprezzabile lo sforzo che sta facendo per poter aiutare, facendo il lavoro sporco e calpestando anche l’ultima e più remota possibilità di tornare con Sheila.
Il loro incontro mette in luce anche la mancanza di un grande complotto dietro la caduta libera della Pearson Specter Litt: Sheila non sta raschiando il fondo del barile, è che semplicemente nessuno vuole lavorare in un’azienda che è percepita come senza futuro.
Sarà interessante vedere come Jessica gestirà quest’ennesima ferita e soprattutto se Soloff possa esserle d’aiuto. L’uomo, messo alle strette, ha compreso che la mossa più conveniente è affondare con la nave, non abbandonarla né farla affondare ulteriormente.
Il futuro
Finalmente si arriverà al processo e le prossime puntate cominceranno a delineare la linea di attacco.
La decisione di Mike di rappresentarsi da solo ha logicamente senso: come dimostrare di essere un avvocato? Facendo l’avvocato. Il problema però è rappresentato dallo stato mentale, non sicuramente lucido, e dalla poca esperienza. Harvey non ne ha molta, ma poca esperienza non è meglio di nulla?
Il “dream team” ideale sarebbe combinare i due e Suits sembra proprio dirigersi verso questa scelta, la più auspicabile personalmente.
God’s green earth continua ciò che la serie ha imposto nei primi due episodi di questa seconda metà di stagione. Un risollevamento netto che, finalmente, fa tornare Suits ad essere uno show godibile e capace di funzionare anche tirando fuori il “passato”, senza per questo annoiare o risultare stucchevole, così come accaduto nelle precedenti stagioni (Hartman & Co.) e risulta anzi quasi piacevole ritrovare dei personaggi accantonati per esigenze di copione.
Anche questa settimana Suits si conferma con 4 porcamiseria e mezza.
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