I want a divorce.
Quattro semplici parole pronunciate con tono deciso e sicuro da una furente Alicia. Quattro semplici parole che probabilmente attendevamo tutti sin dal pilot e che rappresentano per moltissimi versi un punto di svolta: superfluo forse, essendo arrivato molto oltre il limite per cui sarebbe stato significativo e funzionale ad una netta svolta. Il valore assunto da questa scena è puramente simbolico e da contestualizzare nel rush finale dell’evoluzione di Alicia in The Good Wife: il tempo è scaduto, la sua felicità non può più aspettare né essere sacrificata alla carriera politica di Peter Florrick, tanto più ora che anche Grace è ormai prossima a lasciare il nido.
Accanto al significato simbolico, la forza della scena risiede senz’altro in Julianna Margulies e la sua straordinaria bravura nel rendere insieme rabbia e fermezza, nell’irrompere letteralmente nella scena così come nello studio di Peter. Non solo forza per Julianna ma anche versatilità nel passare da un registro all’altro in maniera convincente e senza tradire inadeguatezza.
Se ho speso due interi paragrafi su una sola scena è perché Unmanned è un episodio che verte unicamente su tre momenti topici, proponendoci nel restante minutaggio la struttura a tre dimensioni canonica di The Good Wife: la dimensione privata di Alicia, quella forense e quella politica.
Il privato di Alicia si consuma ormai tra le quattro mura di casa, tra le braccia di Jason in piena libertà, priva di obblighi morali o convenzioni. L’irruzione di Peter nell’appartamento, il confronto con Jason e il successivo raffreddamento dell’investigatore rompono chiaramente l’idillio e Alicia è costretta finalmente ad aprire gli occhi e capire che un’azione risoluta si rende assolutamente necessaria. Momento topico e in un certo senso il casus belli che porterà alla richiesta di divorzio, è il confronto tra Jason e Peter: da un lato l’arroganza dei potenti tipica di Peter Florrick, da un lato la maschia risolutezza e concretezza di Jason Crouse.
La scena funziona grazie e soprattutto all’ottima scrittura dei dialoghi e un Jeffrey Dean Morgan ancora una volta perfetto, seppur sfruttato sapientemente dagli autori ormai decisamente smaliziati nell’usare la facile carta della fisicità e del sesso. Il confine tra ragionato cambio di registro nella formula e raggiungimento dell’obiettivo col minimo sforzo è decisamente labile e forse non vogliamo sapere da quale lato della riga ci troviamo.
La figura di Peter Florrick è il punto di raccordo tra le vicende private e quelle prettamente politiche, con le indagini in corso che adesso minacciano Marissa Gold per indurre Eli a vuotare il sacco su eventuali elementi incriminatori nei confronti di Peter. La verità è che questa storyline è di scarsissimo interesse e che avrebbe bisogno di un deciso boost: il sapere che il pericolo per Peter sembra sempre più grande – al punto di implorare Alicia di procedere col divorzio solo dopo la fine di questa storia – non basta più, né la risposta finale di Alicia alla richiesta dell’ex marito assume i contorni di un cliffhanger così potente.
Il punto dolente dell’episodio resta però nella parte dedicata alle vicende dello studio. Seppur con un ottimo caso della settimana, solido, sempre calato nell’attualità dei nostri tempi e con una sempre ottima Anna Camp – che dove la metti fa sempre la sua porca figura -, è nelle dinamiche di potere che The Good Wife toppa clamorosamente, almeno in apparenza. L’affrettata promozione di Alicia a name partner, l’aver trovato una repentina exit strategy a David Lee e Howard Lyman, ma soprattutto la potenziale uscita di scena – o comunque fuori dai giochi – di Cary Agos, non solo è affrettata, per usare un eufemismo, ma anche irrispettosa di un personaggio storico che per più di un motivo è stato importante per Alicia e per l’intera serie, già peraltro vittima di un pessimo trattamento durante questa settima stagione. Avremmo voluto più pathos, più tensione, più lacrime e invece tutto si consuma con una camminata nel corridoio, il gesto liberatorio dell’allentare una cravatta, lo sguardo malinconico di Alicia che vede allontanare un volto amico sin dagli inizi alla Lockhart / Gardner.
La speranza sensazione è che questa fretta nella creazione della Lockhart/Florrick sia perlomeno sospetta e che il finale in un certo senso potrà rimediare a questi torti, forse “ammorbidendo” l’evoluzione di Alicia e delle vicende in generale, a volte fin troppo decise e poco perbeniste, seppur motivate opportunamente. Il classico taralucci e vino insomma, tanto caro alla TV generalista e che non crediamo verrà ignorato in una serie come The Good Wife che, seppur eccellente nella scrittura, si è sempre mossa su precisi percorsi e limiti.
Per questi motivi l’episodio non va oltre i tre porcamiseria: quando sei agli sgoccioli di una stagione conclusiva di una serie di lungo corso, il rispetto per i personaggi e di conseguenza per lo spettatore diventano un elemento fondamentale nel giudizio.
Vota l'episodio!
Sei d'accordo con noi o avresti dato un voto diverso? Dai i tuoi porcamiseria all'episodio e dicci che ne pensi nei commenti!
Hanno votato questo episodio 6 lettori, con una media di 4,67 porcamiseria su 5.
Loading...
Per approfondimenti sulla serie e per conoscere altri fan, vi segnaliamo gli amici di The Good Wife Italia su Facebook! Andate a trovarli!
Avete seguito o state seguendo The Good Wife? Fateci sapere la vostra opinione in un commento qui sotto o sui nostri social: Facebook e Twitter!
Come sempre, vi proponiamo alcuni dei tweet su questo nuovo episodio di The Good Wife:
"Voglio il divorzio." #TheGoodWife pic.twitter.com/NtiKY5qWjL
— a🌤 (@stubbrnlove) March 30, 2016
Se non danno l'Emmys a Julianna Margulies che in una puntata passa da donna in carriera a teenager in balia di ormoni io non so #TheGoodWife
— Giacomo (@GiacoB) March 30, 2016
Ma che merda di storia avete scritto per il povero Cary Agos? Abbiamo trattato molto meglio numerose guest star. Io boh #TheGoodWife
— Torquemada (@Cazzimiei_) March 30, 2016
Ti è piaciuto l'episodio?
