The Good Wife7×05 Payback

Andiamo dritti al punto: l’inizio di questa settima stagione di The Good Wife ne sottolinea una stanchezza di fondo a cui non sembra esserci volontà di porre rimedio. Non basta aver goduto di un ottimo episodio come quello di settimana scorsa per giustificare la povertà di temi di questo Payback. Non basta, ahimè, nemmeno il ritorno sul set di […]

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Andiamo dritti al punto: l’inizio di questa settima stagione di The Good Wife ne sottolinea una stanchezza di fondo a cui non sembra esserci volontà di porre rimedio. Non basta aver goduto di un ottimo episodio come quello di settimana scorsa per giustificare la povertà di temi di questo Payback. Non basta, ahimè, nemmeno il ritorno sul set di Sarah Steele nel ruolo di Marissa Gold a farci cambiare idea.

The Good Wife 7x05 Payback Recensione

La storyline senza dubbio più deprecabile è quella connessa alla Agos/Lockhart e la diatriba interna tra Cary Agos e Howard Lyman, tra una giovane avvocatura rampante e la più pachidermica e statica top line di vecchia generazione. La mediazione che ne segue appare stonata, poco in linea con i ritmi di una top firm, e anche il volto di Diane, chiamata ad arbitrare, sembra sottolineare una sensazione di disagio che va al di là dello schermo. Disagio che, mi duole dirlo, diventa imbarazzo nella sequenza finale sulle ridicole terapie di sensibilizzazione al fine di empatizzare maggiormente con i colleghi anziani.

Davvero non si riesce a pensare a qualcosa di un po’ più interessante per Diane e Cary? Davvero uno degli studi più importanti di Chicago non è più in grado di offrire casi di livello o commistioni con la politica? Ci può stare l’uso di Diane come comic relief saltuario, ma il relegare un intero studio a tale ruolo appare quantomeno eccessivo.

Non si discosta dalla mediocrità nemmeno lo spazio dedicato ad Alicia e Lucca, fresche di partnership professionale. Lontane dalla bond court, per loro un caso di truffa che si trasforma dapprima in mediazione – bello il parallelo con la storyline precedente – fino a diventare quasi una class action contro la Colosseum University e la sua incapacità di sfornare professionisti in grado di trovare un lavoro stabile. Questo ingigantire dei casi paradossalmente semplici, al limite del civile, per tramutarli in qualcosa di più grande e appetibile – non unicamente dal punto di vista remunerativo – per lo spettatore è un espediente che poteva andar bene la prima volta, ma che adesso sottolinea solo quanto sia necessario integrare la storyline di Alicia con quella della Agos/Lockhart, riuscendo a portare sullo schermo casi veramente complessi e interessanti.

The Good Wife 7x05 Payback Recensione

La parte migliore dell’episodio, sempre connessa alle vicende di Alicia, è affidata a Jeffrey Dean Morgan e il suo Jason Crouse. Ne avevamo già apprezzato il carisma, che ben si congeniava col ruolo di subentro di Kalinda. In questo episodio lo vediamo passare da investigatore a giustiziere, in una generale sensazione di imprevedibilità che ci fa ben sperare per il proseguo di questa stagione. Anche il suo rapporto con Alicia promette grandi cose, con quell’invito della nostra “buona moglie” sul finale. Abbiamo già sperimentato nella scorsa stagione cosa succede oltre quella porta, nel non raccontato tra un episodio e l’altro della serie. In fin dei conti, la grandezza di The Good Wife è anche in queste cose, nella capacità di raccontare senza esplicitare, senza ricorrere a sequenze proprie di una politica di fanservice che non è di certo nelle sue corde. La speranza è quella di un coinvolgimento maggiore tra i due già da subito, senza inutili valzer di corteggiamento come nel caso di Finn Polmar. La speranza, per contro, è anche quella di vedere le dinamiche amorose sapientemente dosate, senza ricorrere così alla ship a tutti i costi, esercizio tipico di serie di ben altro lignaggio.

Per ultimo non possiamo non citare Eli e le abbastanza monotone scaramucce con Ruth Eastman. Avevamo per un attimo sperato che le preoccupazioni di Marissa per la sua attuale condizione professionale e il suo ostinarsi a rimanere nei paraggi della campagna di Peter potessero fargli mandare giù il rospo del licenziamento. Ciò purtroppo non è stato, anche lo stato di questa storyline rimane dunque inalterato. Certo, ci siamo commossi, per un attimo, dopo il benservito di Alicia su richiesta di Marissa, e ci siamo sbellicati nella sequenza in cui Eli origlia la sfuriata di Peter nei confronti di Ruth. Ma in fin dei conti, stiamo parlando di Alan Cumming, uno che non è proprio l’ultimo arrivato: difficile che possa fallire una scena che lo veda protagonista.

The Good Wife 7x05 Payback Recensione

In definitiva, questo Payback è un episodio davvero carente in termini di contenuti, tenuto in piedi unicamente dalle individualità e da quell’alone di mistero che aleggia intorno a Jason Crouse. Anche Lucca Quinn è stata anonima, priva di quella freschezza che si dovrebbe esigere da una new entry.

3

 

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