Altri due episodi di The Man in the High Castle, dove le strade dei nostri protagonisti sono forse destinate a dividersi, per intrecciarsi con quelle di altri nuovi personaggi.
Revelations
Il rapporto di Joe e Juliana è al centro di questo quarto episodio, uniti nello sfuggire al Marshal, che rappresenta una grottesca figura a metà fra il cacciatore di taglie e il nazista sanguinario.
I due cercano l’aiuto di Lemuel Washington, che li accoglie col fucile sotto braccio; è interessante come il proprietario di un ristorante, che per quanto piccolo, è sempre un’attività tutto sommato decorosa, viva in mezzo alla campagna: in pochi dettagli – la casa spoglia e malandata, un figlio con i tutori alle gambe e la cicatrice sul viso della moglie – riusciamo in poche scene a capire quanto possa essere difficile sopravvivere per un uomo di colore al regime nazista, seppur nella zona neutrale. Grande prova recitativa di Rick Worthy, che riesce a trasmetterci la paura e la speranza dell’essere parte della resistenza antioccupazione. Juliana vuole risposte, e Lemuel acconsente a fargli incontrare addirittura The Man in the High Castle l’indomani. Joe, da brava spia, telefona all’Obergruppenführer, che gli ordina di provare a uccidere il misterioso capo della resistenza, anche a costo della sua stessa vita, e Joe accetta con esitazione; non si capisce a che (doppio) gioco stia giocando, anche in considerazione del contatto diretto che avrà poi con il Marshal, a cui rivela la sua vera identità cercando di salvare Juliana.
Fa quindi bene Lemuel ad attirare i due in mezzo ai monti, visibilmente teso, ma determinato ad uccidere Joe e Juliana: Joe riesce a salvare entrambi, estraendo la copia in suo possesso del film, in una scena ad alta tensione. I due vengono così lasciati liberi di tornare – a piedi – in città, dove li aspetta il Marshal. In una scena un po’ forzata, Juliana si impossessa di un’automobile che schianterà contro un albero qualche chilometro più in là: Marshal, raggiuntala, vedrà solo l’auto in fiamme e un corpo carbonizzato al suo interno, di sicuro quello della ribelle trovata nel nascondiglio dell’uomo degli origami. Qui la sceneggiatura scricchiola, soprattutto con l’arrivo tempestivo di Joe a recuperare Juliana: la sequenza poteva avere forse una resa un po’ meno alla James Bond. Juliana, prima di ripartire con Joe telefona per l’ennesima volta a Frank, ma risponde Ed, l’amico scemo, che le dice del gran casino che sta succedendo. Juliana non ci pensa un secondo e salta sul primo autobus per tornare a San Francisco, abbandonando Joe.
Frank è entrato in possesso di una pistola: non l’ha comprata da Walmart, le leggi sul possesso delle armi nei territori occupati del Pacifico sono assolutamente restrittive, ma lavorando in una fabbrica di armi da fuoco non è stato difficile. Ed intuisce il piano dell’amico, ovvero uccidere il principe imperiale, e cerca di farlo rinsavire: in una colluttazione tra pesi mosca Ed spara di striscio a Frank, con uno dei tre bossoli acquistati da un antiquario per un prezzo a dir poco esoso. Frank riesce comunque a chiudere Ed in uno sgabuzzino di casa per compiere la sua missione.
La doppia trama negli alti livelli di governo continua in parallelo con le vicende dei protagonisti. Il Ministro Tagomi riceve pressioni dal generale Wegner per scambiare segreti di guerra: per lui ha fatto realizzare un microfilm, che dovrà essere passato al Ministro delle Scienze giapponese durante il discorso del Principe, che però viene colpito da diversi colpi d’arma da fuoco: non è Frank l’attentatore, che resta misterioso, e nel casino Wegner non riesce a compiere la missione.
The New Normal
Il quinto episodio di The Man in the High Castle riparte dal cliffhanger della puntata precedente: il principe giace crivellato di colpi di pistola, Frank fugge via ma è stato visto con una pistola in mano, e nella fuga perde la colonna appartenuta a Juliana. L’ispettore Kido prende il comando, e richiede di perquisire tutti i presenti: Wegner – che prima del controllo ingoia il microfilm – viene fermato con i documenti scaduti e obbligato a restare a disposizione delle autorità.
Tagomi-san, dopo la visita di conforto in ospedale alla principessa, cerca di riottenere i documenti di Wegner facendo pressioni su Kido-san, ma niente da fare: l’ispettore è irremovibile, data la delicata situazione sull’attentato. Interessante vedere come il rispetto delle regole venga prima di ogni altra cosa, e di grande effetto è l’assistere a un rito di Seppuku, da parte di uno dei responsabili della sicurezza del principe in fin di vita: il rito del suicidio assistito è un’antica pratica samurai quasi sacra, in cui un samurai autore di una grandissima colpa non poteva che lavare l’onta della vergogna conficcandosi nel ventre un pugnale, per poi venire immediatamente decapitato.
Il ministro Tagomi decide allora di consegnare a Wegner dei documenti che gli permetteranno di lasciare subito il paese, consapevole che una tale azione attirerà le ire di Kido. Wegener nel frattempo ha “recuperato” il microfilm, e mentre sta per lasciare l’albergo riesce a infilarlo nella tasca del Ministro delle scienze, evitando di essere riconosciuto da un generale nazista.
Frank torna a casa dopo aver nascosto la pistola, e trova Ed che lo avvisa della telefonata di Juliana. La fidanzata torna, ma l’accoglienza è fredda e distaccata. Juliana si reca in visita alla madre – curioso come una donna che ha perso il marito in guerra possa comunque sperare che i nazisti invadano i territori giapponesi – ma non riesce a rivelare il vero destino della sorella, né della terribile avventura vissuta a Canon City. La nostra protagonista non regge, e si getta in lacrime tra le braccia di Frank, che si scioglie.
Joe, rimasto col solo ritratto di Juliana in mano, appena arriva a New Berlin viene immediatamente sequestrato e portato al quartier generale nazista, dove subisce un tesissimo interrogatorio dall’Obergruppenführer, in cui mente per proteggere Juliana. Il gerarca è molto deluso dal fallimento della missione e dalla perdita del film, ma una volta minacciata la giovane spia, lo invita a pranzo: l’Obergruppenführer nel suo lavoro è proprio… nazista, ma come già abbiamo avuto modo di vedere, nelle scene con la famiglia, è anche capace di mostrarsi come essere umano. Credo.
Anche Juliana viene sottoposta ad un interrogatorio: tornata al dojo di Aikido, viene sbattuta cortesemente fuori in quanto persona non grata, e decide di costituirsi volontariamente alla polizia. Qui l’ispettore Kido è sprezzante: l’interrogatorio a proposito della sorella Trudy e del ribelle Randal le costano un ceffone, e la certezza che niente sarà più come prima. Juliana cerca delle risposte sulla sorella a casa di Randal, e vi trova Karen, una ribelle che la convince a indagare su chi possa essere la spia all’interno del quartier generale giapponese, causando la morte della sorella – e di tanti altri ribelli. Riesce ad ottenere un colloquio, ma il lavoro implica anche il dover sottostare alle molestie sessuali del suo eventuale capo: mentre Juliana fugge via si scontra con Takemi-san, che lascia cadere la collanina trovata durante l’attentato.
I due episodi scorrono veloci, e a parte la forzatura dell’incidente nel quarto episodio, ammetto che tutto il resto continua a essere perfetto: le atmosfere serie, la spy-story in stile guerra fredda, e le tragiche vicende personali della coppia Frank-Juliana. Gli indizi dei due episodi ci suggeriscono che il povero Frank potrebbe ricevere una visita dalla Kempeitai: che il principe muoia o sopravviva, poco importa, l’attentato è avvenuto, e le vite dei nostri protagonisti, così come i fragili equilibri dell’alleanza tra giapponesi e tedeschi, sono stati irrimediabilmente scossi.
Ti è piaciuto l'episodio?
