Abbiamo ormai imparato che i primi minuti di un episodio di The Good Wife sono spesso un piccolo gioiellino: anche Shoot non fa eccezione e in appena un paio di minuti ci consegna l’amore di un padre per la sua bambina – dai primi passi fino all’adolescenza – letteralmente dilaniato negli ultimi istanti dalla morte della ragazza, vittima innocente di una sparatoria. È una sequenza veloce ma al tempo stesso potente e intensa quella regalataci dai King in questi primi minuti, di sicuro impatto sullo spettatore, portato a ritenere che l’episodio sarà incentrato sull’annoso tema delle armi da fuoco e della facilità con cui è possibile entrarne in possesso. In parte è anche vero ma, brillantemente, il tema viene affrontato giocando sulle varie declinazioni che la Legge e la strenua osservanza della stessa rendono lecite. In realtà il tema sociale funge da specchietto per le allodole e viene asservito agli sviluppi della trama orizzontale, andando a mettere nuova carne al fuoco nei recenti sviluppi della Lockhart, Agos & Lee. L’iniziale linea difensiva decisa da Cary, non proprio così efficace, diventa infatti un’occasione per metterne in evidenza i limiti – corroborando quindi le convinzioni di Diane sulle sue limitate potenzialità – e dare più spazio a Lucca Quinn, forte dell’appoggio silenzioso di Alicia che inizia evidentemente a dettare le sue condizioni per una futura partnership al femminile.
È ancora una volta Alicia la protagonista assoluta dell’episodio, come del resto di tutta quest’ultima tranche finale della serie: da quell’intenso monologo in Judged, The Good Wife ci sta raccontando il cambiamento netto e radicale di Alicia Florrick come donna, come madre e come donna d’affari, riassunto brillantemente da lei stessa in tre parole:
Alicia: Scar tissue. Maturity. Cynicism.
Le dure prove a cui la vita l’ha finora sottoposta l’hanno resa sicuramente più cinica e smaliziata, anche più egoista a suo modo, in una maniera di cui forse solo adesso inizia a rendersi conto. Realizzare di avere un rapporto non esclusivo con Jason non la sconvolge più di tanto, ma lo accetta con maturità, scegliendo di perseguire il piacere nonostante tutto.
Un bel cambiamento dalla visione idealistica e un filo moralista delle prime stagioni. Questa sua diversa visione delle cose appare essere una conquista per lei, felicemente divertita quasi da questo suo nuovo io, sicuramente non più rinunciatario, incurante delle conseguenze, dei doveri morali e dell’opinione pubblica.
Alicia: I wasted the last 20 years. I’m not gonna waste the next 20.
Se il lato più edonistico di Alicia era venuto fuori in Hearing tra le quattro mura di casa, quello più slutty – concedetemi il termine – emerge nella bollente scena finale, in cui sfacciatamente masturba Jason sotto il tavolino di un bar con fare tutt’altro che riservato. In un’altra serie avremmo quasi gridato ad uno snaturamento del personaggio, mentre ora non sembrano esserci forzature di sorta, quanto piuttosto un’evoluzione naturale per una donna che a un certo punto della sua vita ha fatto un bilancio di quanto costruito fino a quel momento e si è ritrovata con un pugno di mosche.
Se Alicia ha preso coscienza del cambiamento avvenuto fin qui dal punto di vista dei sentimenti e dei rapporti, lo stesso non è successo per altri lati del suo carattere. La storyline di Grace – apparentemente inutile – ci mostra quanto Alicia sia diventata maledettamente bully quando c’è da lottare, a dispetto di minacce o intimidazioni, mentre quella politica – inconcludente e statica in questo frangente – ce ne mostra il lato sfacciato e irriverente.
Alla luce di questi esempi, il pregio di Shoot è quello di mostrarci le mille sfaccettature di questa nuova Alicia, risultato di sette lunghi anni di rinunce, dolori e lotta verso l’autodeterminazione. La donna che ne è venuta fuori ci piace, anche se vederla mentire sfacciatamente a Cary riguardo la proposta di Diane ci fa un po’ rimanere straniti.
Purtroppo l’episodio in sé non si allinea con lo standard degli ultimi mesi. Sicuramente ha il pregio di convogliare nelle varie storyline una comune chiave di lettura, volta a tracciare il profilo della nuova Alicia e sicuramente va elogiata la potenza dei primi minuti; purtroppo però, la trama orizzontale resta come impantanata e non ci sono forti scossoni. La storyline del Grand Jury, ad esempio, è apparsa francamente asettica e per nulla coinvolgente, forse a causa dall’aver ripercorso il canovaccio visto nello scorso episodio, tra interrogatori a porte chiuse seguiti dal bagno e i soliti siparietti tra Eli, Michael Tascioni e il cagnolino.
I porcamiseria sono pertanto tre e mezzo, precisando però che consideriamo questo episodio un doveroso assestamento prima delle battute finali più che una battuta d’arresto.
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Dorota che vende armi in #TheGoodWife ed è subito "Miss Blair!" #gossipgirl #SerialUpdate
— Francis; (@doctorshepherd_) March 23, 2016
Se poi la smettiamo di trattare Cary di merda magari è meglio #TheGoodWife
— Letizia Rossetti (@LetiziaRossetti) March 21, 2016
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