Confesso che per me recensire questo episodio di The Good Wife sarà alquanto difficile, poiché qualsiasi giudizio che possa elaborare sarà inevitabilmente falsato – al ribasso o al rialzo – dal tentativo di voler distinguere l’episodio nella sua totalità da una delle scene più intense dell’intera serie, di quelle che si fa fatica a dimenticare. Quasi due minuti e mezzo che spazzano via gli altri 41 con una performance da Emmy di Julianna Margulies, senza tema di smentita.
Questo episodio è la summa di questi lunghi sette anni in cui abbiamo sofferto insieme ad Alicia, costretta dai fatti e dal fato a rinunciare all’unico vero amore della sua vita, a mettere se stessa in secondo piano in ogni occasione per compiacere gli altri o semplicemente per il bene della sua famiglia. In quei due minuti e mezzo viene raccontato il vero e proprio breakdown di una donna evidentemente ad un punto di rottura, che si ritrova ad aver sacrificato tutto per rimanere con un pugno di mosche; è una donna, Alicia, che ha trovato l’unica consolazione in un bicchiere di vino nella solitudine delle mura di casa, abitudine diventata col tempo un vizio, pericolosamente al limite della dipendenza.
Questo crollo psicologico di Alicia viene raccontato, con la camera che non la lascia mai in secondo piano, in un crescendo di rabbia e sofferenza – esaltate dalla mimica facciale e dalla gestualità della Margulies – che inevitabilmente stringe il cuore dello spettatore. È sottile, infine, anche la metafora del gettare i panni sporchi in lavatrice come preludio al breakdown, quasi forse a voler dare un colpo di spugna al passato. Una scena magistrale, senza ombra di dubbio.
Alicia: I was in love. He died. […] Now I’m sick to death of… everything. […] I’m drinking like I never have before. And all I want to do is have another one. […] wondering what the hell happened to my life. Was it all about having two kids… […] I-I hurt. And I-I-I… I want it over!
Altrettanto potente e commovente è l’abbraccio con Lucca: dopo il passo falso di Tracks, il suo personaggio acquista finalmente quello spessore tanto auspicato. Diversamente da Kalinda, Lucca è quell’amica di cui Alicia aveva bisogno, un’àncora a cui aggrapparsi nei momenti di sconforto senza apparenti bagagli emotivi che la rendano schiva o incapace di donarsi completamente all’altro.
Che qualcosa di potente fosse nell’aria lo si avvertiva già da subito, complice l’atteggiamento di Alicia sempre apparentemente assente, distaccata dagli accadimenti intorno a lei o inspiegabilmente testarda nel perseguire una causa ai danni del giudice Schakowsky. Come non citare, poi, il confronto con Eli, la richiesta di un resoconto che riportasse pedissequamente ogni singola parola di quel messaggio in segreteria di Will Gardner. E anche qui, puntuale come un orologio svizzero, la morsa al cuore sin dalle prime parole di Alicia.
Will: “You want to know what my plan is? My plan is that I love you.” – Eli: And then he said something about Georgetown.
Alicia: What about Georgetown? Eli: How he’d always loved you, ever since Georgetown.
Il punto di forza dell’episodio è proprio l’empatia con lo spettatore. Ad ogni fotogramma l’immedesimazione con Alicia è totale: ne percepiamo non solo il cuore infranto, ma anche l’overflow – passatemi il termine informatico – causato dalle parole di Will che rimbombano nella sua testa e dalla confusione generata dal ritorno in città di Jason Crouse. Ed è questo overflow la causa scatenante del crollo di Alicia.
Per fortuna, l’abbraccio con Lucca svolge una funzione liberatoria e dunque una risollevata Alicia trova finalmente il coraggio di perseguire la sua felicità senza lasciarsi sfuggire un’altra occasione. La corsa verso l’ascensore per baciare Jason ci ha trasformati tutti in ragazzine urlanti, siamo sinceri. Cori da stadio anche per il secondo bacio tra i due qualche scena dopo.
Sempre rimanendo sulla figura di Jason, mi sono più volte espresso sul carisma e il sex appeal di Jeffrey Dean Morgan nonché sull’alchimia con la Margulies. Rimane da sottolineare anche la pregevolezza della scrittura del suo personaggio: sempre misurato, mai sopra tra le righe, rispettoso di certi limiti di Alicia, delle sue remore, senza mai fare pressione.
Jason: Here’s the thing, Alicia. Whenever you worry about what I might be thinking, or you worry that I’m upset about what you’re thinking, just know that… I’m fine. Even when I’m not fine, I’m really fine.
La missione del “post Will Gardner” può dirsi finalmente compiuta, migliorando quanto di buono era già stato fatto con Finn Polmar nella scorsa stagione.
Certo, potremmo infine parlare della storyline parallela di Diane – un degno contraltare all’intensità emotiva dell’episodio – o della proposta di Cary ad Alicia di tornare alla Agos/Lockhart/Lee come junior partner, con quel “come on home” che ammicca ai più nostalgici, ma il fulcro dell’episodio è Alicia Florrick, il suo cuore, la sua storia.
Una storia di cui ci auspichiamo un lieto fine, ossequioso verso la grandezza di questa serie.
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ALICIA CHE SCLERA DAVANTI ALLA LAVATRICE STORIA DELLE SERIE TV #TheGoodWife
— Davide (@_WhiteThiago) February 2, 2016
No vabbè io voglio farmi asfaltare da Jeffrey Dean Morgan e dal suo eccesso di testosterone. #TheGoodWife
— comme les éléphants 🏳️🌈 (@zitellacongatti) February 1, 2016
Scrivere qualcosa a corredo di #TheGoodWife ormai mi sembra riduttivo. Le immagini parlano da sole. Siamo a livelli altissimi.
— quattordici luglio. (@feverwyatt) February 2, 2016
Alicia, se ti può consolare i tuoi figli a noi non sono mai piaciuti #TheGoodWife #SerialUpdate
— La Tuppi (@MagicaTruppi) February 2, 2016
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