Series Premiere Tratto dall'omonimo romanzo di Philip Roth, The Plot Against America racconta la storia della famiglia ebrea dei Levin in un'America che si potrebbe presto trovare con un presidente simpatizzante nazista. Il primo episodio pone le basi di questa storia, regalandoci interessanti spunti di discussione.

7.7

Partendo da The Man in the High Castle, passando per 11.22.63 e terminando con la più recente For All Manking, le serie ucroniche, quelle ambientate in un passato alternativo, stanno sempre di più prendendo in piede e riscuotendo successo tra il pubblico.
La HBO non si tira indietro e ha deciso di portare sullo schermo The Plot Against America, miniserie in sei episodi tratta dall’omonimo romanzo di Philip Roth. Mentre la già citata The Man in the High Castle innesta la sua storia in un passato che sembra molto futuristico, la storia di Philip Roth si inserisce invece in un passato che a vederlo sembra davvero reale. Il tutto poi è aiutato anche da una chiara scelta di sceneggiatura di tenere sempre al centro di tutto i personaggi, facendo ruotare la storia attorno a loro e non il contrario.

Ambientata nell’America del 1940, esattamente nel giugno di quell’anno mentre in Europa le truppe naziste marciavano alla conquista della Francia, The Plot Against America racconta la storia dei Levin, una famiglia ebrea residente a Newark nel New Jersey, che presto si troverà ad affrontare importanti cambiamenti socio-politici. Troviamo Herman, padre di famiglia che lavora in una compagnia assicurativa, la moglie Bess, i due figli Sandy e Phillip (nel romanzo la storia si svolge dal suo punto di vista, essendo lui alter-ego dello scrittore stesso); poi c’è Evelyn, sorella di Bess che qui ha il ben noto volto di Winona Ryder, e infine Alvin, nipote di Herman che vive sotto il tetto dei Levin dopo essere rimasto orfano.

Nello scrivere la storia Philip Roth prese molto dalla sua infanzia: lui era nato proprio a Newark, i genitori si chiamavano davvero Herman e Bess, il padre era un assicuratore

Herman vede nel futuro una promozione che potrà significare uno stipendio più alto: ma lo spettro di Charles Lindbergh, aviatore statunitense simpatizzante nazista e pronto a candidarsi per sfidare Roosevelt alle presidenziali, inizia a farsi sempre più incombente. La famiglia dovrà così iniziare a fare i conti con l’antisemitismo che, benché fosse già presente ma nascosto negli Stati Uniti dell’epoca, in quel momento iniziava ad essere molto più reale.

Il pilot di questa miniserie in realtà non si sforza molto nell’attirare l’attenzione dello spettatore, risultando dunque come quel classico episodio introduttivo da manuale. Ci vengono presentati i personaggi, le loro storie, le loro paure. Ci viene dipinta quella che è la storia alternativa nella quale ci andremo ad immergere nel corso dei sei episodi a nostra disposizione: e su questo punto è utile fare un breve accenno. Il merito va sicuramente a Roth stesso, ma anche gli sceneggiatori sono stati bravi nel far catapultare lo spettatore innanzitutto in un passato che conosce, che ha letto sui libri di storia. Poi piano piano viene inserito l’elemento ucronico che non è Lindbergh stesso, il quale è veramente esistito (era davvero un aviatore ed era davvero un simpatizzante dei nazisti), ma è il suo candidarsi alle presidenziali.

Ma sono anche altri gli elementi che rendono questa ucronia, questa storia alternativa, davvero un qualcosa di diverso. Lindbergh in un suo discorso alla radio definisce gli ebrei come war agitators, agitatori di guerra. Afferma che sono tre le categorie che vogliono far entrare in guerra gli Stati Uniti: i britannici, l’amministrazione Roosevelt e gli ebrei, tutti per i loro interessi. Qui risulta evidente uno degli elementi classici della propaganda antisemita di stampo nazifascista, cioè l’ebreo che agisce per soddisfare i suoi interessi: evidente è dunque la differenza di questa storia con le altre, il suo essere davvero una sorta di non-ucronia.

Vedremo come proseguirà la storia, cosa ci racconterà e sopratutto come lo farà. È ovvio che non avverrà, come nel romanzo, dal punto di vista del piccolo Phillip, ma sarà più corale. In conclusione possiamo dire che questo pilot di certo non affascina, quasi non invoglia a continuare: pone solamente delle basi che si spera vengano esplorate al meglio.

  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
7.7/10

Summary

Il primo episodio pone le basi della storia come da manuale. Sicuramente non ha quell’effetto che un pilot dovrebbe avere, ovvero rapire lo spettatore, ma decide di poggiarsi sulla storia stessa sperando che lo spettatore continui a seguirla conoscendola a priori.
Ottima però la scenografia che ci catapulta alla perfezione nell’America degli anni ’40.

Porcamiseria

7.7

Il primo episodio pone le basi della storia come da manuale. Sicuramente non ha quell'effetto che un pilot dovrebbe avere, ovvero rapire lo spettatore, ma decide di poggiarsi sulla storia stessa sperando che lo spettatore continui a seguirla conoscendola a priori. Ottima però la scenografia che ci catapulta alla perfezione nell'America degli anni '40.

Storia 7.5 Tecnica 8 Emozione 7.5
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