The Good Wife7×08 Restraint

Uno dei maggiori pregi di The Good Wife è sempre stato quello di alternare le vicende più strettamente connesse ai suoi personaggi a casi legali di grande attualità. In quest’ottica dunque, non stupisce di certo un dibattito in aula su aborto, pro-life, diritto di scelta, consenso informato, sulla scia di un tema molto attuale in America […]

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Uno dei maggiori pregi di The Good Wife è sempre stato quello di alternare le vicende più strettamente connesse ai suoi personaggi a casi legali di grande attualità. In quest’ottica dunque, non stupisce di certo un dibattito in aula su aborto, pro-life, diritto di scelta, consenso informato, sulla scia di un tema molto attuale in America – vedi i fatti legati a Planned Parenthood – e che segue a ruota un’altra serie che ha molto a cuore certi temi – Scandal – che ha proposto proprio la settimana scorsa un episodio sulla stessa tematica.

7x08 Restraint The Good Wife recensione

Why Do I Have To Be So Damn Convincing?

Abbiamo più volte sottolineato l’uso centellinato di Christine Baranski in questa settima stagione, ma è innegabile che sia un asset importante della serie e gli episodi che le offrono un maggiore spazio alzino significativamente il livello – lo abbiamo visto d’altronde nell’ottimo Taxed. La trovata di farle vestire i panni di Avvocato del Diavolo permette alla Baranski di regalarci una Diane Lockhart inedita, combattuta tra l’essere un ottimo avvocato e le sue ferme convinzioni politiche, caratteristiche che certo conoscevamo, ma che in passato non avevamo mai visto in contrasto tra loro.

Ottimo il lavoro della scrittura che ci mostra una Diane ostinata nel voler vincere a tutti i costi la causa, arrivando quasi all’oltraggio alla corte: per tutto il tempo la testardaggine della Lockhart sembrava essere dettata da uno sforzo di mantenere fede con ogni mezzo alla sua deontologia professionale, anche a discapito delle sue convinzioni o al limite da un senso di sfida nei confronti di Ethan Carver; mai ci saremmo aspettati che invece fosse una strategia per diventare “scomoda” agli occhi di Carver e mollare così questa causa. La figura di Diane è anche un mezzo per sottolineare – se volete – un diverso approccio a certi temi, regalandoci un punto di vista sicuramente differente, lontano da assolutismi e fanatismi, per una volta fin troppo moderato. Per certi versi, persino lo spettatore riesce a essere colto da qualche dubbio: è come se paradossalmente Diane vestisse i panni dell’Avvocato del Diavolo anche nei nostri confronti, instillando una punta di conservatorismo laddove ci aspetteremmo una stregua difesa del liberalismo sociale.

Ottimo tecnicamente l’ormai consueto alternarsi di dibattiti in aula e contributi video, ottimo il “gioco” del pubblico che deve uscire dall’aula, ogni qualvolta che la prova video dell’accusa deve essere mostrata al giudice a beneficio di una delle parti, con il merito di allentare per un attimo la tensione e – per assurdo – sottolineare l’assurdità di un caso difficile da vincere per Diane da ogni punto di vista.

7x08 Restraint The Good Wife recensione

Florrick, Quinn & Assoc… Grace

Mentre tutti i riflettori sono puntati su Diane e i temi “scottanti” del caso che la riguarda, al resto del cast tocca un attimo rimanere in secondo piano, tra i tentativi di Alicia e Lucca di raccattare nuovi clienti e lo strano corteggiamento di Eli nei confronti di Wilhelmina Slater Courtney Paige.

Se ci fa sorridere la goffagine di Eli, quella che più ci colpisce positivamente è la figura di Grace Florrick, che acquista sempre più spazio, quasi a sottendere una storyline tutta sua che potrebbe prendere piede dopo lo hiatus invernale. Seppur nella sua bizzarra – e poco verosimile – esecuzione, Grace riesce a procacciare tre clienti importantissimi, da revenue milionarie, che abbandonano, manco a dirlo, la Agos / Lockhart proprio per la scelta di Diane di andare contro il movimento pro-life. Dietro questa sua determinazione un sospetto interesse nel compenso pattuito con la madre: voglia di indipendenza o guai in vista per l’angelica Grace?

Di sicuro interessante è anche l’ambiguità di Jason Crouse, che accetta lavori da entrambi gli studi  – gli unici due in città, verrebbe da dire, non fosse per Canning – e che causa un certo senso di disagio in Alicia quando lo scopre. Irrazionalmente, mi verrebbe da dire, considerando che le zone d’ombra di Jason non sono certo un fulmine a ciel sereno… che l’attrazione innegabile si sia già trasformata in qualcosa di più?

7x08 Restraint The Good Wife recensione

Questo episodio ha dalla sua, oltre all’eccellente resa, il merito di gettare le basi verso una ripresa che punta probabilmente ad una maggiore compattezza nelle storie e che potrà riportare Alicia e la Agos / Lockhart sullo stesso piano narrativo, essendo Diane assolutamente intenzionata a riprendersi i suoi clienti, tra cui Emily Gilmore Bea Wilson, a capo del National Council on Women’s Rights.

Grandi assenti della puntata sicuramente Cary Agos, Peter Florrick e la sua campagna. Se per il primo è sicuramente un peccato non aver trovato ancora uno spazio sufficiente di rilievo all’interno di questa stagione, per il secondo direi che l’assetto che si sta profilando di episodio in episodio è appropriato. La campagna di Peter assume sempre più una caratterizzazione puramente funzionale alla serie, atta a giustificare la sua presenza e quella di Eli e Ruth Eastman, e di fatto non sembra scandire i tempi narrativi come in precedenza, con una presenza che rimane sullo sfondo. Certo, prima o poi si dovrà necessariamente farla tornare in prima linea, se non altro per decretarne un epilogo, ma per il momento va benissimo così.

7x08 Restraint The Good Wife recensione

Abbiamo assistito a un episodio eccellente, con l’attualità che torna prepotente a far da protagonista e che vede finalmente The Good Wife giocare le sue carte migliori, riprendendo in mano una stagione finora piuttosto deludente, se non per un paio di sporadici guizzi di genialità.

Capite bene che The Good Wife ritornerà con episodi in cui – potenzialmente – vedremo insieme Christine Baranski, Julianna Margulies, Margo Martindale, Emily Bishop e Vanessa Williams, non contando le controparti maschili. Con questo cast stellare, non potremmo più sopportare la mediocrità che ha caratterizzato gran parte di questa tranche di stagione.

Datemi anche Carrie Preston e la sua esilarante Elsbeth Tascioni e non basteranno più i porcamiseria.

5

 

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