The Strain2×01 BK, N.Y.

L’anno scorso The Strain, la serie creata e prodotta da Guillermo del Toro insieme al Lostiano Carlton Cuse, era iniziata decisamente in sordina. Una promozione al minimo sindacale – incentrata soprattutto sui due grossi nomi coinvolti – e una sinossi che faceva tornare alla mente il meraviglioso pilot di Fringe. La serie è poi evoluta, […]

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L’anno scorso The Strain, la serie creata e prodotta da Guillermo del Toro insieme al Lostiano Carlton Cuse, era iniziata decisamente in sordina. Una promozione al minimo sindacale – incentrata soprattutto sui due grossi nomi coinvolti – e una sinossi che faceva tornare alla mente il meraviglioso pilot di Fringe. La serie è poi evoluta, diventando un piccolo gioiellino horror/splatter che abbiamo imparato ad amare. L’abbiamo definita in molti modi (a me piaceva descriverla come tutto ciò che The Walking Dead avrebbe dovuto essere) ma, seppur non priva di difetti, si è lasciata apprezzare quel tanto che basta a farci attendere con ansia la nuova stagione.

Ora, il momento è finalmente arrivato: con la stessa promozione ai minimi termini dell’anno scorso e in concomitanza con il Comic-Con di San Diego, arriva il primo episodio della seconda stagione, che riprende la trama da dove l’avevamo lasciata e al contempo ci suggerisce dove andrà a parare quest’anno.

Ci è piaciuta questa season premiere? La risposta è , e andiamo subito a vedere il perchè.

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I vowed to hunt the Master until the day I died

Abraham Setrakian è il primo, grande “centro gravitazionale” dell’episodio. Tutto inizia con un prologo – diretto da Del Toro in persona, e si vede – in cui un Abraham ancora bambino ascolta rapito la favola raccontata da zia May sua nonna. Non si tratta certo di una delle classiche fiabe con il lieto fine, bensì una storia che Setrakian scoprirà, nell’arco della sua lunga vita, essere sorprendentemente vera. Noi spettatori, nel mentre, apprendiamo come the Master, il “capo” degli Strigoi, si sia procurato l’attuale, gigantesco corpo, ossia quello di un giovane affetto da gigantismo in cui ha riversato – letteralmente, in una delle scene più orrende – la sua anima e la sua coscienza, sotto forma di quei vermi che abbiamo imparato a temere l’anno scorso. Un corpo, tra l’altro, ormai da buttare a causa dello scontro avuto con Setrakian e Eph nello scorso season finale.

Ma Setrakian è al centro delle vicende anche nel presente: lanciatosi all’inseguimento del Master dopo averlo ferito, finisce per essere rapito da Vaun – finalmente ne conosciamo il nome – e da Gus, e portato al cospetto degli Antichi. Grazie a questo rapimento, scopriamo qualcosa in più su questi esseri millenari: sono sette – non è ben chiaro se Vaun sia uno di loro oppure solamente un portavoce – e il Master è il Settimo, l’unico che possa disconnettersi dalla coscienza condivisa di tutti gli altri e quindi rendersi irrintracciabile. A quanto pare, però, anche i restanti Antichi vogliono catturare il Settimo, e per fare ciò chiedono l’aiuto di Setrakian.

Sometimes great enemies become allies, so they can fight a common foe.

Vaun è un personaggio affascinante, senza ombra di dubbio, e la voglia di sapere di più su questi Antichi e sul misterioso libro nominato da Setrakian, l’Occido Lumen, è altissima. Rimane un mistero il perchè Setrakian abbia deciso di tenere nascoste queste informazioni agli altri, ma sono certo lo scopriremo molto presto: i segreti nelle serie tv, si sa, non durano molto.

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Permettetemi però, in questa occasione, di aprire una parentesi su quello che ritengo essere il più grande difetto della scorsa stagione: il trucco. Siamo seri, davvero non si riusciva a fare di meglio? Se l’intenzione è quella di creare visivamente una sorta di ibrido umano-vampiro, ci siamo; ma se l’intento è che il Master, Vaun e gli Antichi siano mostruosi e terrificanti, bè, abbiamo proprio sbagliato strada. Le facce di Vaun e del Master semplicemente non fanno paura, anzi, sono quasi ridicole; per non parlare della scena del prologo, con un Master in versione Gollum e con uno scroto sotto il mento, è l’emblema di questo fail dal punto di vista del make-up: dovrebbe dare l’idea di una pelle raggrinzita ma si vede lontano un chilometro che è una tutina bianca stropicciata. Stesso effetto lo abbiamo con gli Antichi, che però vengono salvati da una fotografia bellissima – su quella niente da dire, anzi – e da un’atmosfera che ricorda molto Il labirinto del fauno dello stesso Del Toro. Insomma, sono convinto si potesse fare molto, ma molto meglio. Oppure semplicemente l’effetto da B-Movie è voluto e quello scemo sono io.

Drinking alone is like dancing alone

Digressioni sul make-up a parte, è un grande piacere ritrovare i personaggi e le dinamiche di quello strampalato ed eterogeneo gruppo di cacciatori di vampiri che ci aveva fatto compagnia l’estate scorsa.

Eph, con buona pace di Nora, è tornato a bere – tracanna vodka che neanche Karen Walker – ma se il risultato è il personaggio più dinamico, spigliato e divertente che abbiamo incontrato in questa premiere, ben venga il bicchierino della staffa. Insieme a Nora, Eph comprende che nessuna delle due strategie classiche del controllo epidemie – il vaccino e la cura – è praticabile, ed ecco che la soluzione arriva lampante ai loro occhi: la miglior difesa è l’attacco, quindi perchè non infettare gli infetti con qualcosa di ancora più potente impedendo così la diffusione dell’epidemia? Se ci riflettete un attimo, non è così assurdo come può suonare.

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Il personaggio di Fet, invece, non è cambiato minimamente, restando il cinico disinfestatore di sempre, e ci va benissimo così: il dialogo con un Setrakian distrutto e affaticato, però, ci mostra l’immenso rispetto che Fet nutre per l’anziano armeno, ed è una ulteriore sfaccettatura del personaggio che, durante questa premiere, abbiamo apprezzato moltissimo. A Dutch sono invece riservate solamente le classiche battutine sarcastiche mentre costruisce quella che presumiamo essere una rete protettiva d’argento.

Menzione a parte per Zach, il cui interprete è cambiato. Evidentemente gli attori bravi erano finiti, perchè questo è davvero un cane. E se il Zach della scorsa stagione si era fatto apprezzare per non essere il classico bambino lagnoso e stracciapalle – ma nemmeno insopportabilmente pesante come Carl di The Walking Dead – quello di questa stagione sembra invece procedere nella direzione opposta e ha tutte le carte in regola per farsi odiare. Speriamo corregga il tiro, anche perchè, come vedremo tra poco, i cattivi hanno tutta l’intenzione di sfruttarlo a loro vantaggio.

È bello però, come dicevo in apertura, rivedere insieme questo strano gruppo, e soprattutto vederli di nuovo in azione: durante una missione di recupero di alcuni oggetti di Setrakian – tra cui granate d’argento, signore e signori, trash level over 9000 – i nostri finiscono in un’imboscata di Strigoi, e devo ammettere che mi mancava vederli tagliare teste e sparare nelle tempie a gente infetta. Questa volta, però, i due anziani coniugi che si rifugiavano nel magazzino vengono risparmiati nonostante l’infezione: serviranno a Eph e Nora per trovare l’arma biologica di cui sopra.

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Behold the Feelers

Anche i cattivi non se ne stanno con le mani in mano: mentre è in atto uno strano gioco di potere tra Palmer ed Eichhorst su chi ha più diritto a ritenersi “partner” del Master – presumo che lo scontro solo accennato tra i due venga esplorato nei prossimi episodi – il CEO del gruppo Stoneheart (e voi che ridevate della Evil Corp di Mr. Robot…) si dà da fare per mantenere la sua immagine di ricco benefattore e filantropo. Che ci sia in vista una carriera politica? Al contempo, però, riesce anche a rivolgere le sue attenzioni verso una nuova arrivata, Coco Marchant, che tempo zero diventerà la sua assistente personale. Sarà una sua partner-in-crime? Chi può dirlo.

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Eichhorst, dal canto suo, è come sempre il fedele braccio destro del Master, ed è sempre lui a spostare le pedine sulla grande scacchiera di questa seconda stagione: grazie all’influenza del gruppo Stoneheart, riesce a portare un’intera scuola di bambini non vedenti al cospetto del Master. Quest’ultimo, nutrendosi di loro, li trasformerà nei cosiddetti Feelers, una nuova, inquietantissima specie di Strigoi con i sensi super-sviluppati. Non solo: ben consci del ruolo di Eph contro il loro piano di dominio mondiale, Eichhorst e il Master decidono di affidare il comando dell’armata di Feelers nientemeno che a Kelly, l’ex moglie di Eph e madre di Zach, rendendola di nuovo senziente e più pericolosa che mai.

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Tantissima carne al fuoco in questo primo episodio, e le premesse per una stagione ad alti livelli ci sono tutte, dalla nuova arma di Setrakian alla Kelly cattiva. In questa premiere però la componente ansiogena che caratterizzava molti degli episodi della prima stagione è stata un po’ ridimensionata: persino la scena action al magazzino non regge il confronto con altre che l’hanno preceduta (alcune scene, poi, sembravano uscite da Doom). Può essere che ciò sia dovuto alla necessità di introdurre tutte le diverse storyline, e che quindi la componente più horror ne sia risultata sottosviluppata. Ci auguriamo, però, che gli episodi successivi rialzino il livello allo standard a cui The Strain ci aveva abituati l’anno scorso.

Se poi aggiungiamo il trucco terrificante – no, non è un complimento in questo caso – e la brutta piega presa dal personaggio di Zach, non posso che assegnare tre porcamiseria: c’è, ovviamente, ampio spazio di miglioramento nelle prossime settimane.

3

 


 

In molti avete twittato con l’hashtag #TheStrain, tra cui @iridania: in effetti vista così fa molto meno schifo.

https://twitter.com/iridania/status/620665088551227396

C’è poi chi, come @MartinaMontague, azzarda paragoni inconsueti…

…e chi, come @PaoloAranoo, la pensa un po’ come noi: dici che anche il trucco fa parte di quest’aria da B-Movie?

https://twitter.com/PaoloAranoo/status/620692244690018306

Porcamiseria

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