La trasposizione TV di casa Amazon del celebre romanzo di Philip K. Dick volge quasi al termine – almeno per quel che riguarda questa prima stagione – scoprendo le carte in tavola sulle leve che regolano il sottilissimo equilibrio politico tra Impero del Sol Levante e Regime Nazista, prossimo allo sgretolamento.
End Of The World
A San Francisco, la comparsa di una nuova pellicolla del misterioso Man In The High Castle mette in agitazione i membri della Resistenza cui si aggiunge Joe Blake, nuovamente sotto copertura. Oltre al nuovo film, un altro elemento nell’equilibrio dei poteri della capitale degli Stati Uniti del Pacifico viene alla luce: la Yakuza. L’organizzazione criminale giapponese è infatti in possesso dell’ambita pellicola, che abilmente sfrutta per stipulare accordi con una connivente Kempeitai in cambio di un’imboscata alla Resistenza, disposta a pagare ingenti somme pur di venirne in possesso.
Il nuovo film e l’imminente pericolo per Joe mettono ancora alla prova il rapporto tra Juliana e Frank, fino ad attimo prima pronti a ricominciare una nuova vita nella zona Neutrale: venuta a conoscenza dell’imboscata, Juliana si precipita infatti dall’amico per cercare di salvarlo, mettendo ancora da parte il povero Frank, sempre più vittima degli eventi.
In quel di New York, l’Obergruppenfürher Smith si trova a far i conti con le aberrazioni dell’ideologia nazista. Al figlio Thomas viene infatti diagnosticata una malattia che l’avrebbe portato di lì a poco alla completa paralisi e alla conseguente soppressione in virtù dell’eugenetica nazista. È struggente l’interpretazione di Rufus Sewell, chiamato per una volta a mostrare il lato umano di Smith, che viene fuori insieme a tutti conflitti interiori che lo agitano. In un certo senso paradossale – ed emblematico di una perfetta ricostruzione socio-culturale di una società filo-nazista – il discorso consolatorio della moglie circa la funzione liberatoria della morte per i disabili, ignara che la stessa sorte attendeva il figlioletto.
Se rappresentare la visione ucronica filo-nazista è di indubbio effetto sulle coscienze, più difficile e laborioso diventa rendere altrettanto potente la controparte della West Coast. L’influenza della cultura giapponese a discapito della precedente viene resa ottimamente da alcuni dettagli (ad esempio il brano che dà il titolo all’episodio cantato per buona parte in giapponese) o da una storyline accessoria come quella della contraffazione di un monile appartenuto a Toro Seduto venduto ai facoltosi giapponesi, simbolo anche di un senso di silenziosa e vigliacca rivalsa sugli oppressori. Il tutto regge quasi sempre molto bene, fatte salve le vicende di Juliana e Frank che spesso mi sembrano fin troppo liberi di agire, considerando che sono già da un po’ sotto l’occhio della kempeitai.
Kindness
Ad un passo dal finale, il focus sul particolare si sposta verso una visione più globale dell’intero assetto politico del Nord America.
Se le manovre del Trade Minister Tagomi si rivelano disastrose e portano il Ministero della Scienza a scoprire i segreti dell’Atomica così da ideare una possibile offensiva contro i Tedeschi, una fin troppo informata Yakuza rivela a Kido – ormai prossimo al seppuku – che l’attentato al Principe ereditario avvenne per mano nazista, rendendolo così una vera e propria dichiarazione di guerra. Finalmente il gioco inizia a farsi duro e l’ucronia di The Man In The High Castle sale di livello.
Anche sul fronte nazista, le macchinazioni dell’Oberstgruppenführer Heydrich ai danni di Smith e del Führer rivelano la bigger picture sul fronte degli equilibri politici, che mantiene altissima l’attenzione per gli eventi futuri. Da segnalare la grandiosità della scena in cui Smith spinge giù dal grattacielo la spia di Heydrich responsabile tra l’altro dell’imboscata all’Obergruppenführer.
Mentre le superpotenze del Nord America muovono le pedine nella scacchiera, Frank mette nuovamente da parte i suoi propositi per una nuova vita, rischiando tutto per salvare Joe dalle grinfie della Yakuza, inimicandosi anche la pericolosa organizzazione criminale a suon di proiettili, rendendosi protagonista di una rocambolesca fuga.
Proprio quando Joe cerca invano di offrire una via di salvezza a Juliana e Frank, i due riescono a dare un’occhiata alle immagini del nuovo lavoro del Man In The High Castle: una finestra sul futuro prossimo, in una San Francisco bombardata in cui una fila di ebrei viene giustiziata dagli ufficiali delle SS, con Joe in divisa che punta una pistola alla tempia del povero Frank.
La sconcertante visione del filmato non solo ci lascia col fiato sospeso, ma rappresenta di fatto una svolta nella concezione di questa serie, che da affascinante ed inquietante narrazione ucronica sembra rivelare una componente quasi sci-fi. L’attesa per il finale è spasmodica e personalmente ridesta l’interesse verso le vicende di Juliana, Frank e Joe che fin troppo facilmente cadono nelle trappole dei triangoli amorosi, del tutto superflue in un contesto talmente ricco di spunti come questa serie.
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