The Deuce1×03 The Principle Is All

Dopo aver posato le fondamenta, The Deuce arricchisce il panorama della New York anni '70 con ulteriori sviluppi, storie e sfumature. A fare da comune denominatore il nuovo bar dei fratelli Martino, zona franca di conforto per ogni etnia, professione e orientamento sessuale.

8.5

The Deuce, così come il nuovo bar di Frank e Vincent Martino, è la quintessenza del melting pot americano. Sotto lo stesso tetto troviamo qualunque tipo di clientela, estrazione sociale, etnia e orientamento sessuale. Di fatto, The Principle Is All è un episodio che solidifica il quadro generale degli eventi, dopo una lunga presentazione di contesti e metodi della New York degli anni ’70 nel microcosmo della prostituzione e lo arricchisce di importanti dettagli.

Siccome tutto è importante, la narrazione si sofferma su Abby, finalmente integrata nel nucleo centrale della trama, e si prende persino il tempo di presentare da zero Big Mike, nuovo personaggio all’inizio apparentemente irrilevante: Abby, come tutti in The Deuce, è oppressa dalle difficoltà economiche ma riesce comunque a trovare una sua strada. Se il taglio che hanno dato al suo ruolo è quello che si intendeva sin dal pilot, la sua capacità di adattarsi all’ambiente di New York nonostante le fregature appare innata; Big Mike, autore del gesto provvidenziale che salva Vincent, è il prototipo dell’uomo apparentemente minaccioso – da come appare in strada vicino a Candy – sotto il quale in realtà si nasconde l’eroe. Per loro, ma anche per tutto il resto del microcosmo di questa serie, si respira un’aria inclusiva, nonostante l’atmosfera newyorkese abbia le sue venature oscure, e si lascia spazio alle necessità individuali, messe da parte nei due episodi introduttivi, relativamente più didascalici.

Candy: When do we ever leave a fuckin’ dollar for the other guy to pick up?

È il caso di Candy, attanagliata dalle difficoltà del lavoro di strada e pronta a fare il passo avanti verso professioni all’avanguardia, ma costretta a fare i conti con una realtà non pronta né all’avvento del porno hardcore, né a ruoli femminili che non siano nudi e davanti alla macchina da presa. È una storyline da dramedy, tra lacrime a stento trattenute dopo il rifiuto e commenti senza filtro sul sesso anale, ma è anche la conferma della straordinarietà dell’interpretazione di Maggie Gyllenhaal, versatile e impeccabile in entrambe le situazioni.

Per Darlene è una nuova occasione per emergere intellettualmente, con l’aiuto di Abby e l’inaspettata affinità con Larry, incuriosito dalla sua passione – probabilmente in senso positivo. Con la sua storia e quella di Lori e C.C. si ritorna sul pratico, sulla difficoltà del mestiere più antico del mondo, e sul blocco psicologico della fidelizzazione. The Deuce sa raccontare i processi mentali dei suoi protagonisti, e lo si vede in modo particolarmente elegante proprio in Lori: l’aggressione in Show and Prove ha lasciato il segno, nell’insicurezza strisciante di chi preferisce avere clienti momentanei piuttosto che rischiare l’intimità e fidelizzare, sia mai possa accadere qualcosa di spiacevole.

I fratelli Martino gestiscono la nuova attività al meglio, riescono a collaborare con la mafia senza grossi intoppi e forniscono conforto a Bobby, vittima di un infarto dopo un’accesa discussione sulla guerra in Vietnam – ciononostante schiavo della sigaretta, addirittura attaccato ad un respiratore. Soprattutto riescono ad essere il collante di tutto ciò che avviene in The Deuce, estendendo il loro conforto anche a tutti gli altri protagonisti. L’unica macchia della loro storyline è l’indistinguibilità tra i fratelli, tanto che nella prima sequenza a loro dedicata uno dei comprimari al tavolo di gioco fa il nome di Frankie, per permetterci di riconoscerlo. La nota di colore in positivo è invece un dettaglio tecnico, un’inquadratura particolare al minuto 18 in cui si vede la telecamera muoversi dal jukebox a Frankie senza tecniche di montaggio, un frammento di regia che svirgola dall’esecuzione tipica e regala una ulteriore sfumatura di realismo alla narrazione.

The Deuce ha ormai piazzato le sue fondamenta nel panorama seriale di questo autunno, e si intravedono i primi segni di una costruzione organica, coerente e abbondante di dettagli e sfaccettature. Abbiamo preso confidenza con ognuno dei protagonisti della storia, perciò non resta che muovere le pedine sulla scacchiera dei quartieri della New York di quarant’anni fa.

Porcamiseria
  • 9/10
    Storia - 9/10
  • 8.5/10
    Tecnica - 8.5/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
8.5/10

In Breve

The Deuce si conferma come una delle serie rivelazione di questo autunno televisivo. L’abilità degli sceneggiatori di fornire un quadro reale, vivido e dettagliato della società americana e newyorkese nei primi anni ’70 è sempre più apprezzabile via via che la storia si dipana. Dopo aver preparato il territorio nel migliore dei modi, la serie ci consente di entrare nella vita dei suoi protagonisti senza trascurarne la benché minima sfumatura.

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6/10 (2 votes)

Porcamiseria

8.5

The Deuce si conferma come una delle serie rivelazione di questo autunno televisivo. L'abilità degli sceneggiatori di fornire un quadro reale, vivido e dettagliato della società americana e newyorkese nei primi anni '70 è sempre più apprezzabile via via che la storia si dipana. Dopo aver preparato il territorio nel migliore dei modi, la serie ci consente di entrare nella vita dei suoi protagonisti senza trascurarne la benché minima sfumatura.

Storia 9 Tecnica 8.5 Emozione 8
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