Abbiamo ormai superato la metà di questa decima stagione e Supernatural si conferma a mio parere una di quelle poche serie che pur andando avanti rimangono fresche, avvincenti e non annoiano mai, nemmeno in puntate di passaggio come questa.
Nonostante il rifiuto di Dean, che ha ormai metabolizzato il fatto di non potersi liberare dal marchio di Caino, Sam continua le sue ricerche nella speranza di trovare un qualche tipo di cura che possa riportare alla “normalità” – per quanto possa esserlo – la vita del fratello. A mettersi in mezzo è però un caso sorto nel North Carolina in cui un uomo si è tolto la vita dopo aver prosciugato una ragazza bevendo il suo sangue.
Arrivati sulla scena del crimine, i Winchester scoprono che l’uomo in questione non è l’unico in città ad avere atteggiamenti insoliti. Un suo ex commilitone manifesta più o meno lo stesso sintomo che ha portato poi l’individuo alla pazzia ovvero sete continua; sete che si manifesta, a quanto pare, a prescindere dal tipo di liquido disponibile.
Intanto in città Sam e Dean si imbattono in Cole, colui che aveva cercato di uccidere Dean poiché responsabile della morte del padre (in realtà posseduto da un mostro). Essendo Cole un amico del malcapitato, i tre, seppur con iniziale riluttanza, decidono di allearsi per capire cosa sta realmente accadendo. Nonostante i due fratelli abbiano già un’idea di cosa ci possa essere dietro, la questione viene finalmente a galla: si viene a scoprire infatti che, in una missione in Iraq, i due erano stati attaccati da un uomo che dovevano salvare, il quale ha passato nel loro corpo dei khan worms, già comparsi qualche stagione fa quando attaccarono Bobby (BOBBY MI MANCHI, RITORNA!). In uno scontro diretto viene infettato anche Cole e quando l’elettricità non funziona ci si rende conto che l’unico modo per uccidere il mostro è lasciarlo morire di sete. Se Cole alla fine riuscirà a guarire, non si potrà dire lo stesso del suo amico, che in preda all’astinenza cercherà addirittura di uccidere sua moglie e verrà fermato da Sam.
Cole è sicuramente il personaggio chiave dell’episodio. Entrato in scena praticamente da pochissimo ha già compiuto l’evoluzione necessaria per essere considerato un alleato, al pari di Charlie e Jody. Egli infatti passa dalla vendetta alla rassegnazione, e infine alla comprensione. È solamente in questo episodio che egli capisce cosa effettivamente facciano Sam e Dean, quali scelte debbano affrontare in ogni battaglia e tutti i rimorsi e le paranoie – e la solitudine, se vogliamo – che questo lavoro comporta. Ora sa perché Dean ha dovuto uccidere suo padre.
Nelle ultimissime scene Cole decide di tornare a casa dalla sua famiglia, perché è quello il posto che deve occupare, sa che è li che deve continuare a combattere le sue battaglie, seppur di altro tipo. Mi auguro vivamente che questo non sia l’epilogo della sua storia, ma a giudicare da qualche commento letto sui forum americani credo che lo rivedremo molto presto.
Nessun passo avanti dunque nella storia principale. Se da un lato vediamo un Sam testardo che vuole a tutti i costi trovare una soluzione, dall’altro troviamo invece un Dean che ha fatto pace con se stesso, ha accettato quello che sembrerebbe essere il suo destino e vuole semplicemente continuare a fare ciò che sa fare meglio: cacciare.
Do alla puntata 4 porcamiseria su 5 perché la struttura dell’episodio ricorda incredibilmente le primissime stagioni e io sono un inguaribile nostalgico, ma soprattutto perché il personaggio di Cole mi piace da impazzire e a mio giudizio personale è sicuramente meglio del Castiel delle ultime tre stagioni.
Porcamiseria
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