Con la consapevolezza che il titolo del series finale di The Good Wife sarà laconicamente End, tutto acquista un’altra prospettiva; in effetti, questo episodio ha già quel sapore dolceamaro di congedo dai fan, seppur graduale.
La storia dell’originale Stern/Lockhart e i suoi affollati corridoi, il discorso di on-boarding di Diane, il ritorno di Alicia ai cubicle del 27° piano e il personale benvenuto da parte di Cary strizzano l’occhio ai più nostalgici, che inevitabilmente ripercorrono con la mente la storia di questa serie. L’inizio è già un piccolo colpo al cuore, tanto più sapendo che per Alicia non sarà facile ritornare al punto di partenza, pur con l’ufficio più grande di tutto il piano inferiore. Anche la parte strettamente forense si presenta un po’ come un grande classico di The Good Wife: un caso Chummum-centrico, complesso al punto giusto, e un giudice dalle abitudini strampalate.
Alicia e la serie sembrano tornate davvero a casa, parafrasando le parole di Cary, nonostante qualche gradevole novità.
La nostra protagonista torna innanzitutto con un bagaglio professionale e personale non da poco; è abbastanza chiaro che debba prendere le misure con una dimensione lavorativa che per forza di cose le va stretta, il che porta Diane a mettere in chiaro sin da subito le cose in quello che è un classico chiarimento lavorativo al vetriolo tra le due Donne della serie:
Diane: “So, we have to find a working rhythm here again. […] A certain independence and a resistance to oversight. […]”
Alicia: “Diane, I’m thrilled to be back. I want to be of service. But I also return with some cases, clients and knowledge.”
Diane: “You mean, in bond court?”
Julianna Margulies e Christine Baranski – finalmente sfruttata a dovere – ci regalano alcuni minuti di rara bellezza.
Insieme ad Alicia, alla Agos/Lockhart/Lee approda anche Lucca Quinn, sicuramente uno degli acquisti migliori degli ultimi anni. Un personaggio partito abbastanza in sordina il suo, ma che in appena quattordici episodi si è conquistata un posto di primo piano accanto ad Alicia e che ora è pronta per camminare sulle proprie gambe. Il peso e il ruolo delle sue vicende hanno uno spazio sempre più considerevole, considerando anche come in questa settima stagione abbia avuto uno screentime maggiore rispetto a Cary e Diane – tanto per dire – che sono regular sin dal pilot.
Anche Jason Crouse fa parte del nuovo assetto, nello studio come nel cuore di Alicia, che ritroviamo sorridente e divertita, quasi civettuola oserei dire, dopo quel bacio in ascensore. Il personaggio interpretato da Jeffrey Dean Morgan ci convince definitivamente, inutile ripetersi in elogi sulla scrittura dello stesso.
Dal bellissimo Judged di settimana scorsa, l’impressione è che The Good Wife possa aver trovato la giusta medicina per placare l’instabilità qualitativa di questa stagione e traghettarla ad un degno series finale. Non lo avvertiamo solo nel nuovo assetto della parte più strettamente forense, ritornato forte dopo aver fatto convergere tutte le storyline negli uffici della Agos/Lockhart/Lee, ma anche in quella che ha tutta l’aria di essere la minaccia finale per Alicia Florrick, apparentemente nel mirino dell’FBI.
Gli sceneggiatori sembrano aver scelto la strada della ciclicità per il gran finale di The Good Wife: come all’inizio di questa splendida avventura, siamo di fronte ad una donna il cui destino potrebbe essere di nuovo – il condizionale è d’obbligo – legato indissolubilmente ai peccati di un uomo corrotto, quello stesso Peter Florrick che più di una volta l’ha trascinata nel fango e nella cui redenzione – più o meno completa – avevamo forse creduto tutti. Tutto questo, ovviamente, a patto che le parole di una rediviva Ruth Eastman (mirabilmente interpretata da Margo Martingale, neanche stiamo a dircelo) abbiano colto nel segno, a patto che il reale obiettivo dell’FBI sia effettivamente Peter e non la stessa Alicia.
La storyline politica sembra comunque avviata verso una direzione vincente, credibile, che al tempo stesso permette di riportare in scena Peter, Eli e Ruth, la cui presenza nell’economia della serie avrebbe perso di significato con la fine della campagna presidenziale.
Monday è, alla fine di tutto, un ottimo episodio: ha tutti i tasselli al posto giusto, ivi compresa una sempre ironica Marissa Gold, che avremmo davvero voluto vedere più spesso in passato. Il giudizio non raggiunge l’en plein perché manca d’intensità ed è chiaramente un episodio preparatorio al gran finale.
L’unica vera domanda da farsi adesso è “Che fine ha fatto Elsbeth Tascioni?“. Non si può pensare davvero di chiudere The Good Wife senza rivederla almeno un’altra volta.
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Come sempre, vi proponiamo alcuni dei tweet su questo nuovo episodio di The Good Wife.
Elogi ovviamente per il dialogo tra Alicia e Diane:
Spero che ai prossimi @TheEmmys si ricordino di Julianna Margulies e Christine Baranski. #TheGoodWife
— Giacomo (@GiacoB) February 15, 2016
https://twitter.com/ChiaS88/status/699296129205301248
…così come uno dei desideri segretamente nel cuore di tutti…
Voglio uno spin-off su Marissa Gold!!! #TheGoodWife
— Courtney (@courtneylandia) February 15, 2016
…e quella voglia che arrivi l’episodio successivo che è una costante per noi…
Ditemi cos'ha l'FBI su Peter. Ora. #TheGoodWife #DivorzioSubito #fanneunagiustaAlicia #SerialUpdate
— La Tuppi (@MagicaTruppi) February 15, 2016
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