L’ultima serie in ordine di arrivo sulla piattaforma DC Universe è Swamp Thing, tratta dall’omonimo fumetto del 1971 pubblicato dalla controparte editoriale del canale di streaming. Il personaggio deve la sua notorietà principalmente al ciclo di storie scritto da Alan Moore a metà degli anni Ottanta, ma di certo non sono in molti a sceglierlo come cosplay alle comic-con.

Nell’ottica di spingere i propri personaggi secondari, dopo Black Lightining, Doom Patrol e i side-kick di Titans, la DC punta sul mostro della palude per continuare la buona serie di successi che sta caratterizzando la coraggiosa piattaforma di streaming. Lo fa scegliendo ancora una volta toni nettamente più maturi rispetto agli show dello stesso universo narrativo che vanno in onda sulla CW; da questo punto di vista Swamp Thing alza ancora di più il tiro, cercando di intercettare anche i fan dell’horror, da quello contemporaneo a quello più tradizionale.

Il personaggio è infatti facilmente paragonabile al classico del cinema di paura, Il mostro della laguna nera, da cui riprende certe atmosfere. La rappresentazione è chiaramente più moderna e già il pilot gioca molto sia con i jumpscare tanto cari alla nuova industria cinematografica del genere – per fortuna non abusandone – sia con elementi splatter. L’episodio è tradizionale anche nella struttura, che ci presenta in maniera ben scandita i protagonisti della vicenda e l’ambiente in cui si svolgerà l’azione: nella paludosa cittadina di Marais, in Louisiana, una misteriosa epidemia sta colpendo alcuni locali, costringendo la dottoressa Abby Arcane a tornare nella sua città natale, abbandonata in seguito a dolorosi eventi del passato.

Cercando di fare luce su quanto sta avvenendo, Abby incontra ed entra in simpatia con Alex Holland, uno scienziato preoccupato di alcuni agenti mutageni presenti nella palude. Queste indagini smuovono fin troppo le acque, sfociando nell’omicidio del giovane Alex che però si getta nella palude per fuggire; dato per morto da Abby, lo scienziato è in realtà sopravvissuto, ma a caro prezzo. Pilot è il classico episodio di genesi dell’eroe/protagonista che abbonda sia di topoi di questo genere, sia di alcuni luoghi comuni dell’horror, con particolare riferimento alla città attraversata da una fitta rete di misteri e da personaggi eccentrici (Xanadu).

Il tutto finisce per generare una pedissequa sensazione di déjà vu, con pochi elementi a dare ritmo alla narrazione e con alcune illogicità che appesantiscono la visione e facendo risultare lento il tutto, pur dovendo spingere nel verso opposto. Non aiuta, in questo senso, neanche il riferimento di Avery alla crisi e al post-crisi, che appare gettato nel discorso senza alcun senso. La caratterizzazione dei personaggi è appena accennata (fisiologicamente, essendo un pilot), però non sembra promettere la giusta tridimensionalità, preferendo appoggiarsi su modelli preconfezionati e di cui è quasi possibile anticipare le mosse. Nei successivi dieci episodi ci sarà molto da lavorare per cercare di dare un’identità precisa e buona a questa serie che per ora non sembra essere diversa da un’accozzaglia di idee al limite dell’interessante.

5.5/10

Storia - 5.5/10
6/10

Tecnica - 6/10
5.5/10

Emozione - 5.5/10

5.7/10

Summary

Le premesse da buon horror si scontrano con alcuni topoi del genere mal sfruttati, appoggiandosi su luoghi comuni e un misto di elementi bidimensionali che annacqua ancora di più la palude: l’unica paura reale che suscita è quella di annoiarsi troppo.

Porcamiseria

5.7

Le premesse da buon horror si scontrano con alcuni topoi del genere mal sfruttati, appoggiandosi su luoghi comuni e un misto di elementi bidimensionali che annacqua ancora di più la palude: l'unica paura reale che suscita è quella di annoiarsi troppo.

Storia 5.5 Tecnica 6 Emozione 5.5

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