The Good Wife7×02 Innocents

A chi è un dipendente seriale come chi vi scrive, il nome Jeffrey Dean Morgan sarà sicuramente familiare, avendo partecipato ad un numero imprecisato di serie TV nonchè lungometraggi. Per tutti gli altri, è più semplicemente l’indimenticato Danny Duquette di Grey’s Anatomy. Il secondo episodio di questa settima stagione vede l’ingresso di Morgan nei panni […]

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A chi è un dipendente seriale come chi vi scrive, il nome Jeffrey Dean Morgan sarà sicuramente familiare, avendo partecipato ad un numero imprecisato di serie TV nonchè lungometraggi. Per tutti gli altri, è più semplicemente l’indimenticato Danny Duquette di Grey’s Anatomy.

Il secondo episodio di questa settima stagione vede l’ingresso di Morgan nei panni di Jason Crouse, investigatore privato a ore assoldato da Alicia dopo un tentativo piuttosto fallimentare con uno scialbo clone di Kalinda Sharma. Jason appare sicuro di sè, schietto e con una gran faccia tosta, tanto da giocare spudoratamente al rialzo con Alicia e la Agos/Lockhart (guarda caso eh). Al personaggio di Morgan dunque il difficile compito di assolvere, nell’economia della trama, alle mansioni investigative di Kalinda e, molto probabilmente, fungere da love interest per Alicia. Il magnetismo dell’uomo irrompe sulla scena sin dal primo momento e l’alchimia con Julianna Margulies da subito manifesta. Un po’ quello che era successo con Matthew Goode a suo tempo ma con una tensione sessuale meno intellettuale e più carnale. Ça va sans dire.

Ovviamente le possibili implicazioni sentimentali sono ancora congetture ed in questo episodio Alicia torna finalmente in aula per un caso che vede protagonista un ragazzo resosi colpevole di un atto vandalico ai danni di un museo perchè la sua immagine ritratta in una foto della madre smettesse di essere esposta al pubblico. Precisiamo: immagine sua da bambino, nudo in una spiaggia. Assistita da Lucca, originariamente bar attorney del ragazzo, Alicia si trova quindi a dover dibattere questo difficile caso sviscerando tematiche come il copyright, i diritti d’immagine fino a scomodare addirittura la pedofilia. Forse too much. Un caso di vandalismo trasformato in qualcosa di molto più grande di lui, ingigantito per inseguire una parcella più consistente. Anche questo in fin dei conti è un aspetto dell’avvocatura, e la vita ha reso la nostra buona moglie un po’ meno buona del resto.

Lucca: Alicia, you can tell your client it’s about stopping the exhibit, but you know it’s about milking the museum for some cash.

Il caso è anche un espediente per familiarizzare con Lucca, che si dimostra brillante e con qualche asso nella manica. Sentiamo puzza di possibile partnership professionale. Siamo lontani dagli avvincenti casi che ci hanno tenuti incollati per 40 minuti nelle stagioni scorse. Chiaramente non potrebbe essere altrimenti, è in linea col ridimensionamento professionale di Alicia Florrick, ma in generale si fa sentire un po’ una certa mancanza nei contenuti e negli spunti di riflessioni, da sempre uno dei grandi punti di forza della serie. Nonostante ciò, rivediamo comunque molto volentieri due dei recurring più brillanti di The Good Wife: il giudice Dunaway e la sempre amabilmente stronza Nancy Crozier.

Sul fronte politico continuano, neanche con chissà quali guizzi, le scaramucce tra Eli e Ruth Eastman per dimostrare di essere il migliore agli occhi di Peter. Sarà Eli a segnare un punto in questa loro competizione grazie soprattutto ad Alicia e il suo processo di purificazione della sua immagine. Le ipocrisie della politica la portano a scusarsi con quel Frank Landau che causò la sua rovina politica. La proposta indecente dell’uomo ad Alicia, di entrare cioè a far parte di quella stessa commissione elettorale che l’accusò di brogli a patto di votare sempre secondo le indicazioni di Landau, apre uno spiraglio per qualcosa di interessante. Il sorriso beffardo di Alicia ci fa sperare in qualche sua vendetta preparata ad arte e speriamo possa essere questo ciò che aspettavamo per una storyline, questa della candidatura di Peter, che si mostra poco avvincente e interessante.

Un momento interessante è dato sicuramente dal confronto tra Alicia e Peter circa l’assunzione di Eli come capo dello staff di Alicia. Facciamo attenzione, è interessante nella forma, nei dialoghi in sè, ma la ripetitività delle dinamiche quasi ne banalizza la resa. Il gioco della rivalsa della buona moglie è già stato ampiamente superato nelle scorse stagioni, sarebbe ora che i coniugi Florrick inizino ad interagire secondo nuovi pattern.

Alicia: No, Peter, you want to be Hillary’s vice president. The way to do that is by showing you have a happy family. A family that overcame your sexual indiscretions because your wife forgave you and continues to forgive you.

Punto dolente sempre sul fronte Agos/Lockhart. Appare adesso più evidente che il fine sembra proprio essere un progressivo allontamento di Cary dal resto dello studio. Questa settimana la sua crociata è nei confronti di Howard Lyman, finora sempre relegato a macchietta, che sfodera un inaspettato atteggiamento da squalo. Quanto ci vorrà perchè tocchi a David Lee e Diane? Inizio anche a pensare anche che gli input degli junior associates a Cary possano nascondere un qualche secondo fine, capeggiati probabilmente dal giovane avvocato gay, che ora non è più gay, ci tiene a precisare. WTF?

Fa davvero pensare anche questo repentino stravolgimento degli equilibri alla Agos/Flockhart: il progressivo distacco di Cary, il suo legame di amicizia ancora vivo con Alicia, fa pensare con un certo timore ad un ritorno a quella Agos/Florrick che fu come un piccolo terremoto in passato. Sarebbe brutto pensare a tale ipotesi, sarebbe come ammettere candidamente di aver esaurito le idee all’alba di quella che, a detta di molti, potrebbe essere l’ultima stagione per The Good Wife. Il sottoutilizzo di Christine Baranski, fresca di ben due nomination agli ultimi Emmy Awards, è poi da denuncia.

Questo episodio ci sembra già più robusto della première, che aveva giovato di un mezzo punticino in più per Margo Martindale. Riconfermiamo qui lo stesso voto della precedente, nonostante ingressi e guest star azzeccati e l’affacciarsi di qualche primo spiraglio di luce per le storyline.

Risorgi dalle tue ceneri The Good Wife, sii come l’araba fenice ancora una volta. Noi ti aspettiamo.

3.5

 

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E come al solito, i tweet sull’episodio di The Good Wife appositamente selezionati per voi.

Diciamo che la quasi totalità dei tweet è su Jeffrey Dean Morgan…

https://twitter.com/randomuffin/status/653666943623372800

… ma c’è comunque anche qualcuno che ha visto il resto della puntata 😀

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