The SpyThe Spy: la vera storia del più astuto infiltrato del Mossad

Series Recap The Spy è una livida e meditata rappresentazione degli ultimi anni di vita della più astuta spia che la storia moderna abbia conosciuto, Eli Cohen. La narrazione bilancia uno sfondo storico importante con una profonda analisi dell'Io del protagonista. Quasi perfetta se non fosse per un finale emotivamente frettoloso.

7.0

The Spy, la miniserie lanciata da Netflix il 6 settembre 2019, rispolvera gli anni siriani della spia Eli Cohen. Un lineare e reale racconto più introspettivo che sorprendente, che inquadra le sensazioni piuttosto che le azioni e che ci accompagna in una pacata ma profonda evoluzione di Eli, interpretato da Sacha Baron Cohen.

Lo conosciamo nei momenti precedenti al reclutamento da parte del Mossad. Un impiegato dei grandi magazzini, dedito, pacato, amorevole marito che suscita però indifferenza, quasi scherno, nella Tel Aviv verso cui tre anni prima è emigrato dall’Egitto. Un desiderio latente di fare qualcosa di grande, un riscatto, una medaglia da portare alla splendida Nadia, sua moglie, una rivalsa verso l’ingrata società che troverà compimento proprio nella sua più importante missione. Siamo nei primi anni ’60 e le tensioni tra Israele e Siria sono a livelli di guardia altissimi. Una cellula che si introduca nel cuore del nemico è necessaria ed è qui che Eli trova la sua dimensione. La fase di reclutamento operato da Dan Pelag (Noah Emmerich) è un  percorso intenso, meticoloso, ci si prepara a tutto e al peggio, e bene lo comprendiamo seguendo il primo dialogo che Eli ha con i vertici del Mossad:

“Se il tuo paese ti chiedesse di lasciare il tuo lavoro lo faresti?” “ Sì.”
“Se il tuo paese ti chiedesse di mentire agli amici, alla famiglia, a tua moglie lo faresti?”  “Sì.”
“Se il tuo paese ti chiedesse di rischiare la vita lo faresti?” “Io l’ho già fatto.”

Sei lunghi mesi di preparazione e poi la  ragnatela di rapporti tessuta dal nuovo Eli, Kamel Amin Thaabeth, inizia a prendere forma. È un uomo nuovo, ricco imprenditore dell’import-export internazionale: Svizzera, America Latina ed infine Damasco, il luogo principe del racconto.

Non una classica spy story, nessuna licenza di uccidere, niente guizzi ma un coinvolgimento graduale e mirato nelle dinamiche di una società alta e chiusa che viene approfondita, sviscerata e in ultimo sbeffeggiata. Sì, perché l’apparentemente timido e pacato Kamel Amin Thaabeth, riuscirà a salire talmente in alto nei ranghi sociali e politici siriani, da diventare Vice Ministro della difesa e quindi creare, una volta crollato il castello di sabbia, un tale imbarazzo all’establishment governativo che la sua punizione non potrà che essere esemplare.

Il viaggio vero che, intraprendiamo lungo le 6 puntante di The Spy, è però nella personalità di Kamel che, prima timidamente poi con estrema freddezza, andrà a spodestare quella di Eli. La copertura diventa la reale dimensione del protagonista. L’alta società siriana diventa il suo luogo: Kamel organizza i party più esclusivi, è inseguito  e ammirato dai vertici politici, militari ed economici della città. Lo cercano per eventi mondani, per consigli strategici e addirittura per offrirgli figlie da sposare. Ha sconfitto la marginalità della vecchia vita con l’adorazione incondizionata nella nuova.

Quasi dimentichiamo il vecchio Eli, che assorbe ma che è inevitabilmente assorbito

La sua fluida condotta vacilla in maniera visibile in pochi momenti: la manifestazione generata in strada, sotto la sua dimora, che festeggia la cattura e la morte di due militari israeliani durante un attacco. Corpi macellati ed esibiti alla pubblica libidine che suo malgrado è costretto ad ammirare e ad oltraggiare inglobato dalla folla, ostentando un patriottismo malato che fa vacillare la grandezza di Kamel. Altro misurato tentennamento lo vediamo durante la sua visita nella base militare di confine dove l’egocentrico Colonnello Haton lo invita a sparare contro presunti soldati sionisti.

Poi l’episodio nelle fasi iniziali, dove Kamel, in segreto, ha un malore proprio nella fase cruciale della sua missione, il passaggio del confine siriano. Sono nei, piccole falle in un sistema di relazioni perfettamente collaudato che fanno ingenuamente ben sperare per un lieto fine.

Ci troviamo e seguire un racconto fluido, lineare, ben strutturato. che parallelamente alle vicende di Damasco racconta la stanca e perplessa routine di Nadia, sola ma con la sempre più presente protezione di Dan che, sentendosi responsabile della morte avvenuta tempo prima di un altro infiltrato, entra, forse troppo, nella vita della signora Cohen.

La narrazione segue una linea circolare. Si apre con un flashback, ne ripercorre le cause scatenati e gli intrecci, fino a riportarci nell’ultima puntata, nella prima sede che abbiamo conosciuto di Eli, il carcere. Sin dall’inizio dunque intravediamo le sorti del protagonista ma l’attrazione e l’ammirazione per la sua incredibile ascesa, forse, ci portano a sperare una fine più romantica. Interessante è, come sopra citato, il parallelismo tra le avventure del marito e la vita quotidiana di Nadia, distanti ma così vicini in alcuni gesti. Trasuda mancanza, afflizione in quell’emblematico gesto mostrato in sincrono del panino che entrambi consumano seduti a tavola, ognuno isolato nel proprio angolo di mondo.

La musicalità nella serie è quasi assente, ci accompagnano nella narrazione i rumori della realtà, gli spari, i mezzi militari, gli utensili casalinghi ma uno su tutti scandisce il ritmo delle puntante: il tintinnio dei messaggi criptati che Kamel manda periodicamente ai vertici del Mossad nel silenzio del suo appartamento. Un tintinnio che sarà un climax di regolarità, ripetizioni, fatalità. Le immagini accompagnano i dialoghi con un tenue grigio, una fotografia quasi cupa che si sposa con il ritmo tendenzialmente lento della narrazione. Non mancano però salti temporali necessari per stringere il dramma di Eli in sole sei puntate.

The Spy ha una linea biografica che sorregge riferimenti storici importanti, ma che di più mette al centro le sensazioni e il microcosmo di un personaggio inglobato in un conflitto troppo grande, anche per un grande patriota.

Il merito maggiore di Spy è quello di esaltare il ruolo drammatico del protagonista, un Sacha Baron Cohen anomalo ma indiscutibilmente eccelso

Unica pecca di questa interessante serie, seppur giustificata dalla linea biografica, è la sbrigativa narrazione delle fasi finali della vita di Eli. Ci saremmo aspettati forse un approfondimento maggiore della soggettività del protagonista, negli attimi peggiori del suo vissuto, in linea con una introspezione così ben mostrata nel corso di tutto il processo narrativo. È mancato dunque quel pizzico di tensione emotiva in più, che potesse strapparci un’angosciata ed affezionata lacrima per Eli.

  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 6.5/10
    Emozione - 6.5/10
7/10

Summary

The Spy è una livida e meditata rappresentazione degli ultimi anni di vita della più astuta spia che la storia moderna abbia conosciuto, Eli Cohen. La narrazione bilancia uno sfondo storico importante con una profonda analisi dell’Io del protagonista. Quasi perfetta se non fosse per un finale emotivamente frettoloso.

Porcamiseria

7

The Spy è una livida e meditata rappresentazione degli ultimi anni di vita della più astuta spia che la storia moderna abbia conosciuto, Eli Cohen. La narrazione bilancia uno sfondo storico importante con una profonda analisi dell'Io del protagonista. Quasi perfetta se non fosse per un finale emotivamente frettoloso.

Storia 7.5 Tecnica 7 Emozione 6.5
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