The CrownThe Crown Season 2: Verso la Modernità

Season Recap Nella seconda stagione di The Crown le crisi famigliari e politiche con cui Elisabetta avrà a che fare le ricorderanno come l'unico modo per rendere la monarchia ancora accettabile è attualizzandone i protocolli e adattandola ai cambiamenti sociali che si susseguono con ritmi impressionanti.

9.7

Dopo dieci episodi passati a scoprire le dinamiche che si celano dietro la Corona e adattarsi al nuovo ruolo e alle responsabilità che esso comporta, nella seconda stagione di The Crown la protagonista, finalmente a proprio agio nelle sontuose ma fin troppo strette vesti di Sua Maestà, è messa di fronte a nuove questioni che la costringeranno a mettere in discussione l’istituzione monarchica per come l’ha conosciuta finora.

La maggior parte delle sfide che Elisabetta dovrà affrontare in qualità di capo della monarchia britannica vertono proprio sulla dimostrazione che l’istituzione che la donna rappresenta necessita un rinnovamento interno per adeguarsi ai cambiamenti avvenuti nella società e risultare ancora accettabile ai cittadini. Naturalmente, basta dare un’occhiata al ruolo della monarchia inglese al giorno d’oggi per capire che Elisabetta II ha presto fatto propria questa consapevolezza e ha dato alla Corona una spinta verso la modernità, rendendo gli austeri protocolli tra cui è cresciuta sempre più flessibili e aprendosi sempre di più verso i propri sudditi, talvolta scontrandosi anche con il proprio temperamento conservatore e schivo e con una Regina Madre che, attaccata ai privilegi e al classismo tra i quali è abituata a vivere, non vuole scendere nemmeno un gradino dal piedistallo invisibile che nella sua testa la separa dal popolo britannico.

Elisabetta è messa di fronte a nuove questioni che la costringeranno a mettere in discussione l’istituzione monarchica per come l’ha conosciuta finora

A presentare queste istanze di rinnovamento a Sua Maestà è un coro di personaggi secondari, alcuni ricorrenti, come Eden e McMillan, i due Primi Ministri che si successero tra il 1956 e il 1964, e altri semplici ma riuscite comparse nei singoli episodi, tra i quali ricordiamo in particolare Lord Altrincham in Marionettes e Jackie Kennedy in Dear Mrs. Kennedy.

Se i due leader politici cadranno vittime, nel corso della stagione, delle proprie ambizioni e delle proprie debolezze, deludendo la loro Regina e uscendo dalla serie totalizzando più sconfitte che vittorie, le incisive e spietate critiche del giornalista e della celebre first lady saranno essenziali nei rispettivi episodi per aprire gli occhi alla protagonista sulle possibili soluzioni alla perdita di rilievo e di credibilità che lentamente sta indebolendo la Corona.

Questo coro di personalità costituisce, inoltre, la risposta narrativa perfetta all’uscita di scena della gigantesca figura di Winston Churchill, che nella scorsa stagione era il principale consigliere di Sua Maestà, al punto da risultare a tutti gli effetti un amatissimo coprotagonista. Il timore che l’assenza dello storico Primo Ministro penalizzasse questa seconda stagione, privando Elisabetta di una figura che la guidasse nel campo della politica, portandole sempre nuovi stimoli e occasioni di confronto, è quindi presto scongiurato grazie a un insieme di personaggi che, seppur con una certa frammentarietà, ricopre con assoluta dignità il posto lasciato vacante dall’ex capo del governo.

Le sfide che la protagonista dovrà affrontare nella sfera privata non saranno meno impegnative: nello scorso season finale, infatti, a Buckingam Palace la tensione tra i coniugi reali era palpabile, con Elisabetta che delegava a Filippo un viaggio in giro per il mondo per inaugurare le Olimpiadi di Melbourne del 1956. Questi mesi diventano quindi una sorta di pausa di riflessione, in cui entrambi hanno modo di riflettere sul futuro del loro complicato matrimonio, il quale, come sottolinea Elisabetta, non contempla il divorzio come possibile via di fuga.

Io sono forte e tu lo sai bene, quindi posso sopportare la verità. Ti chiedo soltanto di essere sincero. È non sapere la verità l’unica cosa che non tollero.

Questo viaggio è anche il pretesto per conoscere meglio il Duca di Edimburgo, che finalmente vede esaudite le proprie richieste e riceve l’occasione per prendersi quei riconoscimenti e quel periodo di libertà che il suo ruolo subalterno rispetto alla moglie e ai figli gli ha finora negato: senza l’ombra di Elisabetta a offuscarne le azioni, abbiamo modo di apprezzare meglio questo personaggio e le sue contraddizioni, scoprendo talvolta anche dei lati della sua caratterizzazione rimasti inediti. Inoltre, anche quando il viaggio si conclude e i coniugi ritrovano la propria stabilità – non prima di essere passati per grandi liti e uno scandalo mancato dovuto al sospetto di un tradimento da parte di Filippo – l’approfondimento di questo personaggio non viene meno, attraverso dialoghi molto intensi con la moglie e un’inaspettata esplorazione del suo passato negli emozionanti flashback del penultimo episodio.

Parlando di matrimoni, non possiamo non menzionare la storyline di Margaret, una figura controversa ma dotata di un fascino innegabile che già ci aveva stregati nel corso della stagione precedente. Persa ogni speranza di sposare Peter Townsend e ufficializzare il loro “amore proibito”, la principessa inizialmente sembra farsi da parte all’interno della trama, per poi tornare prepotentemente al centro dell’attenzione in due episodi monografici molto intensi, in cui vengono rappresentati la nascita e lo sviluppo del suo rapporto con il fotografo Antony Armstrong-Jones, dal primo incontro fino al matrimonio e alla nascita dei loro figli.

Tuttavia, questo non implica un adeguamento dell’irriverente e sfrontata principessa a quella normalità da cui, nonostante un’inevitabile attrazione per la Corona e i suoi sfarzi, ha sempre tentato di evadere: Margaret continua ad essere uno spirito libero, un personaggio dinamico che incarna alla perfezione quella modernità alla quale Elisabetta fatica a stare dietro e che, anche nei momenti in cui sente la necessità di tornare sul sentiero tracciato per lei dalle aspettative altrui, lo fa attraverso scelte non convenzionali e spregiudicate, supportate da un compagno ancora più intollerante alle regole imposte dalla società.

A servire una sceneggiatura così attenta alla fedeltà storica e alla caratterizzazione dei propri personaggi è un comparto tecnico curato nei minimi dettagli – dalle scenografie, ai costumi, alla fotografia – che contribuisce a mantenere in ogni scena l’atmosfera seria e statica che sta alla base della serie, facendo in modo che anche nei momenti di maggiore evasione e pathos non venga meno l’eleganza che caratterizza la regia di The Crown. All’eccellenza tecnica, inoltre, si accompagna l’eccellenza interpretativa del cast, che ci regala performance attoriali di altissimo livello: in particolare, Claire Foy è ormai pienamente calata nei panni di Elisabetta II e non a caso la sua magistrale interpretazione le è valsa la prestigiosa vittoria agli Emmy Awards 2018 come “Miglior attrice protagonista in una serie drammatica“. Non sono da meno i colleghi Matt Smith e Vanessa Kirby, che rappresentano con grande naturalezza le contraddizioni e le ambiguità dei propri personaggi.

Con un’ultima scena di gruppo, girata con la scusa di una foto di famiglia, salutiamo quindi non solo una stagione ineccepibile, il secondo capitolo di quel lungo ed emozionante percorso che è The Crown, ma anche un cast di professionisti che cede una pesante eredità agli attori che dalla terza stagione daranno nuovi volti ai personaggi che abbiamo imparato ad amare. E se questi nuovi volti sono quelli di interpreti del calibro di Olivia Colman o Helena Bonham Carter, possiamo star certi che questa eredità sta per finire in ottime mani.

  • 9.5/10
    Storia - 9.5/10
  • 10/10
    Tecnica - 10/10
  • 9.5/10
    Emozione - 9.5/10
9.7/10

Summary

Uno dei gioielli più preziosi di casa Netflix ci propone una seconda stagione all’altezza delle aspettative, che si articola tra storyline individuali intense, che esploreranno alcuni lati inediti dei protagonisti, e una rappresentazione storica sempre molto fedele. Un aumentato dinamismo nei rapporti tra i personaggi e nei loro comportamenti e un cast di professionisti renderanno il tutto ancora più appetibile.

Porcamiseria

9.7

Uno dei gioielli più preziosi di casa Netflix ci propone una seconda stagione all'altezza delle aspettative, che si articola tra storyline individuali intense, che esploreranno alcuni lati inediti dei protagonisti, e una rappresentazione storica sempre molto fedele. Un aumentato dinamismo nei rapporti tra i personaggi e nei loro comportamenti e un cast di professionisti renderanno il tutto ancora più appetibile.

Storia 9.5 Tecnica 10 Emozione 9.5
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